Il candidato d’estrema destra sconfitto a sorpresa da Nicusor Dan, che sarà il nuovo presidente. Nel primo turno delle presidenziali in Polonia, il candidato pro europeo, Trzaskowski, è arrivato primo, ma con un vantaggio sui nazionalisti molto inferiore alle aspettative. In Portogallo vince il conservatore Luis Montenegro
Bruxelles. Un’altra elezione, un altro risultato positivo per l’Unione europea, ma un ennesimo grande sospiro di sollievo. Gli elettori rumeni ieri hanno eletto il sindaco di Bucarest, Nicușor Dan, come nuovo presidente, infliggendo una chiara e sorprendente sconfitta al candidato di estrema destra, George Simion, arrivato nettamente in testa al primo turno di due settimane fa. L’Ue si stava già preparando alla prospettiva di ritrovarsi un leader nazionalista, filo Trump e filo Putin attorno al tavolo del Consiglio europeo. Le conseguenze sarebbero state gravi in particolare per lo sforzo dell’Ue di sostenere l’Ucraina. Gli elettori rumeni hanno deciso altrimenti. Dopo una partecipazione massiccia al secondo turno, compresa nella comunità della diaspora, Dan ha ottenuto il 54 per cento contro il 46 per cento di Simion. Ma la suspense non è finita per l’Ue. Nel primo turno delle elezioni presidenziali in Polonia, il candidato pro europeo, il sindaco di Varsavia Rafal Trzaskowski, è arrivato in testa, ma con un vantaggio molto inferiore alle aspettative sul nazionalista Karol Nawrocki. In Portogallo, il primo ministro conservatore, Luis Montenegro è arrivato nettamente in testa, ma il partito di estrema destra Chega contende al Partito socialista il secondo posto.
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L’esito delle elezioni in Romania non era per nulla scontato. Simion era il grande favorito dopo aver ottenuto oltre il 40 per cento dei voti al primo turno del 4 maggio. Una parte dei sondaggi lo davano nettamente in testa su Dan. Sicuro di sé, Simion aveva trascorso gli ultimi giorni della scorsa settimana fuori dalla Romania, incontrando diversi alleati (tra cui il presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni), nelle altre capitali europei. La vittoria di Dan è stata salutata a Bucarest da una grande folla con cantava slogan a favore dell’Europa. Nonostante gli exit poll avessero dato un esito incerto, Simion si è auto proclamato presidente con un messaggio su X. “Sono il nuovo presidente della Romania”, ha scritto poco dopo la chiusura dei seggi elettorali. I risultati reali dicono il contrario. Dan ha ottenuto circa un milione di voti in più di Simion. La contestazione dei risultati da parte del leader di estrema destra rischia di destabilizzare la Romania in un momento critico. Il paese è senza governo, dopo che il socialdemocratico Marcel Ciolacu ha dato le dimissioni da primo ministro a seguito della vittoria di Simion al primo turno.
Anche il primo turno delle elezioni presidenziali di ieri in Polonia hanno dato un risultato positivo per l’Ue. Secondo gli exit poll, Rafal Trzaskowski, il candidato del primo ministro, Donald Tusk, è arrivato in testa con il 31 per cento dei voti. Ma il candidato del partito nazionalista Legge e giustizia (PiS), lo storico Karol Nawrocki, con il 29 dei voti è molto più vicino di quanto previsto dai sondaggi prima delle elezioni. Altri due candidati di estrema destra, Slawomir Mentzen e Grzegorz Braun, hanno ottenuto buoni risultati. Complessivamente i candidati dell’estrema destra sono a ridosso del 50 per cento. I sondaggi antecedenti il primo turno davano Trzaskowski nettamente in testa al ballottaggio. Ma il secondo turno del primo giugno si annuncia molto più incerto del previsto. I prossimi tredici giorni saranno decisivi per il futuro dello Stato di diritto in Polonia e, di conseguenza per l’Ue.
Le elezioni presidenziali sono essenziali per il premier Tusk per mettersi definitivamente alle spalle il regime del PiS e portare avanti il lavoro per restaurare lo Stato di diritto. Tusk aveva ottenuto una vittoria convincente nelle elezioni legislative dell’ottobre del 2023, ponendo fine a otto anni di governo del PiS, durante i quali la Polonia aveva imboccato la strada della democrazia illiberale. Ma da allora il presidente uscente, Andrzej Duda, ha usato il suo potere di veto per bloccare alcune delle riforme più importanti adottate in Parlamento. Tusk è stato costretto a ricorrere a dei trucchi giuridici per cercare di riformare il sistema giudiziario o liberare la televisione pubblica dall’influenza del PiS. Anche l’Ue è stata in parte presa in ostaggio alle presidenziali in Polonia. La Commissione di Ursula von der Leyen ha rinviato una decisione sulla conferma della liberalizzazione dei prodotti agricoli ucraini, contestata dagli agricoltori polacchi. Nonostante il suo paese non abbia mai avuto tanta influenza nell’Ue, Tusk è sembrato usare la sua leadership europea con il freno a mano per evitare controversie interne in vista delle presidenziali.
In Portogallo ieri la super domenica elettorale ha rispettato le previsioni su chi sarà il prossimo primo ministro. Il leader conservatore del partito social-democratico, Luis Montenegro, è arrivato nettamente in testa con il 33 per cento dei voti. E’ molto meglio delle precedenti elezioni del marzo 2024. Montenegro non avrà la maggioranza assoluta in Parlamento ma, come nella passata legislatura, guiderà un governo minoritario. La sorpresa che non era stata anticipata dai sondaggi è il risultato del partito di estrema destra Chega, che ha ottenuto il 22,8 per cento dei voti, praticamente alla pari con il Partito socialista con il 23,4 per cento.
La progressione di Chega è impressionante per un partito creato appena sei anni fa. Per il Portogallo è la fine del sistema bipartitico seguito alla rivoluzione dei garofani. Visti i successi di Vox in Spagna, la penisola Iberica non è più un’eccezione rispetto al resto dell’Ue sulla forza dei partiti di estrema destra. In Portogallo Montenegro dovrà negoziare con i socialisti per poter approvare il bilancio e altre leggi fondamentali. La mozione di censura che ha portato alle elezioni anticipate di ieri dimostra quanto la frammentazione stia danneggiando la stabilità anche in un paese di successo come il Portogallo.
Quella di ieri è stata “una notte relativamente buona per la democrazia in Europa”, ha spiegato Mujtaba Rahman, direttore per l’Europa dell’Eurasia Group. “L’effetto positivo di Trump continua”, ha aggiunto Rahman. La tesi è di moda, dopo che gli elettori del Canada e dell’Australia hanno riportato al potere leader democratici di centrosinistra che hanno capitalizzato sulla paura per le minacce di Donald Trump. Ma c’è il rischio è di farsi illusioni. I risultati di una notte possono rassicurare. Tuttavia i numeri dicono che in Romania, in Polonia e in Portogallo l’estrema destra continua a fare progressi.