Così i sabotatori a libro paga del Cremlino in Europa sono diventati “usa e getta”

Sabotaggi, pacchi esplosivi e spie “usa e getta”: Mosca recluta giovani ucraini per colpire l’Europa dall’interno, mentre la guerra ibrida si fa sempre più invisibile, diffusa e difficile da fermare

Berlino. Cittadini ucraini accusati di sabotaggio in Germania, ma al soldo di Mosca. Reclutati probabilmente dai servizi segreti russi come low level agents: agenti di basso livello e “usa e getta”, arruolati “a progetto” tramite un compenso ridotto, senza formazione, più o meno ignari delle geometrie di guerra ibrida in cui sono coinvolti, perfetti quando i loro manovratori vogliano abbandonarli nel caso vengano scoperti. Vladyslav T., Daniil B. e Yevhen B. sono stati arrestati dalle autorità tedesche tra il 9 e l’11 maggio a Colonia, Costanza e nel cantone Thurgau (in Svizzera). I tre avrebbero pianificato l’invio di pacchi esplosivi dalla Germania all’Ucraina, con l’obiettivo di sabotare le linee di trasporto merci. L’indicazione sul pericolo sarebbe inizialmente arrivata all’intelligence interna tedesca BfV da un servizio estero. Vladyslav T. è accusato di aver spedito, a fine marzo, due pacchetti di prova contenenti localizzatori Gps per poter pianificare al meglio le tempistiche di un’eventuale detonazione. Dopo una fase di monitoraggio, l’uomo è stato quindi avvicinato dalle autorità di sicurezza del Nordreno-Vestfalia con un Gefährderansprache (colloquio con cui la polizia tedesca può informare qualcuno di essere oggetto di una seria indagine). Il 24enne ucraino avrebbe velocemente ammesso di essere stato pagato per la sua missione e, così, la polizia è arrivata ai due potenziali complici, uno dei quali avrebbe interagito con la committenza proveniente da apparati russi.

L’uso di low level agents a pagamento è antico quanto lo spionaggio stesso. Ma dall’invasione dell’Ucraina in poi, i servizi del Cremlino sembrano contare sempre di più su questo metodo. L’espulsione di decine e decine di spie russe con copertura diplomatica dai paesi Ue e l’aumento della contro-sorveglianza sugli apparati più classici dell’intelligence russa hanno imposto a Mosca una riorganizzazione operativa. Si ipotizza che in cima alla piramide delle attività ibride in Europa ci sia il Ssd, un nuovo dipartimento speciale del Gru, che potrebbe utilizzare i soggetti “usa e getta” per le azioni meno complesse e professionali. Spesso giovani, senza cittadinanza russa, talvolta provenienti dalla microcriminalità, magari identificati online per un’affinità ideologica, ma soprattutto convinti con un piccolo compenso (in denaro o criptovaluta), vengono reclutati su Telegram o sui social. Le operazioni vanno dalla diffusione di graffiti per alzare la tensione politica, alle fotografie di stabilimenti di industrie strategiche fino a veri e propri atti di sabotaggio sul territorio europeo.

Il caso dei tre uomini arrestati in Germania e Svizzera è ancora agli inizi e saranno i processi a dover accertare la verità, ma l’uso di cittadini ucraini è potenzialmente significativo: la loro nazionalità e un eventuale status di rifugiati li rende meno sospettabili, esiste una minoranza ucraina filo-russa da cui attingere e la lingua non è spesso una barriera per i reclutatori dalla Russia. Mosca, da parte sua, smentisce qualsiasi accusa di sabotaggio. Ma gli attacchi contro le linee di trasporto merci non sono più una novità in Europa. Lo scorso 20 luglio, un pacco è esploso in un container dell’aeroporto di Lipsia, poco prima di essere caricato su un volo Dhl verso Londra. Un giorno dopo, un incidente simile si è verificato vicino a Varsavia, mentre il giorno seguente un pacchetto ha preso fuoco nel centro Dhl di Birmingham.

I sabotaggi sono sempre più diffusi nell’Europa centro-orientale, dove le risposte difensive diventano drastiche. Lo scorso 11 maggio il premier polacco Donald Tusk ha dichiarato che il grande incendio del centro commerciale Marywilska di Varsavia, avvenuto un anno fa, è stato ordinato dai servizi russi e ha chiuso il consolato russo a Cracovia. Gli obiettivi della guerra ibrida sono la destabilizzazione su più livelli, l’esacerbazione delle divisioni interne e testare le capacità difensive dei paesi europei in previsione di future escalation. Il tutto avviene in uno scenario in cui – come rivelato dal “Russian Threat Index” di OpenMinds – l’intensità delle minacce del Cremlino contro l’Ue e i suoi partner ha ricominciato a crescere significativamente negli ultimi tre mesi, dopo un’illusoria diminuzione lo scorso gennaio.

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