Il ministro delle Infrastrutture lancia la sfida al Quirinale sui controlli antimafia rimossi dal decreto perché già previsti dalle norme ordinarie: “Deciderà il Parlamento”. Fratelli d’Italia in mezzo
Il ponte sullo Stretto ancora non c’è, ma la tensione tra ministero delle Infrastrutture e Quirinale è palpabile. Ieri secondo round. Matteo Salvini ha risposto alla cancellazione – voluta dal Colle in una triangolazione con Palazzo Chigi – della norma sui controlli antimafia proposta con il Viminale lanciando la sfida. Auspicando cioè che in sede di conversione del decreto “il Parlamento possa valutare l’importanza di alcune integrazioni, a partire dal rafforzamento dei controlli antimafia a cui hanno già lavorato i ministri Matteo Salvini e Matteo Piantedosi, con l’apporto dei ministeri dell’Economia, della Difesa e della Giustizia”. Dal Quirinale dopo pranzo, via nota ufficiale, ecco la precisazione puntuta: “La norma non era contenuta nel testo preventivamente inviato, ma è apparsa poche ore prima della riunione del Consiglio dei ministri. La legislazione in vigore contempla norme antimafia rigorose per le opere come il ponte di Messina”. La norma proposta, secondo il Colle, “prevedeva invece una procedura speciale che non risulta affatto più severa delle norme ordinarie: la procedura speciale, che veniva proposta, autorizza anche a derogare ad alcune norme previste dal codice antimafia, deroghe non consentite dalle regole ordinarie per le opere strategiche di interesse nazionale”. Replica di Salvini: “Per me era importante, ma qualcuno l’ha vista in maniera diversa. Vorrà dire che sarà il Parlamento a mettere il massimo delle garanzie”. Che farà Fratelli d’Italia in Parlamento: seguirà la Lega o le indicazioni del Quirinale?