Uno dei suoi modelli è Orbán, ma dietro il suo successo elettorale “c’è una responsabilità chiara e innegabile che ricade sulla classe politica rumena. La propaganda russa ha semplicemente sfruttato condizioni già esistenti”. Parla la senatrice Victoria Stoiciu
George Simion dice che un suo modello è Viktor Orbán, Orbán ha fatto sapere che lo guarda con interesse, la campagna del candidato di destra sta cercando di utilizzare questo endorsement con il milione di ungheresi di Romania, ma il partito che li rappresenta ha avvertito il primo ministro ungherese che non hanno intenzione di appoggiare quel “ciarlatano”, a causa del suo passato di violenta retorica anti-ungherese. E Orbán alla fine ha concesso loro il diritto di decidere. Un nodo in più per un secondo turno elettorale in cui domenica Simion appariva nettamente in testa, ma in cui il suo avversario Nicusor Dan, sindaco di Bucarest, appare in rapido recupero.
George Simion ha preso il 40,96 per cento, e per eguagliarlo ci vogliono almeno i voti, messi assieme, del sindaco di Bucarest Nicușor Dan, che è arrivato al ballottaggio con il 20,99 per cento, e del candidato della coalizione governativa Crin Antonescu, al 20,07. Ma il principale dei partiti che appoggiavano Antonescu, quello Socialdemocratico, ha deciso che al secondo turno non indicherà nessuno, tanto che si è dimesso il primo ministro Marcel Ciolacu, suo esponente. Un solo membro del Consiglio nazionale del partito ha votato contro, dicendo che bisogna convergere invece su Dan: la senatrice Victoria Stoiciu. Come spiega al Foglio, “il risultato segnala chiaramente un’impennata del sentimento anti-establishment, e una crisi sempre più profonda per i partiti tradizionali. Stiamo assistendo a un crescente desiderio tra gli elettori di volti nuovi, messaggi inediti e un modo fondamentalmente diverso di fare politica. Un vero terremoto politico”.
C’è stata un’influenza russa anche su questo risultato? “Non ci sono prove dirette di interferenza, come nel novembre dello scorso anno. Però, a mio avviso, l’impressionante risultato ottenuto da Simion è profondamente connesso al più ampio contesto di guerra ibrida condotta dalla Russia, con continue campagne di disinformazione e circolazione di fake news. Questi meccanismi hanno sistematicamente eroso la fiducia del pubblico, fomentato sentimenti antieuropei e incoraggiato atteggiamenti irrazionali e antiscientifici. Ma è importante non attribuire questo risultato esclusivamente all’influenza russa. C’è una responsabilità chiara e innegabile che ricade sulla classe politica rumena. La propaganda russa ha semplicemente sfruttato condizioni già esistenti”.
Ma è ancora possibile fermare Simion? “Stiamo assistendo alla formazione di un’alleanza politica volta a contrastare questa ascesa. Purtroppo, il Partito socialdemocratico ha scelto di non sostenere nessuno dei due candidati, una decisione con cui personalmente non sono d’accordo e contro cui ho votato. Di fronte a una potenziale presidenza estremista, la neutralità non è una posizione praticabile. Il problema è che, anche con questa alleanza, i numeri attualmente non favoriscono Nicușor Dan. L’unica via per impedire una vittoria dell’estrema destra è un maggiore impegno civico al secondo turno. Chi è rimasto a casa al primo turno deve ora far sentire la propria voce”.
Ma ci sono differenze tra Simion e Georgescu? “Inizialmente c’erano , sia stilistiche sia sostanziali. Ma si sono attenuate negli ultimi mesi, e Simion ha adottato sempre più la retorica e lo stile di Georgescu. Certo, Simion non può permettersi di posizionarsi apertamente come anti-Nato o anti-Ue, per una ragione molto semplice: il sostegno pubblico all’adesione della Romania a entrambe le alleanze rimane costantemente elevato. Tuttavia, la sua posizione su questioni critiche segue uno schema familiare. Le sue apparenti affermazioni di allineamento occidentale sono attenuate da avvertenze e condizioni che ne diluiscono il messaggio”. Ma cosa potrebbe fare Simion da presidente senza una maggioranza in Parlamento? “In Romania è una situazione non insolita. Sebbene limiti l’influenza del presidente sulla legislazione, non ne rende il ruolo impotente. Il presidente rumeno mantiene prerogative chiave”.
Sembra che lo appoggerà il candidato arrivato quarto, Victor Ponta. “Il partito di Simion ha escluso qualsiasi potenziale collaborazione con colui che etichetta come traditore. Nonostante i tentativi di Ponta di presentarsi come anti-establishment, la sua traiettoria politica racconta una storia diversa: è un prodotto del sistema, ha ricoperto la carica di primo ministro e di presidente del Partito socialdemocratico. Simion ha poco da guadagnare da un appoggio formale, perché la gran parte degli elettori di Ponta voterebbero comunque per lui. Un’alleanza ufficiale invece rischiava di alienare parte della base di Simion, soprattutto coloro che lo vedono proprio come una rottura con il passato politico che Ponta rappresenta”.