The Four Seasons e quel giusto velo di normalità che illumina le relazioni

Quando i tempi sono incerti (e anche burrascosi) non c’è niente di meglio di una dramedy, per stemperare, con intelligenza e leggerezza. Questo è quello che si ottiene guardando The Four Seasons, serie disponibile su Netflix, di otto episodi da mezz’ora, scritta e anche interpretata (tra gli altri) da Tina Fey. Adattamento del film omonimo del 1981 diretto da Alan Alda, la serie segue – lungo le quattro stagioni di cui ogni anno è composto (con colonna sonora di Vivaldi annessa) – la vita di tre coppie di amici di lunga data che si incontrano per dei weekend/viaggi condivisi. Succede però qualcosa che incrina gli equilibri tra loro: Nick (Steve Carell) decide di lasciare sua moglie Anne (Kerri Kenney–Silver) dopo venticinque anni di matrimonio.

Questo evento ha inevitabilmente un riverbero sulle altre due coppie, una etero formata da Tina Fey e Will Forte, l’altra gay formata da Colman Domingo e Marco Calvani. L’innesco del racconto non è particolarmente originale ma proprio questo velo di normalità che permea tutta la serie e le varie situazioni messe in scena è il punto forte della storia. Si mettono a tema, con leggerezza e una buona dose di ironia, come cambiano le relazioni (d’amore e d’amicizia) nel tempo, la crisi di mezza età, la terapia di coppia, i nuovi legami, se e come è possibile rimettersi in gioco quando si ha la sensazione che il grosso di quel che si poteva fare nella vita si è fatto.

Non c’è nessuna ricetta e nessuna lezione da questo punto di vista e, a un livello più profondo, la serie infondo parla anche di come voler bene a qualcuno implichi sempre voler bene al suo cambiare nel tempo, evolvere o comunque diventare sempre altro da sé. I sei amici sono personaggi che, nonostante le piccole e grandi tempeste che hanno dovuto attraversare, hanno sempre mantenuto un filo che li legasse l’uno all’altro. Ci restituiscono il valore dell’essere insieme, di avere dei volti che diventano compagni di vita. Da cui a volte allontanarsi o sentirsi non capiti ma che, in ogni caso, restano dei legami certi perché con loro si è condivisa la vita. Una serie senza impegno ma non superficiale; dove sostare – per un attimo – a riposare.


Qual è il tono della serie in tre battute?

“Le anime gemelle non esistono”

“Ciò che abbiamo ora è frutto dell’esperienza. Ci siamo scelti l’un l’altro”.

“Noi siamo come due colleghi in un impianto nucleare”

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