Così Hamas ha fatto il nido in Inghilterra e batte cassa

Per le valutazioni di sicurezza, il Regno Unito spunta fra i primi tre paesi al mondo in termini di donazioni al gruppo terroristico, insieme alle nazioni a maggioranza musulmana. Uno scandalo filantropico

A marzo, un’organizzazione benefica britannica che raccoglie fondi per Gaza è finita sotto inchiesta della polizia per le accuse secondo cui il denaro finirebbe per finanziare Hamas. Save One Life UK è stata segnalata all’antiterrorismo, accusata di direttore parte del denaro distribuito verso il gruppo terroristico. L’organizzazione ha raccolto due milioni di sterline negli ultimi quattro anni, la maggior parte dei quali destinati a Gaza dall’inizio della rappresaglia militare israeliana dopo il 7 ottobre. In un manifesto, pubblicato nel primo anniversario degli attacchi di Hamas, Save One Life UK ha dichiarato: “Anni di resistenza. La Palestina è forte: dodici mesi di brutale violenza. Decenni di resistenza resiliente”. “Una delle tre principali fonti di finanziamento di Hamas è il Regno Unito”, rivela ora il canale israeliano Channel 12.

Il finanziamento include il 25 per cento dei donatori di Hamas provenienti da attori non statali. Hamas opera nel Regno Unito pressoché “impunemente”, ha riferito il giornalista Omri Maniv, spiegando che l’apparato di difesa israeliano si riferisce a Londra come “la capitale finanziaria di Hamas in occidente”.

Udi Levy, ex capo della Divisione finanziaria antiterrorismo del Mossad, ha detto: “La Gran Bretagna sta diventando il principale paese che trasferisce fondi ad Hamas, anche dopo il 7 ottobre”. Le valutazioni di sicurezza indicano che il Regno Unito è tra i primi tre paesi al mondo in termini di donazioni ad Hamas, insieme alle nazioni a maggioranza musulmana.

Poi si accusa un programma umanitario del governo britannico che prevede pagamenti in contanti di 200-300 dollari al mese a 546mila persone bisognose a Gaza. Il nocciolo dell’accusa non è che il Regno Unito abbia cercato di sostenere il terrorismo, ma che la sua strategia di aiuti abbia operato di concerto con gli stessi meccanismi che sostengono il governo di Hamas.

L’Unicef ha affermato di lavorare con una “lista dei beneficiari del MoSD”, ovvero il ministero dello Sviluppo sociale controllato da Hamas, per determinare chi riceve il denaro, e guidato da Ghazi Hamad, membro del politburo di Hamas, designato “alto funzionario di Hamas” dal Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti e che dopo il 7 ottobre divenne famoso per aver giurato in tv che l’avrebbero rifatto, il 7 ottobre, “fino a quando Israele non sarà annientato”.

La questione degli aiuti del Regno Unito dirottati verso Hamas diventa ancora più urgente se si considerano gli obblighi del Regno Unito ai sensi della risoluzione 1373 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che impone a tutti gli stati di “prevenire il finanziamento di atti terroristici” e di garantire che “chiunque partecipi al finanziamento… del terrorismo sia assicurato alla giustizia”.

Il servizio di Channel 12 nomina specifici agenti di Hamas con sede nel Regno Unito, tra cui Zahar Birawi, a capo del Palestinian Return Center di Londra, che guida le attività di Hamas in Gran Bretagna e ha avuto un ruolo determinante nell’organizzazione di proteste anti-israeliane settimanali a Londra. Issam Yusef Mustafa, ex membro del politburo di Hamas, è cittadino britannico ed è il principale finanziatore di Hamas in Europa.

Erez Noy, ex funzionario dello Shin Bet che si occupa di finanziamenti al terrorismo, ha dichiarato a Channel 12 che “Hamas è forte in Gran Bretagna perché nel corso degli anni si sono abituati a poter fare quasi tutto ciò che vogliono lì, rispetto ad altri paesi in Europa. Quando Hamas si rende conto che esiste un’arena permissiva, ne mette alla prova i limiti”. Hamas ha presentato perfino una petizione al Regno Unito il mese scorso per essere rimossa dall’elenco delle organizzazioni terroristiche vietate dal paese. E dalla sua ha anche un gruppo di avvocati britannici.

“Nelle profondità della capitale britannica, l’ufficio dei Fratelli Musulmani è diventato uno dei rami più attivi del gruppo islamista”, raccontava Foreign Policy. Londra era la “casa naturale” per la Confraternita islamica di cui Hamas fa parte. Gomaa Amin, il secondo in comando e il membro più anziano della Confraternita non in carcere, viveva a Londra. Usano fondazioni di facciata, come la “Cordoba”, dal nome della città spagnola che fu a lungo sotto il dominio dell’islam. E sotto cui vorrebbero far tornare Gerusalemme.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.

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