Pechino contro il bluff di Trump

Per ora la chiusura al dialogo della Cina sembra chiara, nonostante le rassicurazioni del tycoon. E nel frattempo, l’influenza americana nel mondo continua a diminuire

Per Donald Trump l’accordo con la Cina di sabato scorso è ormai cosa fatta, un problema risolto. Dopo l’annuncio della pausa di novanta giorni sui dazi reciproci, il presidente americano ha detto che avrebbe parlato al telefono “presto” con il leader Xi Jinping, telefonata che però non è ancora arrivata. Ma al di là degli annunci della Casa Bianca – e degli effetti positivi della sospensione di un “embargo de facto” tra le prime due economie del mondo – Pechino sta continuando in tutti i modi a sottolineare che quello di Trump è un bluff, che la politica dell’Amministrazione americana nei confronti della Cina è ancora ambigua, caotica, e soprattutto che non c’è alcun “accordo”. Ieri in un editoriale del China Daily si leggeva che “l’opportunità di stabilizzare le relazioni economiche e commerciali bilaterali rischia di essere sprecata dagli Stati Uniti”, dopo che ieri “hanno adottato nuove misure per cercare di impedire ad altri paesi di trattare con la Cina nel settore dei semiconduttori a intelligenza artificiale”.

La leadership cinese ce l’ha con il controllo delle esportazioni sui chip altamente tecnologici. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Lin Jian, l’altro ieri ha detto che i colloqui sul fentanyl, la cui diffusione in America è stato uno dei temi principali della campagna elettorale di Trump, non ci saranno: “La Cina ha chiarito più di una volta che il fentanyl è un problema degli Stati Uniti, non della Cina”. E ieri al Financial Times lo stesso ministero degli Esteri cinese ha fatto sapere di aver registrato il fatto che l’accordo sui dazi fra Regno Unito e America – quello sì, firmato la scorsa settimana – è stato negoziato a spese della Cina, e del rapporto bilaterale commerciale fra Londra e Pechino. Per ora la chiusura al dialogo della Cina sembra chiara, nonostante le rassicurazioni di Trump. E nel frattempo, l’influenza americana nel mondo continua a diminuire: ieri i media cinesi davano ampio spazio all’ingresso ufficiale della Colombia nella Via della seta cinese.

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