La mostra di Baldessari a Venezia inaugura una stagione rivoluzionaria

Oltre sessanta opere di uno dei riferimenti più importanti dell’arte concettuale statunitense esposte nella Fondazione Querini Stampalia, che accoglie il meglio della produzione culturale locale intrecciandola con esperienze di caratura internazionale

L’arrivo di Cristiana Collu dalla Gnam di Roma alla direzione della Fondazione Querini Stampalia di Venezia è nel segno di una rivoluzione che ha preso corpo a partire da una campagna di comunicazione che si voleva irriverente, ma che purtroppo si è rivelata kitsch e carica di una visione di Venezia e dei veneziani alquanto provinciale. Ma tutto il resto, va detto senza ombra di dubbio alcuno, è nel segno di un’apertura finalmente capace di portare aria fresca, nuove risorse e spazi. L’istituzione veneziana infatti è un luogo noto più che altro per i suoi straordinari servizi bibliotecari che da generazioni confortano, negli spazi storici come in quelli restaurati e ripensati da Carlo Scarpa, gli studenti e gli studiosi più o meno di passaggio.

Un luogo dunque amatissimo, ma da sempre fortemente ispirato a logiche da casa museo che ora con coraggio e determinazione Cristiana Collu sta rivoluzionando, dando corpo a un’idea più contemporanea per la Querini Stampalia. Una fondazione dunque capace di aprirsi alla città in senso concreto, accogliendo il meglio della produzione culturale locale e intrecciandola con esperienze di caratura internazionale, come già rivelano le mostre appena inaugurate e connesse alla Biennale Architettura. In particolare l’esposizione, la prima in Italia di questa rilevanza, di oltre settanta opere di John Baldessari, riferimento assoluto dell’arte concettuale statunitense.

No Stone Unturned. Conceptual Photography di John Baldessari si pone già come uno degli eventi più rilevanti della primavera veneziana. La mostra occupa interamente il terzo piano del palazzo ora accessibile dopo un accurato restauro. Un percorso che parte dagli anni Sessanta, quando la fotografia diviene per Baldessari un elemento primario di un pensiero concettuale anticipatore e innovativo. L’artista americano basa sull’osservazione quasi ossessiva della quotidianità la sua idea artistica, capace di cogliere quei piccoli slittamenti semantici che puntellano anche le giornate più ordinarie. Da queste stanze minimali, in luminoso contrasto con la parte museale al secondo piano ancora estremamente densa, è possibile gettare uno sguardo su Campo di Santa Maria Formosa, cogliendo la giocosa presenza dei Leoni in campo, un’installazione di Davide Rivalta.

I felini dalle dimensioni monumentali accolgono ora come silenziose sentinelle i visitatori della fondazione e chi attraversa il campo, un modo non banale per favorire – anche grazie alle ampie sedute – un dialogo giocoso tra residenti e persone di passaggio. Non mancano ovviamente le contraddizioni per un rinnovamento che in quanto tale è sempre carico di pericoli e passibile di errori. Lasciando però sullo sfondo una comunicazione avventata quanto ridicola e un certo citazionismo ardito quanto conformista, che va da Rachel Carson a Carlo Rovelli, la Querini Stampalia sembra inaugurare una nuova stagione possibile. Si spera, però, non del “vorrei, ma non posso”, dentro cui spesso scivolano le ambizioni di chi confonde lo stare in laguna con il camminare sulle acque.

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