La premier inciampa sullo spread, ma in Aula nessuno ascolta: troppo impegnati a recitare per i social
Giorgia Meloni non è nuova agli sfondoni sull’economia in Parlamento. Lo scorso 17 dicembre, nella replica alle sue comunicazioni sul Consiglio europeo disse che da noi è difficile tagliare la spesa perché “è da un po’ di tempo che l’Italia sta in avanzo primario”. In realtà, quando Meloni parlava, l’Italia veniva da quattro anni di enorme disavanzo primario (tra il -5,5% e il -3,6% dal 2020 al 2023) e solo nel 2024 è tornata a un minimo avanzo (0,4%). Non era una gaffe da poco: mostrava che la premier non ha ben chiara la posizione fiscale del paese.
Ora l’ha fatta più grossa. Nel question time di mercoledì alla Camera, Meloni è arrivata a dire – parlando dello spread sotto i 100 punti – che “i titoli di stato italiani vengono considerati più sicuri dei titoli di stato tedeschi”. Uno sfondone che ha fatto scuotere la testa del ministro Giancarlo Giorgetti e che implica, da parte della premier, un’idea confusa del concetto di spread. Ma gli errori di Meloni mostrano anche i limiti delle opposizioni.
Ciò che è passato inosservato, ma che è comunque significativo, è che nessuno in Parlamento ha replicato al clamoroso errore materiale e concettuale della premier. Eppure dopo la frase di Meloni sullo spread sono intervenuti tre importanti esponenti dell’opposizione: Maria Elena Boschi, Giuseppe Conte ed Elly Schlein. Non tre deputati qualsiasi, ma tre esponenti di spicco dei rispettivi partiti. La cantonata della Meloni era un facile assist per un intervento delle opposizioni su quanto la propaganda del governo sia distante dalle condizioni reali dell’economia, ma è passata completamente inosservata a chi era in Aula.
È vero che sui temi economici in politica, in generale, c’è poca consapevolezza: probabilmente se la premier avesse sbagliato un congiuntivo o la capitale di un paese, forse ci sarebbero state reazioni veementi da parte di una classe dirigente un po’ più ferrata sulle materie umanistiche. Ma non è una giustificazione sufficiente. Maria Elena Boschi è stata sottosegretaria a Palazzo Chigi, Giuseppe Conte è stato il principale inquilino di Palazzo Chigi ed Elly Schlein ambisce a diventarlo. Tutti e tre dovrebbero sapere – e probabilmente lo sanno – cosa sia lo spread e che è tecnicamente impossibile che il debito italiano sia considerato meno rischioso di quello tedesco (almeno fin quando lo spread manterrà un valore positivo). Avrebbero potuto facilmente ribattere che la Grecia ha lo spread a 75 punti e quindi significa che i mercati considerano i titoli di stato italiani meno sicuri di quelli greci: un dato vero che cozza clamorosamente con la falsa descrizione trionfalistica del governo. Ma non l’hanno fatto. Perché?
Una spiegazione sta nella dinamica della comunicazione politica che ha reso il dibattito parlamentari una rappresentazione letterale del “teatrino della politica”: ognuno si presenta con un intervento preconfezionato, decontestualizzato da ciò che accade in Aula, fatto apposta per essere pubblicato sui social network. Boschi si era preparata un aforisma a effetto sulle menzogne (perdendosi quella reale pronunciata dalla premier); Conte aveva costruito l’intervento sulla scena teatrale dell’“alziamoci in piedi” per le vittime di Gaza, immediatamente seguito dal “rimane seduta presidente, eh?!” (frammento prontamente isolato e diffuso sui social); Schlein si era portata un grafico sulla spesa sanitaria da mostrare alle telecamere e prontamente rilanciato dal Pd su Instagram.
Il paradosso è che, finito il dibattito parlamentare, le opposizioni hanno visto sui social l’errore della Meloni segnalato da utenti e giornalisti e hanno preparato tweet indignati e comunicati stampa al vetriolo per segnalare la figuraccia della premier sullo spread di cui non si erano accorti. In pratica, i politici vanno in Parlamento per recitare un siparietto destinato agli utenti dei social network e poi scoprono dagli utenti dei social network cosa è successo in Parlamento: così decidono di commentare l’accaduto, con un post sui social network.