Lancia raffiche di “ciucci”, lascia intendere che è pronto a candidare governatore un suo fedelissimo, ma il Pd dice: “Anche i suoi stanno lasciando De Luca”. La lotta fra il “Vecchio” e la “ragazza”
Miseria e crudeltà: era il Leone di Campania, Vincenzo De Luca III (mandato) e Schlein lo ha fatto litigare anche con il Topo (l’europarlamentare Pd, Lello). A Napoli, il Vaticano di De Luca, avvisano: “Farà cose turche. Potrebbe candidare governatore il suo cardinal decano, Fulvio Bonavitacola. Dice che il nome deve essere del Pd e non del M5s”. Dalle parti del Nazareno, di Schlein: “Ah, si? Lo vuole del Pd? Non gli conviene, perché se fosse del Pd sarebbe Marco Sarracino, il Careca di Elly, o Sandro Ruotolo, il baffo con gli stivali”. Enrico Toti aveva la stampella, Toro Seduto, le frecce, mentre De Luca ha la parola e promette: “Niente ciucci in Campania”. In politica si deve accettare il crepuscolo, ma per De Luca è inaccettabile che una “ragazza” di quarant’anni riesca dove hanno fallito dieci segretari del Pd. Ciucci?
Funzionari, deputati, senatori del Pd lo ripetono adesso come un dolore di casa: “Non si rassegna, ma è finita. I consiglieri della sua lista, De Luca presidente, tornano nel Pd, altri ancora bussano a destra, e il suo amico Mario Casillo ha già negoziato con Schlein la prossima carica di vice governatore”. Il figlio Piero, che viene marchiato anche da Ruotolo (“cosa ne pensa della parola ‘ciucci’?”) sarebbe ora il messaggero incaricato e ai compagni dice: “E’ mio padre, e lo conoscete. Lotterà fino alla fine”. Alla Camera, Igor Taruffi, che su mandato della segretaria Schlein, tratta la regione, la candidatura di Roberto Fico, ha imparato come rispondere ai giornalisti: “La Campania? Ma io tifo Bologna!”.
Gli hanno detto al “vecchio” (lo chiamano ora così, “il vecchio De Luca”, come Plinio il filosofo) di pensare al futuro del figlio, gli hanno spiegato, già un anno fa: “Ricordati di Piero, scegliti un successore alla regione, indirizza la successione” ma De Luca il Vecchio, credeva che “la ragazza”, Schlein, sarebbe stata di “passaggio”. E’ la prima volta che sbaglia.
In Campania, dopo la decisione del Consiglio di Stato sul Veneto, e a cascata su Napoli, si voterà a fine ottobre e il candidato sulla carta sarebbe Fico ma come precisa Nico Stumpo, seduto vicino a Taruffi, di ufficiale non c’è nulla, “perché adesso ci occupiamo di referendum e solo dopo si ragionerà di Campania”. Nel suo “appartamento” regionale De Luca allora si consuma, De Luca pianifica, De Luca resiste, De Luca, su Lira tv, la sua Radio Londra, avverte o ancora, alla Città della Scienza di Napoli, garantisce che “i ciucci non governeranno mai in Campania. Dovranno uccidermi”. In queste ore, per sabotare Fico, propone che il candidato debba essere del Pd, che equivale a rompere con i 5s (per Schlein impossibile) ma in politica, la graziosa crudeltà supera anche la fantasia.
Quando hanno riferito alla segretaria dell’ultima rivendicazione di De Luca il Vecchio, Schlein ha lasciato intendere che non accadrà mai ma che se dovesse accadere, il candidato sarà allora uno fra Sarraccino, che con i 5s è stato il primo a farci l’accordo per le amministrative campane, o Ruotolo, entrambi due nemici del “Vecchio”. Lo hanno accerchiato e gli attribuiscono le manovre più spericolate, come questa, l’“opzione reset”: “Se De Luca dovesse perdere le regionali proverà con operazioni di palazzo a far cadere la giunta un attimo dopo. Caduta la giunta, non vale più la regola del terzo mandato, perché si azzera e De Luca può ricandidarsi”.
Un giurista napoletano racconta che una soluzione c’era ma che De Luca non è più De Luca: “Esisteva una scappatoia e la Consulta l’ha indicata nella sua motivazione. Bastava modificare lo statuto regionale, precisare che il presidente lo avrebbero eletto i consiglieri regionali in un secondo momento. Ma De Luca non è più lui”. E invece, il Vecchio, garantisce che “si candiderà anche al congresso del Pd, se solo Schlein dovesse convocarlo. Non mi fermerò”. La destra campana che lo ha combattuto per una vita, inutilmente, sparge l’indiscrezione che ormai ci siamo: “E’ pronto alla resa. Guardate che alla fine accetterà anche Fico. Chiede solo di proteggere l’assessore Lucia Fortini”. In Campania i cognomi sono come le linee della mano e i fondi del caffè. De Luca ha sempre chiamato Elly, “Elena” forse riconoscendole, in segreto, che, a Napoli, Elena, Eleonora è il nome del temperamento, di Eleonora Fonseca Pimentel, la patriota, la politica, la poetessa. Ce l’ha con lei perché capace di fare, a parti invertite, quello che avrebbe fatto lui. Dieci segretari del Pd non l’hanno mai domato tranne Schlein e ora a De Luca è rimasto solo il Totò di Miseria e Nobiltà, quel Don Felice Sciosciamocca che indicando il fotografo spiantato, Don Pasquale, esclamava: “E’ chisto è lo ciuccio!”.