L’effetto Trump pure a Manila

Il feudo Duterte, populista pro Cina, rischia di avere la meglio sui Marcos

Ieri Rodrigo Duterte, l’ex presidente delle Filippine, accusato di crimini contro l’umanità e sotto processo davanti alla Corte penale Internazionale, ha vinto per la quarta volta le elezioni per la carica di sindaco di Davao, capitale dell’isola di Mindanao e suo feudo elettorale, dove era già stato a lungo sindaco e dove aveva iniziato la sua guerra alla droga con omicidi sommari extragiudiziali (aveva perfino detto, da presidente, di aver ammazzato lui personalmente almeno tre sospetti spacciatori durante le sue ronde in motocicletta per le strade di Davao). La rielezione di Duterte a sindaco, con suo figlio Sebastian Duterte come vicesindaco, mentre si trova in carcere all’Aia, dimostra ancora una volta la potenza della famiglia Duterte nella politica filippina, non solo locale ma anche a livello nazionale: perché ieri si votava per le elezioni di metà mandato nelle Filippine, e i risultati, al di là di quello più simbolico di Davao, non sono per niente incoraggianti per l’altro feudo familiare della politica di Manila, quello dei Marcos.

L’attuale presidente filippino, Ferdinand Marcos Jr., ieri ha fatto un discorso di unità al paese, ha chiesto alle opposizioni che hanno vinto più seggi del previsto di “camminare insieme”, ma il cosiddetto “referendum” sulla sua popolarità è già perso. I dodici seggi del Senato in particolare sono cruciali per l’attuale vicepresidente Sara Duterte, la figlia del neosindaco un tempo alleata di Marcos – prima di minacciarlo di morte: sarà proprio il Senato infatti a dover decidere presto sull’avanzamento del processo d’impeachment che pende su di lei, e che i suoi sostenitori considerano una “persecuzione politica”. Secondo diversi analisti, ad aver avuto un peso sulla diminuzione della popolarità di Marcos c’è anche l’effetto Trump, che colpisce ancora: Marcos è arrivato alla presidenza promettendo un rafforzamento dell’alleanza con America (e Giappone) in chiave anticinese. Pechino bullizza le Filippine nel Mar cinese meridionale, mentre Duterte aveva firmato accordi informali con la leadership di Xi Jinping. Ma con l’America che si ritira, tutti hanno più paura.

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