“Dall’Associazione nazionale magistrati chiusura corporativa sulle ingiuste detenzioni”. Parla Costa (FI)

Il deputato commenta l’intervista al Foglio del presidente dell’Anm Parodi: “In buona sostanza dice che le persone alle quali è stata ingiustamente privata la libertà se la sono andata a cercare. I magistrati non ammettono che dietro i casi di ingiusta detenzione ci possano essere stati errori e superficialità da parte loro”

“Credo che i magistrati non abbiano consapevolezza che le persone che vengono arrestate ingiustamente subiscono sofferenze e danni personali e famigliari immensi. Sono persone innocenti che vengono prese e sequestrate dallo stato. Invece queste vicende vengono liquidate con giustificazioni e pretesti. L’elemento più evidente che emerge dall’intervista del presidente dell’Anm Parodi è il senso di autoprotezione e di conservatore della categoria”. Così Enrico Costa, deputato di Forza Italia, commenta la lunga intervista pubblicata ieri sul Foglio al presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Cesare Parodi. Nel mirino del deputato forzista soprattutto le parole di Parodi sulle ingiuste detenzioni: “In buona sostanza Parodi dice che le persone alle quali è stata ingiustamente privata la libertà se la sono andata a cercare perché frequentano Tizio o Caio, magari pregiudicati, e così concorrono all’errore del magistrato. I magistrati non ammettono che dietro i casi di ingiusta detenzione ci possano essere stati errori e superficialità da parte loro”. Nell’intervista al Foglio, Parodi ha attribuito le ingiuste detenzioni soprattutto alla carenza di risorse della magistratura: “E’ possibile che ci sia una carenza di risorse, e io sarò sempre favorevole a un loro aumento, però non si può pensare che questa carenza giustifica la superficialità”, replica Costa.

“I numeri che emergono sono peraltro molto inferiori rispetto a quelli reali”, prosegue il deputato. “Dal 1992 a oggi sono stati contati 31 mila indennizzi per ingiusta detenzione, ma sono dei numeri che non danno l’idea del fenomeno, perché tante persone arrestate ingiustamente non fanno domanda per l’indennizzo, perché non ne vogliono più sapere delle aule di tribunale. Tanti altri, invece, si vedono rigettata la domanda di indennizzo per ‘colpa grave’. Questa formula viene utilizzate dalle Corti d’appello per soffocare questo fenomeno con delle argomentazioni folle, come se le persone fossero così autolesioniste da volersi fare incarcerare”. “Credo che dal 1992 a oggi il numero reale delle persone ingiustamente detenute ammonti a circa centomila, se si considera che per anni oltre il 70 per cento delle domande è stato rigettato e la percentuale oggi è scesa al 50 per cento. I numeri sono esorbitanti. L’Anm e molti magistrati considerano questi numeri come fisiologici effetti collaterali: se qualcuno finisce nella rete se ne faccia una ragione, oppure se l’è cercata. Io penso invece che finché c’è anche una sola persona detenuta ingiustamente nel nostro paese noi dovremmo lavorare per comprendere perché questo si è determinato”, afferma Costa.

“Quando dico che non può essere soltanto il ministero dell’Economia a pagare, cioè lo stato, non voglio accanirmi contro i magistrati. Voglio prima di tutto che si capisca perché si è determinato l’errore. Se l’errore era inevitabile la cosa finisce lì. Quando chiedo che il ministero dell’Economia prenda questi fascicoli e li trasmetta al ministro della Giustizia o al procuratore generale della Cassazione è perché è necessario che ci sia un vaglio su ciò che è accaduto”, dice Costa. Che ricorda altri numeri importanti: “Nel periodo 2017-2024 abbiamo avuto 5.933 ingiuste detenzioni risarcite dallo stato. Sono stati pagati 254,5 milioni di euro. Le azioni disciplinari avviate verso i magistrati responsabili sono state 89, con il seguente esito: 44 non doversi procedere; 28 assoluzioni; 8 censure; 1 trasferimento; 8 ancora in corso. Quindi in totale, su 5.933 errori, solo 9 condanne, sanzionato lo 0,15 per cento degli errori”.

“Un altro dato balza agli occhi – prosegue Costa – ed è il ridottissimo numero di azioni disciplinari avviate dal ministro della Giustizia. Sono state addirittura zero nel 2024. E’ evidente che c’è una tendenza a proteggersi. I magistrati fuori ruolo al ministero della Giustizia hanno una visione conservativa di interessi”. “Le mie proposte hanno sempre ricevuto il parere negativo del governo e del ministro Nordio. Poi non ci lamentiamo se chi sbaglia non paga”, conclude Costa.

  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto “I dannati della gogna” (Liberilibri, 2021) e “La repubblica giudiziaria” (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]

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