A Bilbao Tottenham e Manchester United cercheranno di dare un senso a una stagione pessima
Quella frase è stata ripetuta talmente tante volte che ha finito per trasformarsi in tormentone. “Le finali non si giocano. Si vincono”. Parola di José Mourinho da Setubal. Amen. È un principio che si applica a tutti gli ultimi atti del calcio. Tranne che alla finale di Europa League che andrà in scena stasera a Bilbao. Tottenham e Manchester United, infatti, non giocheranno per affermare se stesse. Si affronteranno per veder perdonati i loro peccati.
I due club stanno vivendo una stagione che oscilla fra il desolante e l’orroroso. Gli Spurs sono diciassettesimi in Premier League con trentotto punti. Ossia ventotto in meno rispetto all’Aston Villa, quinto e pronto a giocare la prossima Champions League. I Red Devils sono sedicesimi, con appena un punticino in più. E tutto quello che possono ancora chiedere al campionato di Sua Maestà e di superare Wolverhampton e West Ham. Non esattamente due corazzate. Per questo la sfida di stasera ha un valore assolutorio. Chi vince alza al cielo basco una coppa. Ma soprattutto parteciperà alla prossima edizione della ricchissima Champions League allargata. Significa ottenere una montagna di quattrini da bruciare sul mercato. Significa stendere un velo pietoso su uno strazio lungo nove mesi.
In estate United e Tottenham hanno speso complessivamente 421 milioni sul mercato. Ossia oltre cento milioni in più di tutte le altre sei squadre che hanno giocato i quarti di finale di Europa League messe insieme. Uno sforzo che faceva sperare in un epilogo molto diverso. I sogni, invece, sono degradati in incubi molto presto.
Dopo tre giornate lo United aveva appena tre punti in classifica. E prima di Natale erano già nella parte destra della classifica. Neanche la decisione di sostituire Ten Hag con Amorim ha avuto gli effetti sperati. Il tecnico portoghese voleva scendere dalla barca già a gennaio, solo il club ha deciso di respingere le sue dimissioni. Da quel momento i Red Devils hanno macinato record. Negativi. Per la prima volta hanno chiuso la stagione senza aver vinto due partite consecutive. E per la prima volta hanno messo insieme una striscia di otto partite consecutive senza successi. L’ultimo trionfo in campionato risale addirittura al 16 marzo, contro il Leicester (il terzo club retrocesso). Eppure in Europa lo United ha viaggiato con una marcia diversa, eliminando Real Sociedad, Lione e Athletic Bilbao.
La stagione del Tottenham è stata ancora più straziante. In Premier League il club ha raccolto qualcosa come 21 sconfitte in 37 partite. Negli ultimi undici match ha vinto solo una volta. Era il 6 aprile e giocava contro il fanalino di coda Southampton. Postecoglou era arrivato a Londra nel 2023 per rimettere insieme i cocci dopo tre stagioni in sui si erano alternati in panchina Mourinho, Mason, Nuno Espirito Santo, Conte, Stellini e di nuovo Mason. Il quinto posto dello scorso anno sembrava la premessa per per un lieto fine. A novembre l’allenatore era stato chiaro. Più che i trofei contava l’idea che il club stava perseguendo. “Se vinciamo un trofeo, arriviamo decimi e a cinque partite dall’inizio del prossimo anno vengo licenziato – ha spiegato – il club dovrà cambiare ancora una volta direzione. Quindi conquistare un trofeo non significa che tutto andrà bene”. Poi però le cose sono andate così male da superare qualsiasi previsione negativa. E Postecoglou ha cambiato idea. “Vincere l’Europa League sarebbe qualcosa di enorme”, ha detto qualche giorno fa. Ed è vero. Perché mai come in questa notte gli ultimi hanno davvero la possibilità di diventare primi.