Figlia mia

La recensione del libro di Carlo Greppi edito da Laterza, 336 pp., 19 euro

Una famiglia inseguita dalla grande Storia, vittima di due persecuzioni, costretta a imparare a convivere con il dolore ma capace di reagire, di insorgere contro crimini indicibilmente gravi e crudeli, di lottare perché venga fatta giustizia e sia riconosciuta la sua verità.

Dunque l’oppressione, la sofferenza, il coraggio, la caparbietà: sono sostanzialmente questi i temi che connotano la recentissima, ultima fatica dello storico Carlo Greppi. Mediante la consultazione di documenti, lettere, interviste, fotografie, filmini, cartoline e disegni egli ha ricostruito una storia straziante riuscendo a farci sentire una sola voce – quella della giovane Franca Jarach – tra le trentamila che, sprofondate in un abisso di angherie e violenze, sembrano purtroppo condannate all’oblio

Occorre tuttavia osservare come gli sforzi dello studioso sarebbero stati probabilmente vani se, nel corso dei decenni, la madre della ragazza desaparecida – Vera Vigevani Jarach – non avesse ostinatamente cercato di riunire i tanti frammenti della vicenda: la donna si è rivelata cioè in grado di ricomporre le numerosissime tessere del puzzle mettendo poi a disposizione di Greppi i frutti del suo lavoro. Va inoltre sottolineato come Vera sia stata capace di inserire la propria ricerca della verità in una lotta collettiva: quella intrapresa e portata fino in fondo, fin dal 1977, dalle Madres de Plaza de Mayo, alla quale ha contribuito attraverso la propria, instancabile attività di indagine volta a scoprire cosa fosse stato fatto alla figlia. Quest’ultima – diciottenne, brillante studentessa, proveniente da una famiglia della borghesia ebraica, piena di interessi, attivamente impegnata in politica e ben integrata in una comunità cosmopolita – venne sequestrata il 25 giugno del 1976: avrebbe condiviso la sorte dei trentamila desaparecidos dei quali, durante gli anni segnati dai crimini commessi dalla giunta del generale Videla, si sarebbero perse le tracce. Solo nel corso del nuovo millennio i suoi genitori, che si erano rifugiati in Argentina per sfuggire alle leggi razziste approvate dal regime mussoliniano, sarebbero riusciti a fare piena luce sull’accaduto oltrepassando le complicità, i depistaggi, le minacce, i ricatti: arrivando insomma a fendere, chiosa l’autore, “la nebbia che allora avvolse ogni cosa”. Greppi ha raccolto le tracce dell’esistenza e dell’assassinio di Franca Jarach per ricostruirne e tenerne viva la memoria. Anche grazie al frequente impiego di termini castigliani, che consentono al lettore di respirare la plumbea atmosfera dell’epoca, egli ci ha regalato un’opera pregevole nella quale ha preso in esame il recente passato dell’Argentina, le tragedie vissute da molti dei suoi cittadini, i meccanismi e i fini della repressione, l’esigenza di fare i conti con la propria storia, la volontà di non dimenticarne gli orrori.

Carlo Greppi

Figlia mia


Laterza, 336 pp., 19 euro

Di più su questi argomenti:

Leave a comment

Your email address will not be published.