La tela di Putin con il memorandum per la pace

Il Cremlino fa sapere di lavorare alle iniziative per far finire la guerra, tace sugli attacchi e sulle parole di Trump e si risveglia solo per l’annuncio di Merz sulla gittata delle armi di Kyiv

Dopo una delle notti più pericolose e insonni dell’Ucraina, quando la Russia ha lanciato circa trecento droni e sessanta missili contro tutto il territorio di Kyiv, uccidendo almeno dodici persone, il presidente americano, Donald Trump ha scritto sul suo social Truth che deve essere accaduto qualcosa a Vladimir Putin: “E’ completamente impazzito. Ho sempre sostenuto che vuole TUTTA l’Ucraina e forse ci sta riuscendo, ma se lo fa, porterà alla caduta la Russia!”. Le parole di Trump per Putin sono di sgomento, non di rimprovero, sicuramente non di rabbia.

Di altro tenore sono invece i commenti su Volodymyr Zelensky, il presidente ucraino che dopo l’attacco russo ha sottolineato come l’assenza di pressione su Mosca non fa altro che farla sentire impunita. Trump ha scritto: “Tutto ciò che esce dalla sua bocca causa problemi, non mi piace”. In conclusione del post arrivano le parole che più rappresentano la visione del presidente americano: “Questa è la guerra di Zelensky, Putin e Biden, non di ‘Trump’”. Il primo a intervenire con un annuncio serio dopo la notte di attacchi russi è stato il nuovo cancelliere tedesco Friedrich Merz annunciando che l’occidente toglierà i limiti di gittata delle armi fornite a Kyiv. Il Cremlino, rimasto in silenzio a lungo, ha subito definito la decisione “pericolosa”. E’ stato questo l’unico annuncio che ha turbato la Russia, forte di giorni di successi diplomatici, in cui è riuscita a dire “no” a tutte le proposte avanzate non soltanto dagli ucraini ma anche dagli americani continuando a non alienarsi la simpatia di Trump.

Il quotidiano russo Izvestia, vicino alla Difesa, la scorsa settimana scriveva che Mosca aveva vinto “l’ultimo round della partita a poker mondiale”. Il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov ha detto che la Russia sta lavorando alla bozza del memorandum di pace. Il memorandum non è un accordo, è una dichiarazione vaga, che ognuno può rompere con facilità. Il Cremlino ne ha fatto la sua tela di Penelope, ci lavora per illudere Trump che Mosca è impegnata, cerca una soluzione.

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull’Unione europea, scritto su carta e “a voce”. E’ autrice del podcast “Diventare Zelensky”. In libreria con “La cortina di vetro” (Mondadori)

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