Difesa comune, è il momento: per la pace e la democrazia

Davanti a Putin e Trump, e con gli Stati Uniti sempre meno affidabili, l’Europa deve agire. Basta slogan e immobilismo: servono scelte comuni, spese condivise e un sistema difensivo europeo. Lo spazio aereo è il primo fronte

Tra le tante e incomprensibili scelte del nostro sistema politico sconcerta il dibattito del cosiddetto riarmo dell’Europa. Parola quest’ultima totalmente inadeguata per testimoniare la necessità di una difesa dell’Unione europea circondata a est da una Russia che con Putin cerca di ripristinarne il vecchio territorio dell’Unione Sovietica e a ovest dal nuovo presidente americano che una cosa fa e altre cento ne pensa. Un’azione, quella di Trump, che oscilla tra un isolazionismo fuori tempo e il desiderio di comandare il mondo libero nel tentativo di “rubare il lavoro” ai suoi vecchi amici, e naturalmente anche ai suoi nemici, non con la logica di una economia di mercato ma con balzelli da Medioevo.



Ma torniamo al nostro dibattito. Innanzitutto va respinto con forza il tentativo dei pacifisti à la page di definire quanti sostengono l’urgenza di una difesa dell’Europa come una sorta di guerrafondai. Cose già vista più volte in Italia. Ricordiamo ad esempio che quando nel 1990 molti paesi concordarono di liberare il Kuwait dalla invasione da operetta da parte dell’Iraq di Saddam Hussein alcuni amici democristiani come Roberto Formigoni e Vittorio Sbardella fecero un corteo pacifista contro l’intervento armato. All’epoca era il tentativo di spostare in politica l’ispirazione di Comunione e Liberazione e infatti non sortirono alcun effetto e il Kuwait tornò libero. Così i pacifisti di oggi pensano che l’Europa non abbia bisogno di una difesa all’altezza dell’attuale contesto internazionale. Sbagliano, e con essi anche tutti quelli che ritengono giusto l’invito della Commissione europea a che l’Europa pensi da sola a difendersi senza però specificare da cosa, come e quando. Noi riteniamo, ad esempio, che la prima difesa sia quella dello spazio aereo dei 27 paesi dell’Unione e dell’intera Europa fisica. Il piccolo Israele, al centro di una regione che per la quasi totalità gli è contro, riesce a difendersi intercettando missili e droni perché il suo spazio aereo è garantito dalla moderna tecnologia. Ecco come si potrebbe partire per iniziare a dotare l’Europa di un sistema d’arma in grado di garantire lo spazio aereo che di per sé resta uno strumento solo difensivo. Inoltre la difesa dello spazio aereo non può che essere finanziata, pro quota, da tutti i paesi europei e quindi per la prima volta ci sarebbe uno sforzo finanziario comune per una difesa altrettanto comune lasciando così cadere ogni strumentalizzazione.



Alla stessa maniera cadrebbero le preoccupazioni dinanzi a una Germania riarmata per la quale, però, sarebbe ora di capire che quella di oggi, democristiana e socialista, non è assolutamente quella della prima metà del Novecento quando primeggiava in tutta Europa la cultura dei nazionalismi estremi. La politica di oggi dovrebbe comprendere che lo scontro sui massimi sistemi porta inevitabilmente all’immobilismo stupido mentre al contrario scendendo nel merito delle cose da fare, l’incontro operativo tra paesi diversi per sensibilità ed economia sarebbe decisamente più facile. Peraltro mai come ora il Vecchio continente è il baluardo per le democrazie parlamentari e per le libertà ad esse connesse in una fase in cui anche i vecchi miti di una volta come gli Stati Uniti rischiano una deriva autoritaria, non armata ma economica. Il pianto del mondo è aumentato sia per la guerra a pezzi come diceva Papa Bergoglio, sia per la crescente povertà dentro e fuori dall’occidente e per le contestuali grandi ricchezze finanziarie che stanno insidiando il ruolo della politica senza la quale tutto è perduto. Per chi pensa, e noi con loro, che l’Europa debba darsi una mossa, questa è un’occasione irripetibile per dimostrare che l’unione fa la forza e per giunta una forza di pace e democratica.

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