L’Economist mette in copertina la Polonia. Il rischio di perdere il ruolo da leader dopo le elezioni presidenziali di giugno: Karol Nawrocki è pronto a ritirare il sostegno polacco a Kyiv
La Polonia si è guadagnata la copertina del settimanale Economist, che in un articolo mette in fila i successi economici e politici del paese in cui i fondi europei e la loro buona amministrazione hanno creato una nazione dinamica e ambiziosa. Varsavia ha saputo investire nella sua economia, ha saputo rafforzare il suo posto nell’Unione europea, diventando un paese decisivo. Si è dotata del terzo esercito più grande dell’Alleanza atlantica, entrando e superando i componenti del gruppo che conta per la difesa dell’Ue e che è stato soprannominato “i quattro moschettieri”: Gran Bretagna, Francia, Germania e Polonia. Tra queste, l’esercito più grande è quello polacco: l’Italia non è pervenuta. Domenica primo giugno ci saranno le elezioni presidenziali e molte delle conquiste di Varsavia potrebbero andare perdute, per questo nella copertina dell’Economist il nome Poland va sbiadendosi. I candidati arrivati al ballottaggio sono Rafal Trzaskowski, sindaco di Varsavia e appartenente al partito conservatore Coalizione civica, e Karol Nawrocki, uno storico con la presunzione dell’ideologo presentato dal PiS, il partito di destra che ha governato fino al 2023. I successi della Polonia sono dovuti anche al PiS, che mentre dal punto di vista dello stato di diritto ha provato a smontare il paese, dal punto di vista economico ha amministrato bene e ha mantenuto l’attenzione sull’atlantismo. Quel PiS però si è trasformato e la nomina di Nawrocki lo dimostra: è un nazionalista, isolazionista, pronto a rinnegare il sostegno polacco all’Ucraina e ha firmato una dichiarazione in cui dice di opporsi anche all’ingresso di Kyiv nella Nato. Sarà un’elezione all’ultimo voto, il risultato mostrerà la storia di una nazione e la scelta tra consolidare il ruolo da leader o rimpicciolirsi. Tra rimanere nell’ambito delle nazioni che contano o tornarsene nella tana del gruppo di Visegrád con Viktor Orbán.