Anche i clienti abituali del lusso protestano per l’aumento dei prezzi del marchio, che nel 2024 ha già registrato un calo dei ricavi del 5.3 per cento. Nessuno vuole più sentirsi preso in giro, nemmeno i ricchi, che per restare tali spendono con cautela e oggi vanno a caccia di vintage
Qualche mese fa, anche tra i clienti abituali del lusso, si sollevarono proteste per l’aumento dei prezzi delle borse Chanel: il modello 2.55, per esempio, è cresciuto del 91 per cento in quattro anni. I manager risposero che, con l’abbigliamento in forte calo, era l’unico modo per tenere i ricavi in linea con le aspettative e che i “veri ricchi” nemmeno se ne sarebbero accorti. Ma non è andata così. Nel 2024 Chanel ha registrato un calo del 5,3 per cento nei ricavi (16,52 miliardi di euro) e del 30 per cento nell’utile operativo. I clienti aspirazionali sono spariti, e i ricchi autentici hanno iniziato a comprare borse Polène o Demellier, prodotte in Italia e Spagna, gran design e prezzo sotto i mille euro.
A Parigi, le stesse ragazze invitate alle sfilate di Dior e Valli si sono viste fare shopping nella boutique dei fratelli Mothay, di fronte alla BnF. Nessuno vuole più sentirsi preso in giro, nemmeno i ricchi, che per restare tali spendono con cautela e oggi vanno a caccia di vintage. Le boutique dell’usato griffato sono affollatissime. Chanel, in attesa del nuovo direttore creativo Matthieu Blazy, registra il primo vero rallentamento dal 2020. La ceo Leena Nair annuncia investimenti per 600 milioni e l’acquisto di un produttore italiano per rafforzare la filiera, anche nei gioielli.