L’ennesima stagione triste e sgangherata del Manchester United

I Red Devils hanno perso anche la finale di Europa League ed e come se la notte basca avesse voluto punire in un colpo solo tutti questi anni di marasma United, di confusione, di cose fatte nel modo sbagliato, di soldi gettati dalla finestra

Man mano che i cross dalla trequarti continuavano ad ammassarsi uno sull’altro, via via più disperati e senza alcuna logica contro una difesa schierata e altissima – nel senso della stazza dei suoi centrali, non della lontananza dalla porta presidiata da Vicario – che non aveva la minima intenzione di cedere all’assalto, sugli spalti di Bilbao l’orrore si palesava negli occhi dei tifosi del Manchester United. Un’altra stagione da incubo stava per concretizzarsi, seguendo un copione sinistro: Ruben Amorim, catapultato alla guida di questa nave dispersa nel nulla, a un certo punto ha dovuto fare una scelta. Ha deciso di rinunciare alle speranze di una impossibile rimonta in Premier League per concentrarsi esclusivamente sull’Europa, ritenendola la strada più rapida per riportare ai vertici i Red Devils. E il destino ha presentato il conto sul più bello, facendo incappare i suoi nell’unica sconfitta dell’intera avventura continentale proprio a un passo dal trofeo, dopo averli salvati quando erano finiti sull’orlo del burrone contro il Lione.

Nonostante l’ennesimo mercato totalmente disfunzionale, con gli oltre 40 milioni spesi per Zirkzee arrivati un’estate dopo i 74 versati all’Atalanta per Hojlund, i 50 per Ugarte e i 45 per de Ligt, pupillo di quel ten Hag esonerato a inizio stagione, lo United è arrivato davvero a sfiorare la vittoria. Certo, dall’altra parte c’era una squadra altrettanto sgangherata, anche se in tono minore, eppure per alcuni passaggi della finale di Bilbao il Manchester United è parso avere un senso. Ma col passare dei minuti, dopo un gol del Tottenham dalla dinamica più simile a un incidente stradale che a una giocata calcistica, l’ansia ha avuto la meglio sul resto. L’ingresso di Zirkzee per Hojlund ha dato più linearità all’attacco, quello di Garnacho per Mount ha aumentato la pericolosità dei Red Devils a sinistra, Dalot è parso di un altro pianeta rispetto a Mazraoui. Eppure tutti, chi più, chi meno, hanno iniziato a fare cose senza senso, a gettare cross che venivano respinti da un Romero che dopo ogni pallone allontanato sembrava più imponente rispetto a qualche istante prima, da Danso entrato per l’occasione, da tutti. E solo nelle rare occasioni in cui la manovra ha avuto una logica, lo United è andato vicino al gol: i colpi di testa di Bruno Fernandes e Shaw, arrivati dopo azioni manovrate, e l’assolo di Garnacho.

È come se la notte basca avesse voluto punire in un colpo solo tutti questi anni di marasma United, di confusione, di cose fatte nel modo sbagliato, di soldi gettati dalla finestra. Il post partita ha rispecchiato in maniera fedele questa anarchia, con Garnacho che ha criticato apertamente Amorim (“Fino alla finale ho giocato tutte le partite e ho aiutato la squadra, giocare 20’ questa sera, non lo so… Ovviamente è difficile per tutti dopo questa stagione, che è stata una merda, e questa partita avrà un impatto sul mio futuro”), incassando una risposta dal tecnico che lascia pensare a un addio dietro l’angolo: “Facile parlare adesso. Chi è che ha sprecato una chiara occasione nel primo tempo della semifinale? Garnacho”. Ma Amorim stesso si è messo sul patibolo: “Ho fiducia nel mio lavoro. Se la dirigenza e i tifosi pensano che non sia la persona giusta, me ne andrò. Ma di sicuro non mi dimetto”. In attesa del prossimo gigantesco, costosissimo disastro.

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