Gli eredi di Pier Silvio Berlusconi e Capirossi si sono innamorati della boxe e non sono i soli. Questo sport ha fallito ai giochi olimpici di Parigi – dal punto di vista azzurro – ma è un’attività sportiva sempre più di tendenza
Casinò Municipale di Sanremo, riunione di pugilato nella quale sono previsti alcuni match tra professionisti e le finali regionali per i dilettanti liguri. A seguire con attenzione la serata c’è anche l’ex campione di motociclismo Loris Capirossi. Il figlio Riccardo infatti combatte come Under 19 nella categoria 70 kg, un match ordinario senza titoli in palio. L’avversario è superiore e il ragazzo perde l’incontro. Poco male. Nei dilettanti c’è una maggiore consuetudine ad alternare vittorie a sconfitte, mentre tra i professionisti macchiare un record perfetto può talvolta rivelarsi uno snodo pericoloso per la carriera di un pugile. Avrà tempo per rifarsi, Riccardo, che messo in sella dal papà tre volte campione mondiale, non ha mai dimostrato da bambino interesse per la velocità a due ruote, preferendo invece la noble art. Il ragazzo vive a Montecarlo, è iscritto in una palestra ligure ed è tesserato regolarmente per la Federazione Pugilistica Italiana. Non è l’unico figlio d’arte che sceglie la boxe. Questo è uno sport che ha sì fallito ai Giochi olimpici di Parigi, dal punto di vista azzurro, e sta cercando di trovare in mezzo a mille difficoltà una ripresa nel settore del professionismo, ma risulta in piena salute per quanto riguarda le palestre sparse per l’Italia, sempre piene di appassionati che si divertono a provare più che a praticare il pugilato. La boxe è un’attività sportiva che risulta di tendenza, e anche queste presenze in palestra dei figli dei vip possono essere d’aiuto a rivitalizzare il movimento.
Lo scorso febbraio il quattordicenne Lorenzo Berlusconi, figlio di Pier Silvio, ha vinto il suo sesto match sul ring allestito al Palasport della Fiera di Genova. A bordo ring anche l’Amministratore Delegato di Mediaset, appassionato di sport da combattimento, per vedere il proprio figlio tirare di boxe sul quadrato. Lorenzo combatte per un ente di promozione, che non è riconosciuto dalla Federazione. Nonostante questo era presente per l’occasione anche Clemente Russo, tecnico della Nazionale e amico dei Berlusconi. Se il ragazzo avrà sogni olimpici dovrà però intraprendere il percorso ufficiale nei vari tornei Fpi. A ogni modo a quell’età è soprattutto giusto che si diverta. Riccardo e Lorenzo non risultano essere casi unici. Parecchi figli di personaggi famosi hanno oggi dimestichezza con guantoni, sacchi e corda. Senza nemmeno scomodare i figli d’arte veri e propri, cioè pugili figli di pugili. Quelli, in Italia, così come nel resto del mondo, non si contano nemmeno più da quanti sono. Perché la boxe è anche una questione familiare, una passione che si tramanda di padre in figlio, toccando spesso più generazioni. Solo per fare un esempio, in questi giorni un nipote di Cassius Clay, Nico Ali Walsh, è in Africa per un incontro.
Nell’autobiografia di Luciano Spalletti, uscita qualche giorno fa per Rizzoli, il ct della Nazionale di calcio svela che anche il figlio maggiore, che di nome fa Samuele ed è avvocato, pratica la boxe. Il sammarinese Massimo Bonini, il mediano della Juventus che a metà anni Ottanta guardava le spalle a Michel Platini, ha il suo erede appassionato di ganci e montanti più che di ripartenze e dribbling. Anche il figlio di Flavio Briatore e Elisabetta Gregoraci, Nathan Falco, lo si vede quindicenne sui social prendere lezioni private dalla guardia del corpo del papà. Con il papà sempre molto orgoglioso. Anni fa Paolo Maldini, che per gli ottuagenari rimane pur sempre il figlio di Cesare, aveva preso una cotta per la boxe. Su YouTube c’è un video in cui si allena con Angelo Valente nella vecchia Doria, storica palestra di Milano che non c’è più. Ovviamente Paolo sembra in grado di fare bene le figure con il maestro, ma questo non stupisce visto l’immenso talento sportivo del fenomeno ex Milan. A qualche centinaia di chilometri dal confine italiano c’è un massimo leggero che con un record di 17 match e altrettante vittorie, di cui 14 per ko, è nelle classifiche Ebu. Si chiama Veljko Ražnatovic, esattamente come il nonno, ma sono i genitori ad essere in qualche modo famosi: il padre Željko, il criminale di guerra noto come la Tigre Arkan, e la madre Ceca, cantante di musica Turbo-Folk. Il ragazzo è campione serbo della sua categoria e in attesa di un’occasione europea.
Se dal ring della boxe passiamo alla gabbia ottagonale dove si disputano incontri di Mma, va citato Carlo Pedersoli Jr, uno dei pochi atleti italiani a competere in Ufc, l’organizzazione statunitense più importante al mondo di arti marziali miste. Classe 1993, Carlo porta il nome del nonno che è stato attore e nuotatore ed era conosciuto da tutti come Bud Spencer. Il popolarissimo artista, scomparso nel 2016, aveva in gioventù praticato anche la boxe. Sicuramente sarà stato d’ispirazione per il nipote.