A Napoli hanno trovato l’America’s (cup)

Nel 2027 la manifestazione velica si svolgerà a Napoli. Un’occasione per la città e per l’Italia

C’era un’America’s Cup che cercava un porto; c’era un porto al quale serviva una spinta per essere sistemato; c’era un paese che dopo anni nei quali ha dribblato i grandi eventi ha cambiato idea e si è pentito di averli dribblati; c’era un governo alla ricerca di un’altra grande occasione per mostrarsi al mondo dopo le Olimpiadi invernali che verranno, quelle di Milano-Cortina 2026. A volte capita che variabili diverse si incastrano a puntino. E così è andata che la America’s Cup 2027 si disputerà Napoli.

Il governo ha deciso di investire (la cifra dovrebbe aggirarsi tra gli 80 e i 100 milioni) perché l’impatto economico sul territorio è considerevole: tra i 950 milioni e il miliardo e cento di euro. E va così perché la vela è sport amatissimo in Italia: è ancora vivo il ricordo del successo dell’America’s Cup World Series del 2012 e del 2013, con quasi un milione di persone sul lungomare Caracciolo durante i cinque giorni di regate. D’altra parte l’Italia è il secondo paese con più trasporto emotivo al mondo per le competizioni veliche, secondo solo alla Nuova Zelanda. Ma lì la vela se la gioca con il rugby per il primo posto nell’immaginario sportivo.

C’è poi un aspetto secondario che tanto secondario non è: risolvere finalmente la questione Bagnoli. E’ da decenni, dalla metà degli anni Novanta, che attorno al porto di Bagnoli si fanno tante chiacchiere, si presentano grandi progetti, ma poi tutto finisce con un nulla di fatto.

A marzo il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, aveva dovuto ammettere che era impossibile eseguire tutti i lavori previsti per rimuovere la grande piastra di cemento costruita negli anni Sessanta come approdo per l’area industriale dell’ex Ilva e bonificare l’area dagli scarti industriali. Il progetto iniziale, che prevedeva la realizzazione di un moderno polo turistico, balneare e commerciale, sarebbe stato dunque realizzato solo al 20 per cento perché il comune di Napoli non sapeva dove trovare i 1,2 miliardi di euro necessari per le bonifiche e per trasformare l’intera area. E sì che Napoli di quel polo ne aveva bisogno. Il motivo principale è il continuo aumento del giro d’affari del turismo nautico negli ultimi anni. Settore che nel 2023 ha portato 3 milioni di persone a fare vacanze in barca in Italia per un valore di poco superiore ai 6 miliardi di euro.

L’America’s cup 2027 a Napoli permette di accelerare tutto questo e, inoltre, di non perdere il tesoretto di 1,2 miliardi di euro europei destinati alla bonifica, alla riqualificazione urbana e alla realizzazione di infrastrutture in Campania.

Tutto è accaduto in pochi mesi. Al Team New Zealand sarebbe piaciuto rimanere a Barcellona, ma parte della città era contraria, così i catalani hanno detto di no a una nuova edizione. Valencia si era detta interessata e i neozelandesi erano orientati a rimanere in Spagna dopo il successo dell’edizione catalana del 2024. Poi arrivò l’alluvione nel valenciano dell’ottobre 2024 e Valencia si ritirò dalla corsa. A quel punto sono arrivate le candidature di Atene e Napoli, che ha vinto in volata.

Una volta presentatasi l’occasione, il governo, il comune di Napoli e la regione Campania hanno capito che questa opportunità non poteva essere persa. Tutti hanno lavorato assieme, senza badare alle divisioni politiche tra un governo di centrodestra e un comune e una regione guidate dal centrosinistra. C’era troppo da perdere per litigare politicamente. Mica solo i finanziamenti europei o l’indotto nel breve periodo, quel miliardo del quale ha beneficiato Barcellona e dovrebbe essere ripetuto a Napoli. C’era di più. C’era da portare avanti quella Napoli Renaissance che, oltre a dare uno slancio culturale alla città, ha soprattutto alzato il numero di turisti e soprattutto il loro livello: la capacità di spesa del turista medio in città è quintuplicata negli ultimi anni. Una sorta di gentrificazione delle valigie. E poter ospitare l’evento sportivo che è seguito dagli appassionati con più possibilità di spesa gioca a favore sia della città, sia della regione, che, ovviamente, anche del governo.

Tutto bene, quindi, anche se c’è un aspetto ironico da sottolineare. Ospitare l’America’s Cup finirà per finanziare indirettamente i grandi rivali storici di Luna Rossa, il Team New Zealand, che grazie anche ai soldi italiani potranno progettare e realizzare la nuova imbarcazione. Da Luna Rossa nessun commento, ma, a quanto è stato detto al Foglio, non sono affatto dispiaciuti. C’è un Mar Mediterraneo e un paio di oceani in meno da attraversare per competere.

Di più su questi argomenti:

Leave a comment

Your email address will not be published.