Due dipendenti dell’ambasciata israeliana uccisi a Washington. Trump: “È antisemitismo”

Il portavoce dell’ambasciata ha spiegato che i due membri dello staff sono stati uccisi a colpi d’arma da fuoco fuori dal museo ebraico. Fermato un uomo: “L’ho fatto per Gaza”. Le parole di Trump e Netanyahu. E i ministri israeliani accusano l’Europa

Due membri dello staff dell’ambasciata israeliana sono stati uccisi a colpi d’arma da fuoco nei pressi del Capital Jewish Museum di Washington nella tarda serata di mercoledì da un uomo che, dopo la sparatoria, gridava “Free, free Palestine” (Palestina libera). alla Secondo una testimone oculare, Sara Marinuzzi, sentita dalla Cnn, l’attentatore si è consegnato agli agenti, ai quali ha detto: “L’ho fatto io, l’ho fatto per Gaza. Liberate la Palestina!”.

“Stiamo indagando attivamente e lavorando per ottenere maggiori informazioni da condividere”, ha scritto in un post sui social media il Segretario per la sicurezza interna degli Stati Uniti Kristi Noem. “Pregate per le famiglie delle vittime. Porteremo questo depravato colpevole alla giustizia”. Il procuratore generale degli Stati Uniti Pam Bondi ha visitato la scena. Secondo le autorità, le vittime erano una giovane coppia israeliana. Stavano uscendo dal museo dopo aver partecipato a un evento organizzato dall’American Jewish Committee quando l’uomo armato ha aperto il fuoco. Entrambi sono stati trovati privi di sensi e senza respiro sul posto, ha dichiarato ai giornalisti il ​​capo della polizia di Washington, Pamela A. Smith, in una conferenza stampa tenutasi poche ore dopo l’incidente.

Arrestato un uomo. Il sospettato: “L’ho fatto per Gaza. Palestina libera!”

Pamela Smith, capo della polizia del Distretto di Columbia, ha spiegato che è stato arrestato un uomo sospettato per la sparatoria. “L’indagine preliminare indica che entrambe le vittime stavano uscendo da un evento al Capitol Jewish Museum, situato nell’isolato 500 di Third Street Northwest, quando è avvenuta la sparatoria”, ha detto Smith. “Riteniamo che sia stata commessa da un singolo sospettato, ora in stato di fermo. Prima della sparatoria, il sospettato è stato visto camminare avanti e indietro all’esterno del museo”. Smith ha spiegato che il sospettato, il trentenne Elias Rodriguez, incensurato di Chicago, “si è avvicinato a un gruppo di quattro persone, ha estratto una pistola e ha aperto il fuoco colpendo entrambe le vittime”. Dopo la sparatoria, l’uomo è entrato nel museo ed è stato trattenuto dal personale di sicurezza. Durante la custodia, il sospettato ha gridato “Liberate la Palestina!”, ha aggiunto Smith.

Le vittime

In un post su X, il ministro israeliano Amichai Chikli scrive che una delle vittime dell’attentato a Washington è Yaron Lischinsky, 28 anni, lavorava nel dipartimento politico dell’ambasciata israeliana a Washington. Sulla sua pagina LinkedIn aveva scritto: “Credo fermamente nella visione delineata negli Accordi di Abramo e credo che ampliare il cerchio della pace con i nostri vicini arabi e perseguire la cooperazione regionale sia nel migliore interesse dello Stato di Israele e del Medio Oriente nel suo complesso. A tal fine, sostengo il dialogo interreligioso e la comprensione interculturale”.

La seconda vittima dell’attentato di Washington è Sarah Milgrim, ebrea americana impiegata presso l’ambasciata israeliana negli Stati Uniti: “Yaron e Sarah erano nostri amici e colleghi”, ha scritto l’ambasciata su X. “Erano nel fiore degli anni. Ieri sera, un terrorista li ha uccisi a colpi d’arma da fuoco mentre uscivano da un evento al Capital Jewish Museum di Washington”, prosegue la nota: “L’intero personale dell’ambasciata è devastato dal loro assassinio. Non ci sono parole che possano esprimere la profondità del nostro dolore e del nostro orrore per questa perdita devastante. I nostri cuori sono con le loro famiglie e l’ambasciata sarà al loro fianco in questo momento terribile”.

Le parole di Trump e Netanyahu. E i ministri israeliani accusano l’Europa

Tal Naim, portavoce dell’ambasciata israeliana a Washington, ha spiegato che le due vittime “sono stati colpite a distanza ravvicinata”. L’ambasciatore di Israele a Washington, Yechiel Leiter, non era presente all’evento che si era svolto all’interno del museo ebraico e quindi non è tra i feriti. Danny Danon, ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite, in un post sui social media ha denunciato la sparatoria come “un atto depravato di terrorismo antisemita”. Ha affermato che Israele è fiducioso che le autorità statunitensi “prenderanno provvedimenti severi contro i responsabili”.

Yechiel Leiter, ambasciatore israeliano negli Stati Uniti, era visibilmente scosso durante la conferenza stampa e ha affermato che la vittima aveva recentemente acquistato un anello con l’intenzione di chiedere in sposa la sua ragazza la prossima settimana a Gerusalemme. “Erano una coppia bellissima, venuta per godersi una serata nel centro culturale di Washington”, ha detto. Leiter ha aggiunto che il presidente Donald Trump lo aveva chiamato per dirgli che la sua amministrazione avrebbe “fatto tutto il possibile per combattere e porre fine all’antisemitismo”.

Il presidente degli Stati Uniti ha condannato le “orribili” uccisioni di due dipendenti dell’ambasciata israeliana fuori da un museo ebraico a Washington. “Questi orribili omicidi a Washington, basati ovviamente sull’antisemitismo, devono finire, ORA!”, ha scritto sulla sua piattaforma Truth. “L’odio e il radicalismo non hanno posto negli Stati Uniti”, ha aggiunto.

Il presidente israeliano Isaac Herzog ha condannato l’incidente definendolo “un atto spregevole di odio e di antisemitismo”.

Il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, ha affermato che l’attentato di ieri sera a Washington è frutto della “selvaggia istigazione” contro Israele. Netanyahu ha annunciato inoltre di aver ordinato un rafforzamento della sicurezza nelle missioni diplomatiche del paese in tutto il mondo.

“Esiste un filo diretto che collega l’incitamento antisemita e anti-israeliano all’attentato a Washington”, ha detto il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar in conferenza stampa a Gerusalemme. “Questa istigazione viene praticata anche da leader e funzionari di molti Paesi e organizzazioni internazionali, soprattutto europei. Le calunnie sul sangue, sul genocidio, sui crimini contro l’umanità e sull’uccisione di neonati hanno spianato la strada proprio a tali omicidi. Ecco cosa succede quando i leader del mondo si arrendono alla propaganda terroristica palestinese e la servono”.

“Dobbiamo chiamare a rispondere per quello che è successo a Washington anche i leader irresponsabili dell’Occidente che sostengono l’odio” verso Israele, scrive su X il ministro israeliano Amichai Chikli. “Il presidente Emmanuel Macron, il premier Keir Starmer, il primo ministro canadese Mark Carney hanno tutti incoraggiato, in modi diversi, le forze del terrore senza tracciare linee rosse morali. Questa codardia viene pagata dal sangue ebraico”, ha aggiunto.

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