La Gaza Humanitarian Foundation ha iniziato a distribuire aiuti nel sud della Striscia ma ha dovuto fermarsi perché il centro a Rafah è stato preso d’assalto. Gaza ha bisogno di cibo e di un sistema di distribuzione che funzioni, lontano dalle mire di Hamas e che non metta in pericolo i civili
La Gaza Humanitarian Foundation (Ghf) è un’organizzazione nata da un’iniziativa americano-israeliana e sostenuta da finanziatori non resi noti. Da lunedì ha iniziato a distribuire aiuti umanitari nel sud della Striscia di Gaza, nel primo punto di raccolta aperto nella zona di Rafah. Oggi ha dovuto interrompere la distribuzione perché il centro era stato preso d’assalto e in mezzo alla confusione sono stati sparati colpi in aria. La Gaza Humanitarian Foundation ha sminuito l’incidente, dicendo di aver ripreso la distribuzione in fretta e promettendo di riprendere il lavoro il giorno dopo. Ha diffuso i dati in un comunicato: “Finora sono stati distribuiti circa 8.000 pacchi di cibo. Ogni pacco sfama 5,5 persone per 3,5 giorni, per un totale di 462.000 pasti. Le necessità sul campo sono enormi. A un certo punto, nel tardo pomeriggio, il volume di persone era tale che il team della Ghf si è ritirato per consentire a un piccolo numero di cittadini di Gaza di prendere gli aiuti in sicurezza e disperdersi. Ciò è stato fatto in conformità con il protocollo della Ghf per evitare vittime”.
Le associazioni umanitarie sono contrarie alla Ghf che ha iniziato il lavoro a Gaza con le dimissioni di alcune figure apicali, come l’ex ceo Jake Wood, contrario a lavorare in un ambiente in cui non è possibile “rispettare i princìpi di umanità, neutralità e indipendenza”. Per le associazioni umanitarie già presenti nella Striscia e per l’Onu il meccanismo della Ghf costringe le persone a camminare per chilometri, affrontando rischi enormi, perché i punti di distribuzione si trovano per ora solo in alcune zone, che però sono le uniche in cui Hamas non ha accesso. Hamas ha minacciato chiunque collabori con la Ghf, dimostrandosi intenzionato a far fallire in ogni modo le operazioni. C’è poca chiarezza sull’associazione, ma l’incidente di oggi dimostra ancora una volta che Gaza ha bisogno di cibo e di un sistema di distribuzione che funzioni, lontano dalle mire di Hamas e che non metta in pericolo i civili. Ogni danno si può evitare con la collaborazione e la giusta pressione internazionale.