Il libro Vanishing World immagina una società dove il sesso coniugale è incestuoso, la riproduzione avviene solo per inseminazione artificiale e la famiglia è un’unità economica. Con uno sguardo lucido e provocatorio, l’autrice esplora i limiti dell’identità, dell’amore e del corpo in un mondo che assomiglia inquietantemente al nostro
Al Salone del libro dell’anno scorso per Murata Sayaka c’era una folla da superstar. Mi ero resa conto di questo hype solo poco prima, leggendo Parti e Omicidi (edizioni e/o), uscito nella primavera del 2024, e infatti all’incontro non ero riuscita a entrare. Come molti avevo letto il suo libro più famoso, La ragazza del convenience store, quando era stato pubblicato in Italia, nel 2018. L’avevo trovato esposto sullo scaffale della biblioteca di quartiere, letto e restituito velocemente senza capirne del tutto la portata. Ma il fenomeno Murata non è legato a un libro quanto a quello che ha anticipato, a livello editoriale – il genere “feel good lit”, che poi nel caso di Murata è tracimato nel genere speculativo, flirtando con la distopia – e a livello letterario. Le premesse di La ragazza del convenience store sono proprio quelle dell’attuale feel good: il negozio, la piccola vita, la gioia nelle piccole cose, simile a quella che si ritrova nel film Perfect Days di Wim Wenders. Ma all’interno del libro, Murata Sayaka riusciva invece a includere i risvolti neri di un’esistenza ovattata, che altri libri derivativi continuano a ignorare (bene il piccolo negozio, la libreria, il caffè caldo; meno bene mettersi in casa un inquietante incel).
È uscito da poco Vanishing World (sempre per le edizioni e/o), in cui l’autrice immagina un mondo in cui il sesso matrimoniale è considerato incestuoso, ci si riproduce solo per “inseminazione artificiale” e la famiglia serve a dividere spese: infatti ci si sposa con logiche razionali e dopo pochi incontri, ma poi si diventa buoni amici, un po’ fratello e sorella. Il sesso è sempre meno praticato, ma continua a essere accettato purché si svolga fuori dal matrimonio, con fidanzati e fidanzate che possono essere umani ma anche personaggi dei fumetti, di serie o di cartoni animati. In quel caso per qualcuno si tratta di masturbazione, ma la protagonista, che comunque ha rapporti anche con uomini in carne e ossa, non ha dubbi: anche quello è sesso. Ci si può sposare solo fra uomini e donne perché solo le donne sono dotate di utero e quindi possono partorire, e questa è considerata una fortuna: infatti le donne possono anche ricorrere alle banche del seme e decidere di non sposarsi, se ne hanno le risorse economiche. Per gli uomini, l’unica possibilità per avere un figlio è sposare una donna. In una città, però, da dieci anni stanno conducendo un esperimento: abolire il sistema famiglia, rendere tutti gli adulti “madri” di tutti i bambini, che vengono concepiti in massa il 24 dicembre.
Pochi giorni fa il New Yorker ha pubblicato un lungo saggio su Murata Sayaka scritto da Elif Batuman. Nel profile, Batuman incontra l’autrice giapponese a New York, a Torino e a Tokyo, dove all’interno della casa editrice sono predisposte salette di immersione con doccia e scrivania in cui gli autori possono concentrarsi sul proprio lavoro. Il mondo di Murata Sayaka, in cui il sesso matrimoniale è un incesto. Lì Murata le spiega con un disegno che, come scrittrice, si sente in un laboratorio: sul suo tavolo ci sono pezzi della Murata Sayaka vera, mentre sopra di lei c’è un acquario con le idee, un acquario che non è “sporcato dalla realtà”. Eppure in Vanishing world ci sono più elementi reali rispetto a quanti sono immaginati: la crisi della coppia, la crescente popolarità degli amori per personaggi immaginari, che nel profile del New Yorker si capisce siano un elemento reale anche nella vita di Murata, e la questione della riproduzione: finché è legata all’utero, sembra di capire seguendo il mondo inventato di Vanishing World, la società non potrà fondamentalmente cambiare, ma se dovesse slegarsi dall’utero, il nuovo mondo come sarebbe? Più o meno vivibile?