La Cina cerca di fare un collegamento con la Groenlandia, ma la Danimarca sa come trattare con Pechino e con Washington senza farsi intimidire: epic fail
Poco più di una settimana fa, a Copenaghen, al Forum annuale sulle democrazie, l’ex presidente taiwanese Tsai Ing-wen era stata invitata a parlare dell’esperienza del suo paese, dell’aggressività cinese che prima o poi potrebbe tradursi in una vera invasione, e parlava all’occidente per dire: dentro all’alleanza delle democrazie ci siamo anche noi. Il governo danese aveva approvato la visita di Tsai – che non ha più alcun ruolo ufficiale nel governo di Taipei, quindi si muove liberamente – nonostante il ministro degli Esteri Lars Lokke Rasmussen avesse in programma una visita a Pechino molto delicata. L’altro ieri, Rasmussen è volato nella capitale della Repubblica popolare – i rapporti fra i due paesi in passato sono stati anche molto tesi, per via del sostegno della Danimarca alla causa tibetana – ed è stato ricevuto dal ministro degli Esteri Wang Yi. Il quale non ha perso l’occasione per dire quello che in molti sospettavano, e cioè la Cina vuole usare le pretese manifestate dal presidente americano Donald Trump nei confronti della Groenlandia – territorio autonomo del regno danese – per perorare la causa di Taiwan come parte del territorio cinese.
“Pechino spera che la Danimarca continui a sostenere la legittima posizione della Cina sulle questioni riguardanti la sovranità e l’integrità territoriale del paese”, ha detto Wang. Ma in un comunicato parallelo da parte del governo danese, questo tentativo di manipolare le azioni di Trump e la difesa dei confini (la Groenlandia ha un movimento indipendentista che vince le elezioni e non viene minacciato dalla Danimarca, ma da un altro paese) è stato rispedito al mittente: “Rasmussen ha fatto appello al governo cinese affinché dia prova di moderazione nello Stretto di Taiwan e ha sottolineato l’importanza di evitare cambiamenti unilaterali allo status quo”, si legge in modo molto esplicito nella dichiarazione del ministero danese. Una lezione di trasparenza e chiarezza politica, da parte della Danimarca, che sa come trattare con Pechino (e con Washington) senza farsi intimidire.