Per far finire la guerra a Gaza si fa pressione soltanto su Israele

Le forze di difesa israeliane preparano una nuova fase della guerra e Netanyahu apre agli aiuti umanitari. Ma dopo 592 giorni di conflitto nessuno ha trovato il modo di fare pressione su Hamas, responsabile di tutto. Anche Trump è a corto di idee

Oggi l’esercito israeliano ha ordinato agli abitanti di Gaza di lasciare la città di Khan Younis, che si trova nel sud della Striscia. Nel fine settimana Tsahal ha iniziato le prime manovre di un’operazione più ampia, l’obiettivo è colpire più punti e smantellare ogni infrastruttura gestita da Hamas. Per farlo continua a spostare la popolazione, che ha porzioni sempre ridotte di territorio per mettersi a riparo dalle bombe. Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha ordinato il necessario invio degli aiuti umanitari dentro la Striscia, che hanno ripreso a fluire nonostante non ci sia un nuovo modello di distribuzioni, quindi, ancora una volta, sarà Hamas ad occuparsene. Non era possibile continuare con il blocco degli aiuti umanitari e il premier israeliano ha deciso di affrontare alcuni elementi della sua coalizione contrari a consegnare medicine, acqua e cibo dentro la Striscia.

La scorsa settimana, durante il viaggio di Donald Trump in medio oriente, l’inviato speciale Steve Witkoff ha detto agli israeliani che il capo della Casa Bianca vuole un accordo a Gaza. In modo indiretto sono ricominciati dei colloqui, in cui Hamas ha fatto sapere che nessuna delle proposte degli Stati Uniti è accettabile per il gruppo. Witkoff avrebbe proposto una tregua di due mesi in cambio della liberazione di una decina di ostaggi, dentro la Striscia sono tenuti prigionieri ancora cinquantanove israeliani, soltanto ventuno sono in vita. Questa settimana sarebbe dovuto andare in Israele il vicepresidente J. D. Vance. Vance ha detto che per motivi logistici la visita è stata rimandata, secondo il sito Axios, invece, il vicepresidente ha scelto di non andare per non essere associato all’espansione della guerra a Gaza, diventando così, dopo il capo del Pentagono Pete Hesgsteh, il secondo funzionario americano a cancellare un viaggio in Israele. Dopo 592 giorni di guerra, altrettanti di prigionia per gli ostaggi e le loro famiglie, altrettanti di bombe per gli abitanti di Gaza, nessuno ha trovato il modo di fare pressione su Hamas, responsabile di tutto.

Di più su questi argomenti:

Leave a comment

Your email address will not be published.