Il ministro degli Esteri ucraino ringrazia gli americani, dice che al tavolo servono gli europei, e ci racconta i retroscena dell’incontro a Istanbul con i russi. La ricetta per far finire la guerra è soltanto una. Intervista esclusiva
Kyiv. Il ministro degli Esteri ucraino, Andriy Sybiha, inizia la sua conversazione con il Foglio dicendo che l’Ucraina ha ancora bisogno dell’impegno degli Stati Uniti. Non critica Donald Trump, che lunedì scorso ha avuto una lunga conversazione telefonica con Vladimir Putin, ma anzi ringrazia l’America per l’aiuto fornito finora nel processo di pace: “Accogliamo con favore gli sforzi del presidente degli Stati Uniti volti a raggiungere una pace sostenibile in Ucraina”, ha detto il ministro. Da quando Trump è arrivato alla Casa Bianca, Kyiv ha accettato un cessate il fuoco di 30 giorni e ha firmato un accordo sulle risorse minerarie con Washington. “Ciò ci consente di mantenere dinamico il nostro dialogo bilaterale”, spiega il diplomatico, convinto che in questo modo l’Ucraina abbia dimostrato il suo impegno negli sforzi di pace. La Russia, invece, continua a ritardare il processo. Per questo motivo Sybiha è convinto che la pressione su Mosca debba essere aumentata ancora. “Siamo ora in un periodo critico in cui esiste una reale possibilità di accelerare gli sforzi di pace. Senza gli Stati Uniti questa accelerazione è impossibile. La Russia sta deliberatamente manipolando la situazione per escludere Washington dal processo di pace. Non dobbiamo permettere che accada”.
Andriy Sybiha sottolinea che la visita in Turchia di due settimane fa ha dimostrato la disponibilità dell’Ucraina a tenere negoziati diretti con la Russia. Volodymyr Zelensky era arrivato ad Ankara il 15 maggio con una delegazione di altissimo livello. “Il presidente ucraino ha detto a Erdogan di averlo fatto per rispetto nei suoi confronti, per i suoi sforzi nel contribuire a lavorare per la pace, e per rispetto della proposta di Trump”, racconta il ministro. Con un livello di rappresentanza così elevato, l’Ucraina ha dimostrato di essere pronta a condurre negoziati in qualsiasi formato e su tutti gli argomenti che possano avvicinare la pace. “La Russia invece ha inviato una delegazione di basso livello, manipolando e prendendo in giro apertamente il processo di pace e la proposta degli Stati Uniti”, afferma Sybiha. Nonostante queste premesse, Zelensky aveva deciso di lasciare comunque in Turchia una delegazione guidata dal ministro della Difesa ucraino Rustem Umerov con il compito di gestire i negoziati diretti con la Russia.
“All’ultimo momento, la parte russa ha negato la possibilità che la parte americana partecipasse ai negoziati”, afferma il diplomatico ucraino, secondo il quale si è trattato di una sorta di schiaffo diplomatico, che dimostra la falsità delle intenzioni russe.
Oltre ai rappresentanti ucraini e russi, ai colloqui di Istanbul erano presenti anche alti funzionari turchi come il ministro degli Esteri Hakan Fidan e il capo dell’intelligence Ibrahim Kalin. Hanno assistito a tutto ciò che è accaduto lì. “Ho sempre sostenuto il principio secondo cui ‘la diplomazia ama il silenzio’, ma devo dire che le narrazioni russe non sono cambiate”, osserva Sybiha. I rappresentanti della delegazione russa, guidata da Vladimir Medinsky, assistente di Putin, hanno tenuto lezioni di pseudostoria a tutti i presenti. “Tutto aveva davvero un’aria molto strana”, afferma il ministro.
L’Ucraina ha avviato i negoziati con un programma chiaro. Il primo punto è un cessate il fuoco in aria, in terra e in mare. Poi c’è il tema umanitario: scambio di prigionieri di guerra, ritorno di bambini e civili. Il terzo elemento è l’incontro tra i presidenti di Ucraina e Russia, nonché la discussione sui possibili argomenti che verranno sollevati in quella sede. “La Russia, da parte sua, continua ad avanzare ulteriori richieste”, sostiene. Per quanto riguarda il più ampio processo di pace, e non solo gli obiettivi di Istanbul, Sybiha ha affermato che l’Ucraina ha chiaramente delineato le linee rosse: nessun compromesso sull’integrità territoriale e sulla sovranità. L’Ucraina non riconoscerà mai come russi i territori temporaneamente occupati, né accetterà restrizioni alla capacità di difesa o diritti di veto da parte di paesi terzi nella scelta delle alleanze. Inoltre, come una delle condizioni per un cessate il fuoco, la Russia propone la cessazione delle forniture di aiuti militari occidentali all’Ucraina. Ma il 10 maggio, durante la visita dei leader della “coalizione dei volenterosi” a Kyiv, Mosca ha già ricevuto una chiara obiezione a questo proposito. “L’Ucraina sarà sostenuta per rafforzare le nostre posizioni”, è fiducioso Andriy Sybiha. La Russia è inoltre contraria allo schieramento di un contingente straniero sul territorio ucraino, che in futuro potrebbe diventare un elemento chiave dell’infrastruttura di sicurezza di Kyiv. Secondo il ministro, l’Ucraina è pronta per un cessate il fuoco di 30 giorni, ma anche di 50, 90 e 100 giorni. Ciò potrebbe aprire la strada ad accordi più ampi. “Ne abbiamo informato direttamente la parte russa”. Durante i colloqui di Istanbul, le parti hanno concordato di scambiarsi idee per un cessate il fuoco e questo scambio avverrà direttamente fra i rappresentanti dell’Ucraina e della Russia, senza intermediari. Finora, l’unico risultato efficace di Istanbul è stato lo scambio di prigionieri di guerra secondo il formato 1.000 per 1.000, avvenuto dal 23 al 25 maggio.
Per quanto riguarda l’incontro personale tra Zelensky e Putin, l’Ucraina presenterà la propria visione e la Russia la sua. Il Papa ha offerto il Vaticano come sede, ma è necessario il consenso di entrambe le parti. “L’Ucraina è pronta”, assicura il capo del ministero degli Esteri. Kyiv è favorevole al fatto che l’incontro si svolga in un formato più ampio, con anche la partecipazione di Donald Trump. La posizione fondamentale dell’Ucraina è che anche l’Europa debba essere presente nel futuro tavolo dei negoziati. “Vogliamo davvero porre fine alla guerra quest’anno e raggiungere una pace giusta con il sostegno dei nostri alleati”, afferma Sybiha. Secondo il ministro, è essenziale che sia i partner europei sia gli Stati Uniti continuino a esercitare pressioni sulla Russia. Per esempio, il senatore repubblicano Lindsey Graham ha elaborato un disegno di legge che aumenta il peso delle sanzioni sulla Russia. Ha già ricevuto 80 voti di sostegno e l’Ucraina attende la sua adozione: con così tanti voti, questo disegno di legge potrebbe persino superare il veto presidenziale. “Il Congresso può avere un ruolo nel sostenere la democrazia e la sicurezza, perché la sicurezza dell’Ucraina e dell’Alleanza atlantica sono indivisibili”, spiega. Le disposizioni del disegno di legge di Lindsey Graham potrebbero riflettersi anche nei futuri pacchetti di sanzioni europee. Inoltre, è in corso un acceso dibattito sulla limitazione del prezzo del petrolio, che richiederà una decisione del G7 e per il quale l’Ucraina ha fatto una proposta: 30 dollari al barile. “Così si potrebbe privare la Russia dell’opportunità di finanziare la sua macchina militare”, auspica il ministro. Sybiha riconosce che in compenso sta all’Ucraina accelerare e diventare più autosufficiente per non dipendere dalle forniture di armi essenziali e anche l’Europa sta iniziando a riconoscere sempre di più la propria responsabilità in materia di sicurezza. Il ministro prevede un aumento dei bilanci della Difesa dei paesi europei e dei paesi della Nato: “La Russia rappresenta una minaccia esistenziale per l’Europa, dobbiamo partire da questa consapevolezza ed essere preparati”.
Per quanto riguarda l’Italia, il diplomatico sottolinea che ha aiutato l’Ucraina fin dai primi minuti e questo è molto prezioso: “Siamo grati a tutte le famiglie e ai governi italiani”. Vista da Kyiv la partecipazione dell’Italia alla “coalizione dei volenterosi” è importante per accelerare il processo di pace. L’Ucraina ha più che mai bisogno dell’unità e della mobilitazione degli sforzi diplomatici di tutti i paesi partner: “Questo è davvero un momento critico”, sottolinea il ministro. Dal punto di vista della sicurezza, ciò di cui l’Ucraina ha più bisogno che mai da parte dei suoi partner, tra cui l’Italia, sono i sistemi di difesa aerea, proiettili di artiglieria e investimenti nell’industria bellica, principalmente nella produzione di droni.
Concludendo la conversazione, avvenuta nel giardino del ministero che si affaccia sulla piazza Mykhaylivska di Kyiv, il diplomatico ha osservato che in alcuni paesi, per qualche ragione, è diffusa la convinzione che l’Ucraina sia minacciata dal collasso totale. “Non è vero. L’Ucraina non sta perdendo, la Russia non sta vincendo”, assicura il ministro, che sottolinea come in tre anni di invasione su vasta scala, la Russia non abbia raggiunto un singolo obiettivo strategico. Il conflitto sta costando caro a Putin. Un giorno di guerra richiede quasi un miliardo di dollari. “Questo dimostra la forza dell’Ucraina – conclude Andriy Sybiha – Stiamo continuando a dimostrare davvero un coraggio, un eroismo e una resilienza senza precedenti”.