La mostra “Arte & Natura” unisce arte contemporanea e patrimonio, coinvolgendo gallerie milanesi in un progetto innovativo fuori dai circuiti tradizionali. L’iniziativa punta a rilanciare il legame tra arte, natura e comunità, proponendo un modello collaborativo per il futuro culturale metropolitano
C’è voluto il piglio elvetico della nipote, pardon della bisnipote di Segantini, quello che abbiamo spesso derubricato (sbagliando) come il “tranquillo pittore dell’ovile e delle cime svizzere”, invece è un artista di primo piano, per valorizzare Villa Arconati, gioiellino del Parco delle Groane, 10 km dal centro di Milano, 10 mila mq di villa e 12 ettari di parco, una reggia di delizie come si costruivano un tempo nel contado. Qui se ne sta anche il Pompeo Magno, una statua marmorea di quasi 3 metri della prima metà del Primo secolo dopo Cristo, tra le più imponenti nel Nord Italia. In questo contesto di grazia e delizia ancora non ben sfruttata, Diana Segantini fino a ottobre si è inventata “Arte & Natura: Dentro e Fuori”, mostra collettiva di una quarantina di opere di artisti contemporanei internazionali, da più noti (Kounellis, Penone) agli emergenti, realizzata coinvolgendo una ventina di top gallerie milanesi che, forse stanche delle solite fiere e delle esposizioni in anonimi white cube, hanno intuito che le arti contemporanee se fruite “fuori porta” e in contesti gradevoli rendono meglio (e del resto la lezione a Varedo di Alcova, sul fronte del design, lo ha dimostrato anche all’ultimo Salone del Mobile). “Villa Arconati è un luogo magico – dice al Foglio Segantini – è mantenuta bene, ma si vedono le tracce delle varie epoche, è un luogo autentico dove fare pratica di bellezza. Le scuderie, la limonaia, le sale interne, il giardino: ogni opera d’arte contemporanea esposta ha trovato qui il suo posto naturale. Volevo mettere le gallerie milanesi, abituate a giocare in solitudine, su un campo diverso: questa è una mostra fatta per attrarre collezionisti e curiosi”.
Poliglotta (parla una decina di lingue, arabo incluso), sapiente custode del patrimonio culturale di famiglia e abituata a destreggiarsi nel gran circo dell’arte con rigore svizzero non privo di estro, Diana Segantini vive in Engadina ma ben conosce testi e sottotesti della nostra metropoli: “Porto con grande umiltà e rispetto questo cognome e ricordo con gioia la grande mostra dedicata al mio bisnonno da Palazzo Reale nel 2013. Dopo anni di oblio e banalizzazione la sua eredità culturale, il suo amore per la natura e il rispetto degli animali vivono oggi una felice riscoperta. Nel 2026 con Gabriella Belli (oggi consulente per l’attività culturale di Villa Panza del Fai, ndr) faremo una grande mostra a Parigi”. Come si vede Milano dall’Engadina? “Osservando l’agenda meneghina dell’arte in questi ultimi anni gli appuntamenti si sono moltiplicati ed è una bella cosa, ma colgo il rischio di sovrapposizioni e la certezza della dispersione dei già pochi finanziamenti. Per questo ho voluto fare una cosa diversa: portare il contemporaneo in un luogo in cui mai era entrato. Insieme alla Fondazione Augusto Rancilio, che è l’ente culturale senza scopo di lucro che valorizza Villa Arconati già con concerti ed eventi (l’ormai storico Festival di Villa Arconati), ci siamo mossi in fretta e non c’è stato tempo per coinvolgere altri sponsor, ma in futuro ci ragioneremo meglio. Mi interessava dimostrare che le gallerie private della città possono costruire qualcosa di bello insieme, se ragionano in termini metropolitani”.