Lorenzo Prattico (conosciuto come Prattquello) si è distinto per un approccio etico, uno stile garbato e attento alla narrazione, con una sua voce inconfondibile affinata di video in video. Ormai diventati autentici ed elaborati documentari
Le piattaforme digitali sono spesso al centro delle attenzioni mass-mediatiche e delle polemiche politiche, culturali, economiche: senza dubbio alcuno, sovente, ci inondano di spazzatura e di personaggi che definire discutibili appare persino riduttivo. Ma sarebbe davvero ingiusto generalizzare e soprattutto criminalizzare un intero mondo popolato, anche, da figure notevoli. Lorenzo Prattico, conosciuto come Prattquello, appartiene senza dubbio alcuno a questa seconda categoria. Genericamente definibile come food blogger, espressione che ha utilizzato lui stesso sul Gambero Rosso online, con cui collabora, Pratt in realtà si è fatto conoscere col passare del tempo per un approccio etico, uno stile garbato e attento alla narrazione, con una sua voce inconfondibile affinata di video in video.
Consolidatosi prima su TikTok, è approdato in seguito su YouTube dove di passo in passo, anche attraverso collaborazioni con altri creator, tra cui quelle con Franchino er Criminale che sul “Tubo” gli ha fatto alle origini da talent scout, si è affermato con uno storytelling curato. Prattquello non è semplicemente una persona fisica, ma volto emerso di un collettivo di ragazzi che lavorano, in varie angolazioni prospettiche, nella comunicazione social e nel digitale. E che i loro prodotti siano ormai autentici documentari, elaborati, studiati, non lasciati alla improvvisazione che invece connota spesso i content creator lo si capisce bene non solo dalle serie sulla pizza, sui ristoranti tipici e tradizionali, e Pratt ha viaggiato, narrato e recensito in lungo e in largo per tutta l’Italia e il mondo, ma dalla più recente serie “Storie di cibo”: in questi video, Pratt riesce in quello che può senza retorica essere definito un miracolo del digitale, ovvero tenere avvinti gli ascoltatori e gli spettatori per quasi quaranta minuti con minuziose e spesso anche poetiche storie di grandi marche del cibo o di piatti tipici. In un’epoca che anche a causa della iper-accelerazione importata dal digitale ha visto l’abbattimento della soglia dell’attenzione e in cui social come TikTok implicano la quasi totalizzante dittatura della brevitas, Pratt, con la sua narrazione pacata, riflessiva e gentile, riesce a tenerti interessato per un arco temporale che molti creator sconsigliano di prendere anche solo in considerazione.
Romano, una infanzia a Tor Lupara, Pratt si confronta spesso con la romanità. Dalla cucina giudaico-romana alla pizza rossa, passando per le nuove tendenze etniche o di junk food, in uno dei suoi ultimi video di storie di cibo ha affrontato l’enigma per eccellenza della cucina romana, il Mostro di Loch Ness delle ricette e delle scaturigini storiche; con piglio da filologo e verve alla Alberto Angela dei fornelli, Pratt ha illustrato la storia della carbonara, ponendo la domanda non da poco ‘è davvero romana?’. Vista la notoria permalosità dei romani, iniziare un video con una carrellata di opzioni alternative alla romanità, ovvero una carbonara americana, romagnola o napoletana, può apparire un azzardo. Ma la ricostruzione è precisa e ognuna delle citate opzioni è documentata in maniera scrupolosa: sì perché Pratt e relativo team studiano, consultano archivi, acquistano persino libri dal valore antiquario.
Avreste mai immaginato di sentir snocciolare in un video YouTube sulla carbonara meteorologia, fisiologia e sociologia, con concetti come quello della “scoperta multipla” e citazione di Robert K. Merton che di questo concetto è stato padre autorevole? Nel video in questione trovate tutto questo. Oltre alla lode all’inventore del sistema storico di archivistica online del Giornale di Trieste che ha permesso dei ritrovamenti documentari non da poco, come la presenza della carbonara in alcuni risalenti film e in interviste altrettanto storicamente risalenti. Carbonara a parte, memorabile anche la visita di Pratt al ristorante della Sora Lella all’Isola Tiberina, autentico tuffo nel cuore profondo della romanità più sincera e verace. Lorenzo Prattico ha anche pubblicato di recente un libro, per Mondadori, “Questa fame che non smette mai”, un viaggio, anzi sette viaggi, per il mondo e attraverso il cibo, come forma di riflessione personale, introspezione e catarsi.