La concezione di un islam politico senza legami con l’islam, forgiata dagli accademici, è una falsificazione che serve ai Fratelli musulmani. La riflessione di Razika Adnani sul Point
In questo inizio di Ventunesimo secolo, tutti gli indicatori mostrano che l’islamismo, cioè l’islam politico, il più conservatore e patriarcale, non è mai stato così forte e non aveva mai conquistato così tanto territorio nella sua storia, mentre all’inizio del Ventesimo secolo la realtà del mondo musulmano prevedeva il contrario” scrive sul Point Razika Adnani. “In Francia non passa giorno senza una denuncia dell’islamismo, il suo entrismo e la sua ascesa. Ma denunciare l’islamismo non è sufficiente per affrontarlo. La lotta contro l’islamismo deve essere innanzitutto un lavoro intellettuale condotto all’interno dell’islam. Questo lavoro può essere fatto solo se i musulmani riescono ad analizzare la loro religione in modo critico, e per farlo è essenziale riconoscere i problemi che l’islam pone nelle società di oggi. Riconoscere un problema crea il desiderio e quindi la volontà di risolverlo. Negarlo significa perpetuarlo. Questo sguardo critico e questo riconoscimento dell’esistenza di problemi sono attualmente intralciati da due grandi ostacoli.
Il primo ostacolo risiede nello slogan: “Se c’è un problema, è dovuto ai musulmani, non all’islam”, messo in circolazione all’inizio del Ventesimo secolo dai conservatori musulmani, per contrastare il processo di modernizzazione sociale e politica voluto dai politici e dagli intellettuali modernisti. Questi ultimi si erano resi conto che non avrebbero potuto far uscire la loro società dal sottosviluppo senza mettere in discussione l’islam, cosa che iniziarono a fare. La risposta dei conservatori – e l’islamismo è un conservatorismo – è stata rapida nel porre fine a queste riforme, e alla riforma dell’islam in particolare, che vedevano come una catastrofe. La loro strategia era quella di mettere al riparo l’islam da qualsiasi esame critico. Di fronte all’arretratezza del mondo musulmano rispetto all’occidente, decisero di esonerare l’islam da ogni responsabilità e di attribuirla ai musulmani che non avevano rispettato il suo messaggio, in altre parole: di porre le cause dei problemi socio-politici dei musulmani al di fuori dell’islam. Il loro obiettivo era fare in modo che l’islam non si evolvesse o cambiasse rispetto alla versione costruita dai primi musulmani secoli prima. Erano consapevoli che, senza la riforma dell’islam, non ci sarebbe stata alcuna riforma sociale, politica, culturale e nemmeno una vera riforma morale. Hanno persino lanciato una controriforma, volta a recuperare l’islam dei primi musulmani. Il loro slogan, ripetuto per tutto il Ventesimo secolo, è stato la causa principale dell’ascesa e del rafforzamento dell’islamismo più conservatore nelle società musulmane e tra i musulmani d’occidente.
Il secondo ostacolo risiede nel concetto di islamismo così come è stato coniato in Francia all’inizio degli anni Ottanta, ovvero come “islam politico” distinto dall’islam. Inizialmente, il termine “islamismo”, coniato in Francia nel Diciottesimo secolo, si riferiva alla religione musulmana, così come il cristianesimo e l’ebraismo si riferivano rispettivamente alle religioni cristiana ed ebraica. In altre parole, islamismo era la parola francese che traduceva la parola araba “islam”. Nel Ventesimo secolo, accademici, antropologi, sociologi e politologi, i cui lavori trattavano le società musulmane, decisero di cambiare questo significato. Osservando il fenomeno del ritorno di queste società al tradizionalismo e l’ascesa di gruppi politico-religiosi, hanno utilizzato il termine islamismo per designarlo. Precisarono che con questo termine si intendeva l’islam politico, al quale attribuirono due caratteristiche: un movimento contemporaneo senza alcun legame con l’islam. Questa concezione del termine islamismo è quella che si è poi diffusa in occidente, prima tra i politici e in seguito nell’opinione pubblica. Jean-François Clément è stato uno dei primi antropologi a considerare l’islamismo come una nuova forma di pensiero politico, distinguendolo dall’islam. Questo nuovo concetto di islamismo, come è stato coniato in Francia, non ha alcuna base storica o teologica.
Fin dai primi secoli dell’islam, i musulmani hanno optato per una religione non separata dal suo lato giuridico, ossia dal suo lato politico. Nel Corano, l’intreccio tra il religioso e il politico avviene all’epoca di Medina (622-632), quando diversi versetti coranici assumono un carattere giuridico. I movimenti politico-religiosi che utilizzano l’islam per prendere il potere non sono un fenomeno contemporaneo, ma hanno segnato tutta la storia dell’islam. Il nuovo concetto di islamismo, coniato dagli accademici francesi, è una falsificazione della storia dell’islam, della sua realtà come religione e della storia delle società musulmane. Va ricordato che ancora oggi i musulmani, ad eccezione di quelli occidentali, non conoscono un islam e un islamismo che sarebbe un islam politico distinto dall’islam, bensì un islam non dissociato dalla sua dimensione politica. Il problema di questo nuovo concetto di islamismo va al di là del fatto che non ha alcun valore scientifico, poiché il suo obiettivo è anche quello di porre i problemi posti dall’islam nelle società attuali al di fuori dell’islam e di presentare l’islam come esente da qualsiasi responsabilità. Quanto alla lotta contro l’islamismo, in questo caso, può essere condotta solo al di fuori dell’islam, cioè senza mai metterlo in discussione come religione. La concezione dell’islamismo come islam politico che non ha nulla a che fare con l’islam, inoltre, mette l’islam al riparo da qualsiasi esame critico e impedisce ai musulmani di prendere coscienza dei problemi che devono affrontare, consapevolezza necessaria per qualsiasi riforma.
La scuola francese, nella sua concezione del termine islamismo, porta avanti lo stesso progetto degli islamisti – come vengono chiamati oggi – e in particolare dei Fratelli musulmani. Ha ripetuto fedelmente il loro discorso, o per compiacenza, o per ignoranza dell’islam e della sua storia, o per politicamente corretto o per confortare i musulmani nella loro religione. Di conseguenza, è stata il miglior sostegno degli islamisti nella loro lotta contro i modernisti nel mondo musulmano e nel consolidamento del conservatorismo islamico in Francia, in occidente e in tutto il mondo musulmano. In Francia e in occidente, la concezione dell’islamismo come un islam politico che non ha nulla a che fare con l’islam ha fatto sì che molti non musulmani temessero di confondere l’islam e l’islamismo, a maggior ragione perché coloro che dicono loro che sono distinti non sono mai stati in grado di dire come distinguerli (…).
Se accettiamo che islamismo significa islam politico, allora un islam che non sia islamismo è possibile, a condizione che i musulmani lo dissocino dalla dimensione politica e dall’slam dei giuristi. Ciò comporterà inevitabilmente una riforma dell’islam, che guardi al futuro e crei qualcosa di nuovo nell’islam, piuttosto che la riforma dei salafiti che guarda al passato”.
(traduzione di Mauro Zanon)