A Gp di Montecarlo Norris resiste alle aggressioni di Leclerc

L’inglese che partita dalla pole ha saputo amministrare bene il suo vantaggio non cadendo nel tranello del monegasco, massimo conoscitore di ogni centimetro dell’asfalto del Principato. Ma la gara ogni anno è sempre di più una noia: è tempo di relegare questo Gran Premio ai libri di storia

La buona notizia che arriva dal Principato è che per i prossimi 364 giorni ci siamo tolti il pensiero di dover vedere, e commentare, uno spettacolo che al suo confronto la Corazzata Potemkin appare un crescendo di emozione e passioni. Intendiamoci, i piloti non hanno la minima colpa ed anzi, in condizioni spesso estreme tra muretti e guard-rail, sono stati bravissimi a limitare al massimo i contatti tra di loro e con le strutture che da oggi verranno tolte per consentire ai ricchi monegaschi di riprendere la loro routine. Ha vinto Norris, Leclerc gli è arrivato vicino e Piastri deve nuovamente temere la riscossa del suo compagno di squadra. Gara con soli 5 piloti a pieni giri, i temi prima del semaforo verde erano due. Il primo riguardava la tenuta nervosa di Lando Norris alla prima curva contro la presumibile aggressione di Charles Leclerc. Il secondo, la novità del doppio pit stop obbligatorio. A parte una bella fumata dei suoi pneumatici alla prima curva il vincitore di giornata si è tolto una bella scimmia dalla spalla visto che molte volte in passato (principalmente quando a partirgli vicino era Max Verstappen) pur scattando dalla pole non era riuscito a terminare davanti al primo giro.

Fosse capitato anche a Montecarlo avremmo probabilmente assistito ad un autentico psicodramma per l’inglese. Che invece non solo ha tenuto la posizione ma ha saputo anche amministrare bene il suo vantaggio non cadendo nel tranello che Leclerc, massimo conoscitore di ogni centimetro dell’asfalto del Principato, provava a tendergli stando il più possibile attaccato per indurlo in errore.

Sulla novità del doppio pit stop obbligatorio per rendere più animata la corsa vanno dette due cose. La prima è che se l’obiettivo era sparigliare un po’ i giochi e rendere incerto il risultato fino alla fine tutto questo non è accaduto. Al contrario, c’è stato un momento della corsa nel quale forse nemmeno i piloti stavano capendo cosa stesse accadendo e in che posizione fossero. Ovviamente ingegneri e remote garage erano tutti sul pezzo con un miliardo di dati e informazioni per chiamare i piloti al cambio gomme nella migliore delle situazioni possibili. Cosa potesse capirci lo spettatore medio davanti alla televisione è invece qualcosa sul quale Liberty Media dovrà riflettere a lungo.

Montecarlo ha un fascino unico, va bene, ma alla fine è diventato da anni un potentissimo sonnifero. Le vetture sono sempre più larghe, non si sorpassa mai a nessun costo e anche stare a sperare che qualcuno vada a sbattere per far entrare una safety car è qualcosa che non ha a che fare con il vero spirito del Motorsport. La Mercedes ha provato a impostare la gara sperando unicamente in qualcosa che non si è verificato ed ha fatto una figuraccia mondiale. Non è possibile che per vivacizzare le corse si debba ricorrere a qualche espediente. L’anno prossimo cosa si inventeranno? Bagneranno la pista in alcuni punti o metteranno qualche handicap? No, la soluzione non è questa. L’unica possibile, visto che le richieste di organizzare un Gran Premio non mancano sulla scrivania di Stefano Domenicali, è quella di ricordare Montecarlo come una gara iconica, glamour e tutto quel che volete ma consegnarla ai libri di storia per tornare a vedere gare vere e non lunghi ed estenuanti trenini di vetture incolonnate.

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