“La Santa Sede si offre come luogo d’incontro tra Russia e Ucraina”, dice il segretario di stato vaticano Pietro Parolin

Dopo le parole di sostegno al popolo ucraino di Papa Leone XIV, il Vaticano si rende disponibile a ospitare i negoziati tra Mosca e Kyiv, che oggi si incontrano a Istanbul. “La situazione è molto difficile, drammatica”, dice il cardinale

La Santa Sede è disponibile a fare da ponte per un dialogo di pace tra Russia e Ucraina. Lo ha ribadito il cardinale Pietro Parolin, segretario di stato vaticano, che ha chiarito il senso concreto della proposta avanzata da Papa Leone XIV qualche giorno fa: “In concreto credo significhi mettere a disposizione la Santa Sede per un incontro tra le due parti, che le due parti si incontrino e perlomeno si parlino. Quindi è più che altro una disponibilità di luogo. Noi siamo disponibili. La Santa Sede potrebbe essere un luogo molto indicato, con tutte le discrezioni del caso”, ha detto Parolin parlando con i giornalisti a margine di un incontro all’Agostinianum a Roma. Proprio oggi a Istanbul sono in corso i negoziati tra Mosca e Kyiv, dai quali non sono attesi molti passi avanti. “Speravamo che potesse avviarsi un processo, magari lento, ma con una soluzione pacifica del conflitto, e invece siamo di nuovo all’inizio”, ha commentato a riguardo Parolin: “Adesso vedremo cosa fare, ma la situazione è molto difficile, drammatica”.

Il desiderio di arrivare a una pace “giusta e duratura” c’è anche nei riguardi del conflitto in medio oriente. Ma lì le condizioni sono completamente diverse e anche la Santa Sede riconosce i propri limiti d’azione. “È diversa la situazione – ha detto il segretario di Stato Vaticano – noi siamo sempre disposti a facilitare, ma adesso questo aiuto può prendere forme diverse. Non è detto sia una mediazione in senso stretto: possono essere dei buoni uffici. Per Gaza, non mi pare ci siano le condizioni per un incontro a livello di Santa Sede”.

Le dichiarazioni di Parolin fanno seguito alle parole di Papa Leone XIV domenica scorsa, durante il Regina Coeli. Affacciato dalla loggia centrale della Basilica Vaticana, il Pontefice ha lanciato un duplice appello: da un lato per la liberazione degli ostaggi israeliani e per un cessate il fuoco a Gaza, dall’altro per una “pace autentica, giusta e duratura” in Ucraina. “La guerra non è mai inevitabile, le armi possono e devono tacere, perché non risolvono i problemi ma li aumentano; perché passerà alla storia chi seminerà pace, non chi mieterà vittime; perché gli altri non sono anzitutto nemici, ma esseri umani: non cattivi da odiare, ma persone con cui parlare. Rifuggiamo le visioni manichee tipiche delle narrazioni violente, che dividono il mondo in buoni e cattivi”, ha detto Papa Leone. Che ha poi aggiunto: “Porto nel mio cuore le sofferenze dell’amato popolo ucraino. Si faccia il possibile per giungere al più presto a una pace autentica, giusta e duratura”. Parole che sono state accolte da Kyiv come un sostegno esplicito alla resistenza e alla dignità del popolo ucraino.

L’impegno del Vaticano nei confronti di Kyiv ha fatto un altro passo concreto ieri. Leone XIV ha ricevuto l’arcivescovo Shevchuk, leader della Chiesa greco-cattolica ucraina, e ha ribadito il sostegno della Santa Sede al popolo ucraino, incoraggiando ancora una volta il dialogo per una pace giusta e duratura. La posizione del pontefice contro l’invasione russa – definita imperialista già prima del suo pontificato – è stata sempre chiara e solidale con il popolo aggredito. Anche per questo il presidente ucraino Volodymyr Zelensky lo ha ringraziato per il sostegno e lo ha invitato a visitare Kyiv.

Di più su questi argomenti:

Leave a comment

Your email address will not be published.