L’Agenzia che si occupa dell’immigrazione illegale negli Stati Uniti sta travalicando autorità locali e diritti costituzionali. Il caso Nashville mostra un’America divisa, ma cresce anche tra i conservatori la voce di chi ne chiede lo smantellamento
L’ultimo episodio controverso che ha riguardato lo U.S. Immigration and Custom Enforcement (Ice), l’agenzia che dal 2003 si occupa di combattere l’immigrazione illegale negli Stati Uniti lontano dai punti d’ingresso in porti, aeroporti e valichi terrestri (lì la competenza resta alla polizia di frontiera, la Custom and Border Patrol), è accaduto a Nashville, in Tennessee. Nelle scorse settimane l’Ice ha piazzato oltre centocinquanta posti di blocco nell’area metropolitana con la piena collaborazione della polizia statale e del governatore Bill Lee. In uno stato a maggioranza repubblicana schiacciante, oltre i due terzi in entrambi i rami dell’assemblea statale, non ci si aspetterebbe resistenza. Nashville però è un roccaforte dem in mezzo a un mare rosso e l’indignazione dei cittadini per gli arresti indiscriminati che hanno colpito anche i cittadini americani legali di origine ispanica. Così il consiglio cittadino, guidato dal sindaco Freddie O’ Connell, ha annunciato alcune misure di sostegno, come un fondo di assistenza legale di dieci milioni di euro per i migranti illegali e l’installazione in ogni edificio di cartelli che indichino i diritti di cui godono i migranti, tra cui un giusto processo. E proprio in questi giorni alcune figure chiave dell’Amministrazione Trump come il consigliere per la Sicurezza interna, stanno ventilando un’ipotesi estrema, l’abolizione dell’habeas corpus e del processo per i migranti irregolari, usando come pretesto l’emergenza che sarebbe “l’invasione” in corso. Una scelta legalmente al limite che alcuni esponenti repubblicani al Congresso, come il vicecapogruppo al Senato John Barrasso, stanno cercando di smontare dicendo che ciò “non accadrà”.
Intanto però l’Ice è forse l’agenzia che più di tutte sta usando metodi duri per far mantenere al presidente la promessa di deportare dieci milioni di clandestini entro i primi sei mesi di mandato e stanno agendo travalicando le autorità locali, come nel già citato caso di Nashville ma anche a Newark, in New Jersey, dove il sindaco Ras Baraka è stato detenuto per aver invaso il territorio di un centro di detenzione dell’agenzia, e rilasciato più tardi. Un segno evidente però di come questo strumento fondato all’indomani dell’11 settembre per combattere le infiltrazioni terroristiche al confine e il contrasto ai trafficanti di droga sia diventato molto di più per l’Amministrazione Trump. Almeno formalmente, l’Ice non ha un direttore permanente, ma soltanto figure nominate ad interim, come nel caso di Todd Lyons, in carica dallo scorso marzo. Di fatto, la leadership dell’agenzia è in mano al dipartimento-madre, quello della Sicurezza nazionale, e di fatto è uno strumento politico in mano alla segretaria Kristi Noem, che si serve del personale dell’agenzia anche per diverse operazioni propagandistiche a favor di camera, in patria come in El Salvador: dei set quasi cinematografici dove Noem si mostra ai suoi sostenitori, spesso armata con un fucile d’assalto, come l’Amministrazione stia facendo di tutto per combattere il “fenomeno”.
Per fare un raffronto utile, le azioni più controverse durante il primo mandato di Donald Trump, come la separazione dei figli di migranti dai loro genitori, veniva fatto in silenzio e lontano da quei riflettori che ora invece vengono attivamente cercati per compiacere una base elettorale granitica che viene soddisfatta da queste azioni “decise”. Invece, se nel 2019-20 lo slogan “aboliamo l’Ice” era confinato solo tra gli attivisti della sinistra estrema, oggi invece anche un commentatore conservatore antitrumpiano come Bill Kristol, già esponente di punta del movimento neocon, che sostiene che l’agenzia forse andrebbe cancellata e le sue competenze redistribuite come prima del 2003, dato che in questo caso l’Amministrazione Trump non deve affermare le sue priorità a colpi di epurazioni e licenziamenti di personale, ma già trovava un ambiente culturalmente favorevole a questo tipo di iniziative. Che in un caso hanno anche coinvolto una giudice locale del Wisconsin, Hannah Duggan, che avrebbe ostacolato la cattura di un migrante irregolare e pertanto si sarebbe “meritata” l’arresto da parte dell’Fbi. La vera e pericolosa novità introdotta dall’Amministrazione Trump è la mancanza di luoghi “inviolabili”, non soltanto le “città-santuario” dove le forze di polizia locali non perseguitano gli irregolari, ma anche chiese, scuole e posti di lavoro, dove ormai chi non ha i documenti in regola non si presenta più. Peggiorando quindi le situazioni di illegalità, anziché sanarle.