Sull’Ucraina l’Ue si perde nelle linee rosse. Manca la volontà politica

Le sanzioni immaginate da von der Leyen sono più simboliche che massicce. Eppure l’Unione europea avrebbe gli strumenti per aumentare di molto la pressione sulla Russia e usare tutto il suo peso, ignorando Trump

Bruxelles. Ignorata da Donald Trump e Vladimir Putin, l’Unione europea si gioca la sua credibilità sull’ultimatum lanciato a Kyiv dai leader della coalizione dei volenterosi per costringere il presidente russo ad accettare il cessate il fuoco. Dopo aver promesso di imporre “sanzioni massicce”, di “prendere alla gola” la Russia e “soffocare” la sua economia, i ministri degli Esteri dell’Ue non sanno come procedere. La scadenza dell’ultimatum è già stata spostata due volte e potrebbe slittare di nuovo in funzione degli umori di Donald Trump. Non fare nulla significherebbe rafforzare Putin nella sua convinzione che il tempo è dalla sua parte. Fare troppo poco confermerebbe che non c’è alcuna strategia se non il tentativo disperato di tenere Trump dalla parte dell’Ucraina. In realtà, l’Ue potrebbe fare molto di più sulle sanzioni e sull’elusione delle sanzioni. Un gruppo di stati membri spinge in questa direzione, compresa la Germania di Friedrich Merz. Ma sarebbe necessario modificare l’approccio alle sanzioni, accettare il fatto che le misure possono essere dolorose anche per gli europei e assumersi rischi con paesi come la Cina. Altrimenti – spiegano diversi diplomatici – l’accumulo di linee rosse fissate dai diversi stati membri porterà a una situazione di stallo che farà il gioco di Putin.

La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, e l’Alto rappresentante, Kaja Kallas, ieri hanno annunciato l’intenzione di iniziare a lavorare sul diciottesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia per rispondere al rifiuto di Putin del cessate il fuoco. Il diciassettesimo è stato formalmente adottato ieri dai ministri degli Esteri dell’Ue, ma la sua portata è limitata (si concentra sulla flotta ombra di petroliere russe). Le misure del nuovo pacchetto saranno “ancora più severe. E’ tempo di intensificare la pressione sulla Russia affinché venga attuato il cessate il fuoco”, ha spiegato von der Leyen. “Non credo che abbiamo scelta. Dobbiamo fare più pressione”, ha aggiunto Kallas. Ma le sanzioni immaginate da von der Leyen sono più simboliche che massicce: proporre al G7 di abbassare il tetto al prezzo del petrolio russo (ma serve il consenso degli Stati Uniti) e colpire i consorzi Nord Stream 1 e 2 (che tuttavia non sono operativi da due anni). La presidente della Commissione ha anche indicato la volontà di rafforzare le sanzioni contro il settore bancario russo. Kallas ha evocato sanzioni commerciali simili a quelle del progetto di legge del senatore Lindsey Graham negli Stati Uniti per colpire con un dazio del 500 per cento i paesi che importano petrolio, gas e uranio dalla Russia. L’ostacolo non è solo il veto dell’Ungheria di Viktor Orbán. Ogni nuova misura comporta costi che questo o quello stato membro dell’Ue non vuole pagare. “Siamo democrazie e ci vuole tempo, ed è difficile e sta diventando sempre più difficile”, ha riconosciuto Kallas.

L’Ue avrebbe gli strumenti per aumentare di molto la pressione sulla Russia, anche senza gli Stati Uniti. Il cancelliere tedesco Merz è convinto che gli europei non debbano aspettare il presidente americano. I paesi Baltici, la Polonia e i Paesi Bassi ritengono che l’Ue dovrebbe concentrarsi sulle azioni che può controllare in modo autonomo. “Possiamo ancora fare male a Putin e alla Russia. Ma dobbiamo andare giù duro”, spiega al Foglio un diplomatico di uno di questi paesi. Per aggirare il veto dell’Ungheria, l’Ue potrebbe usare gli strumenti della politica commerciale per imporre dazi proibitivi alle importazioni e alle esportazioni o controlli alle esportazioni di capitali. L’Ue può anche essere “molto più aggressiva con i paesi terzi che stanno aiutando la Russia a eludere tutto il sistema di sanzioni che abbiamo messo in piedi”, dice il diplomatico. Oltre a un ultimatum a Putin, basterebbe inviare un ultimatum a Pechino: è più importante lo scambio commerciale con l’Ue o “l’amicizia d’acciaio” con Putin? Sulla Cina “voglio ascoltare la posizione degli stati membri”, ha detto Kallas. Una discussione tra i ministri degli Esteri è prevista a giugno. Ciò che manca all’Ue è la volontà politica di usare tutto il suo peso ignorando Trump.

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