I liceali dell’Oklahoma dovranno studiare le teorie del complotto trumpiane sul 2020

L’attivissimo sovrintendente Ryan Walters ha rimesso mano ai corsi di studio di storia, introducendo un programma per “individuare le discrepanze nei risultati elettorali del 2020 prendendo in considerazione grafici e altre informazioni, tra cui l’improvvisa interruzione del conteggio dei voti in alcune città degli stati in bilico, i rischi dei voti via posta, l’improvviso numero record di elettori e le contraddizioni in alcune circoscrizioni”

Ryan Walters è il sovrintendente per l’Istruzione pubblica dell’Oklahoma, è a favore dello smantellamento del ministero all’Istruzione da parte dell’Amministrazione Trump e ha festeggiato le prime azioni del governo contro l’Università di Harvard dicendo che le istituzioni “antiamericane” non devono ricevere fondi pubblici, “i contribuenti non devono essere obbligati a sussidiare scuole che li odiano”. Walters conduce la sua battaglia culturale per scuole “patriottiche” emancipate da quello che lui chiama il “mainstream woke”, un grande classico della retorica trumpiana che si sta trasformando in una sostituzione di illiberalismo di segno politico opposto.

Qualche giorno dopo l’elezione di Donald Trump, Walters aveva inviato per email ai presidi delle scuole dell’Oklahoma un suo video (adora registrarsi) in cui pregava per il neopresidente, chiedendo che fosse trasmesso in tutte le aule: alcuni professori e molti genitori si ribellarono, ma lui andò avanti in nome della libertà religiosa, così come ha deciso di mettere nei piani di studio anche la Bibbia, nonostante la Corte suprema dello stato abbia deliberato che non può essere previsto nei corsi obbligatori. L’attivissimo sovrintendente ha anche rimesso mano ai piani di studio della storia, introducendo nei corsi del liceo un programma per “individuare le discrepanze nei risultati elettorali del 2020 prendendo in considerazione grafici e altre informazioni, tra cui l’improvvisa interruzione del conteggio dei voti in alcune città degli stati in bilico, i rischi dei voti via posta, l’improvviso numero record di elettori e le contraddizioni in alcune circoscrizioni”. Discutere le “discrepanze”, scrive il Wall Street Journal in un editoriale, “significa di fatto piantare il seme dell’idea che Trump vinse quelle elezioni, o che perlomeno l’assalto al Congresso del 6 gennaio avesse un senso”. Questo nuovo piano di studi è stato elaborato da un comitato di revisione che include Kevin Roberts, il presidente dell’Heritage Foundation che ha ideato il “Project 2025”, e l’anchorman conservatore Dennis Prager. Anche se i brogli denunciati da Trump non sono mai stati provati – Trump ha perso le presidenziali del 2020 – portare avanti la sua teoria del complotto è diventata una prova di lealtà. Lo era durante la campagna elettorale del 2024, ma non è finita nemmeno ora che Trump è tornato alla Casa Bianca. Anzi, fa parte del progetto più ampio in cui gli studenti stranieri hanno e avranno sempre più problemi ad avere un visto per studiare in America, mentre gli studenti americani dovranno imparare a dimostrare che le bugie dei trumpiani sono la verità.

  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d’amore – corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d’amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l’Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell’Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi

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