Trattativa a Ischia tra Conte e De Laurentiis

Cosa si sono chiesti il presidente e l’allenatore del Napoli secondo l’AI. Giocatori, potere e serie Amazon

È successo davvero: Antonio Conte e Aurelio De Laurentiis si sono incontrati a Ischia, il luogo più vicino a un’ambientazione da reality show su Netflix. Lì, tra le acque termali e l’odore di frittura, si è consumata una delle trattative più improbabili e spettacolari del calcio moderno. Da una parte un uomo che odia perdere anche a briscola. Dall’altra, un uomo che odia condividere anche un’inquadratura.

L’intelligenza artificiale ci prova, ma capirci qualcosa nella mente di De Laurentiis è impresa ai limiti dell’ultraspazio cognitivo. Secondo fonti immaginarie ma attendibili, Conte si è presentato con una lista precisa: quattro giocatori, libertà d’azione, una struttura tecnica autonoma. “Voglio fare il mio calcio”, ha detto. “Certo”, ha risposto De Laurentiis, “ma il mio cinema lo facciamo prima”.

Sì, perché il presidente, come prima cosa, ha chiesto a Conte di firmare non un contratto, ma una liberatoria per un documentario stile “All or Nothing”. Titolo provvisorio: Napoli, tu sì na clausola. Avrebbe spiegato: “Antonio, la tua faccia quando urli a Di Lorenzo vale più del botteghino di Pinocchio. A me serve contenuto. Il resto si vince”.

Conte, già sull’orlo della dissociazione, avrebbe provato a riportare la conversazione sulla terra: “Presidente, io voglio lavorare in silenzio, programmare, portare il Napoli in Champions”. De Laurentiis: “Perfetto. Ma mentre lo dici, lo puoi guardare in camera? Che poi ci mettiamo un bel pianoforte sotto e uno slow motion di Rrahmani che corre?”.

Non è finita. Il presidente avrebbe chiesto una “clausola cinematografica” nel contratto. In pratica: se Conte insulta l’arbitro, l’arbitro deve firmare la liberatoria per andare su Prime Video. Se si rompe un giocatore, lo deve dire un attore. Se Conte sbraita in conferenza stampa, deve aggiungere la frase “ma lo faccio per Napoli” altrimenti salta l’inquadratura epica. Conte ha chiesto tempo per riflettere. De Laurentiis ha risposto: “Lo capisco. Anche Tom Cruise ha esitato prima di girare ‘Top Gun: Maverick’”.

E mentre questi due si parlavano come due personaggi di “Boris”, da qualche parte in Umbria Luciano Spalletti si rigira nel letto. Gli torna in mente quel giorno in cui, carico di gratitudine e orgoglio, decise di scrivere un libro. Titolo: Il mio calcio totale. Un’opera che doveva suggellare l’epica di uno scudetto atteso trentatré anni. E invece ora è diventata il diario malinconico di un’illusione. Gli fanno male i polsi. Non per la tastiera, ma per la stretta di mano con De Laurentiis, che ancora sogna di trasformare ogni allenatore in un contenuto da monetizzare.

Nel frattempo, l’AI osserva tutto questo da lontano. Prova ad analizzare il pattern comportamentale di De Laurentiis, ma va in crash alla voce “piano tecnico”. Riprogramma, si incarta, poi propone un suggerimento automatico: “Hai forse cercato: realtà alternativa napoletana?”.

E in effetti sì, è quello che abbiamo tutti cercato. Solo che ora ce lo ritroviamo in panchina. Forse. Se la sceneggiatura va bene. Se la fotografia regge. E se Conte, nel dubbio, non decide di andare all’Al Hilal. Dove almeno gli chiedono solo di vincere. E non di girare la terza stagione di Mare Fuori.

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