Meno male che il Giro non è la guerra, o non dovrebbe esserlo, e Gorizia può star tranquilla che non verrà “presa” dall’esercito rosa
La Treviso-Gorizia è calma piatta, fatto salvo per il soliti baroudeurs di giornata che per 195 km andranno all’assalto lungo la linea delle risorgive del Nord-Est. Meno male che il Giro non è la guerra, o non dovrebbe esserlo, e Gorizia può star tranquilla che non verrà “presa” dall’esercito rosa. Ne ha già viste abbastanza 109 anni fa, quando nell’agosto del 1916 in due giorni, nella VI battaglia dell’Isonzo, la città assistette a uno dei più spaventosi massacri della storia dell’umanità. Si stima che i caduti, da entrambe le parti, italiana e austro-ungherese, furono quasi 9000, oltre 50.000 i feriti e più di 25.000 i dispersi. Gorizia venne conquistata dagli italiani – l’unica città conquistata in quattro anni di conflitto dall’esercito regio – a un prezzo inaccettabile, salvo essere poi perduta quattordici mesi dopo con la disfatta di Caporetto.
In quei giorni tra i militari, condotti allo stremo fisico e mentale, il dissenso per le gerarchie militari e gli insensati ordini suicidi diede vita a una canzone, O Gorizia tu sei maledetta, che da quel momento è diventata una canzone-bandiera dell’anarchia e dell’antimilitarismo. Il testo è anonimo ma va dritto ad accusare la crudeltà e l’ignavia dei grandi ufficiali dell’esercito. Non a caso gli alti comandi ordinarono di passare alle armi chiunque intonasse quel canto di protesta. Questo non bastò per far tacere la protesta.
Anni dopo il testo, recuperato dai lavori di ricerca sul campo dall’etnomusicologo Cesare Bermani, entrò nel repertorio del Nuovo Canzoniere Italiano, gruppo musicale nato a Milano, nel 1964, da una costola dell’omonima rivista di studi musicali sulla canzone popolare italiana fondata da Roberto Leydi e Gianni Bosio. Il NCI venne invitato al 1965 al Festival dei Due Mondi di Spoleto per esibirsi in un recital per la regia di Filippo Crivelli, Franco Fortini e Roberto Leydi: tra gli interpreti del repertorio di canzoni popolari vi erano Giovanna Marini, Caterina Bueno, Giovanna Daffini, Sandra Mantovani, il Gruppo di Piadena. Michele Straniero cantò Gorizia tu sia maledetta, inserendo una strofa – la canzone aveva e continua ad avere numerose varianti – che era, più di altre, un affondo alla classe militare:
«Traditori signori ufficiali / voi la guerra l’avete voluta / scannatori di carne venduta / questa guerra ci insegni a punir».
Nella platea del teatro spoletino scoppiò il putiferio. Si levarono voci indignate da parte del pubblico borghese. Qualcuno urlò: “Evviva gli ufficiali! Evviva l’Italia!”, dal loggione si rispose con le note di Bandiera rossa, il pubblico venne alle mani. Alla fine da parte di un ufficiale dei carabinieri presente in sala partì una denuncia a Michele Straniero e agli autori dello spettacolo (Crivelli, Fortini e Leydi) per vilipendio delle Forze Armate. Tutto questo fece un’involontaria e formidabile pubblicità al Nuovo Canzoniere Italiano, che poi continuò ancora a esibirsi, in varie forme e assetti, ancora fino al 1978.
O Gorizia tu sei maledetta ebbe numerose interpretazioni. Oltre a quelle più fedeli all’originale, di Sandra Mantovani e Giovanna Marini, quella di Michele Straniero affiancato da Franco Amodei, e poi quella de I Gufi, nel loro album del 1965 I Gufi cantano due secoli di Resistenza, fino ai carraresi dei Les Anarchistes, ai trevigiani di Radiofiera, ai lombardi Baraban e I Luf.
Il testo è questo:
La mattina del cinque d’agosto
si muovevan le truppe italiane
per Gorizia, le terre lontane
e dolente ognun si partì.
Sotto l’acqua che cadeva al rovescio
grandinavan le palle nemiche
su quei monti, colline e gran valli
si moriva dicendo così:
Oh Gorizia tu sei maledetta
per ogni cuore che sente coscienza
dolorosa ci fu la partenza
e il ritorno per molti non fu.
Generali o voi che dormite
con le mogli sui letti di lana
schernitori di noi carne umana
questa guerra ci insegna a punir.
Voi chiamate il campo d’onore
questa terra di là dei confini
Qui si muore gridando assassini
maledetti sarete un dì.
Cara moglie che tu non mi senti
raccomando ai compagni vicini
di tenermi da conto i bambini
che io muoio col suo nome nel cuor.
O Gorizia tu sei maledetta
per ogni cuore che sente coscienza
dolorosa ci fu la partenza
e il ritorno per molti non fu.
Il pronostico
In un mondo, cento anni dopo il massacro della battaglia dell’Isonzo di 109 anni fa, ancora pieno di guerre insensate, sarebbe bello che a Gorizia non vincesse nessuno ma che per protesta tutti i girini prendessero scendessero di sella e prendessero la bici per mano per tagliare piano il traguardo tutti insieme. Non succederà.
Playlist
Questa è la versione di Sandra Mantovani in Bella ciao del Nuovo Canzoniere Italiano (1965).
Questa è la versione di Gufi, con la voce di Nanni Svampa (1965).
Questa la versione di Michele Straniero e Fausto Amodei (1971)
Questa è la versione dei Radiofiera (2017)