In una telefonata di ieri il presidente americano ha dato l’ok alla proposta europea di formulare un accordo entro le prossime settimane. “L’Europa è pronta ad avanzare i colloqui in modo rapido e deciso” ha detto la presidente della Commissione
Tutto sembrava andare per il verso giusto nella disputa sui dazi imposti dagli Stati Uniti all’Unione europea. Donald Trump aveva incrociato la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ai funerali di papa Francesco. Le discussioni a livello tecnico si erano concretizzate con uno scambio di documenti contenenti le proposte e le richieste di ciascuna parte. Venerdì sera era programmata una telefonata tra il commissario al Commercio, Maros Sefcovic, e le sue controparti americane. Un accordo sembrava prendere forma, anche se non immediatamente. Poi, venerdì mattina, Trump ha annunciato la decisione di imporre dazi del 50 per cento sull’Ue a partire dal primo giugno, accusandola di non voler negoziare un accordo. Nulla di più falso. La mossa è un modo per mettere la pressione sull’Ue, che rifiuta alcune delle richieste dell’Amministrazione Trump: un dazio di base al 10 per cento, concessioni sull’Iva e la web tax, la rinuncia alla propria sovranità regolamentare.
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La Commissione ha proposto “una riduzione graduale dei dazi verso zero su beni industriali e prodotti agricoli non sensibili, più diverse forme di cooperazione, compreso il dossier Cina. La Commissione rimane pronta a lavorare in buona fede”, ma la relazione Ue-Usa “deve essere guidata dal rispetto reciproco, non dalle minacce. Siamo pronti a difendere i nostri interessi”, ha detto Sefcovic, dopo aver parlato con i responsabili americani. Ieri sera, dopo una telefonata con Ursula von der Leyen, Trump ha accettato di spostare la scadenza al 9 luglio. “L’Europa è pronta ad avanzare i colloqui in modo rapido e deciso. Per raggiungere un buon accordo, avremo bisogno di tempo fino al 9 luglio”, ha detto la presidente della Commissione.
La nuova minaccia di Donald Trump di imporre dazi del 50 per cento all’Unione europea, riporta la Commissione di Ursula von der Leyen di fronte al dilemma di come rispondere al presidente americano. L’esecutivo comunitario ha optato per la linea morbida, dopo che alcuni stati membri hanno chiesto di evitare un’escalation per i timori di un crollo della crescita e di un’impennata dell’inflazione nell’Ue in caso di ritorsione simmetrica. “Il problema è che le cose che l’Amministrazione Trump vuole l’Europa semplicemente non le darà”, ha spiegato l’ex capo economista del Fondo Monetario Internazionale, Olivier Blanchard. “Rinunciare all’Iva (che non è un dazio) sarebbe una sciocchezza. E, visti i rischi, lasciare in pace le società digitali e fermare le multe non accadrà”. Secondo Blanchard, l’Ue deve “essere pronta a un duro scontro”.