Nello scudetto di Trento c’è un messaggio per l’Italia di De Giorgi

Guidata da un Sbertoli ispirato e da un Michieletto dominante, Trento ha mostrato la strada da seguire. Spirito di gruppo, fame e leadership: ingredienti che servono anche agli azzurri

Messaggio per Fefé De Giorgi: e se Riccardo Sbertoli fosse il capitano perfetto anche per l’Italia? Perché Trento vince lo scudetto del volley maschile (3-2 in gara 4 contro una coriacea Civitanova) con mezza Nazionale italiana – un Michieletto Mvp e il neo azzurro Rychlicki che mette giù le palle pesanti del tie break, oltre al sempre presente Lavia e al libero Laurenzano – ma lo fa non solo perché il campo ha decretato fosse la squadra più forte, ma perché a illuminare la strada c’era lui, capitan Sbertoli, il palleggiatore della Trentino volley campione d’Italia per la seconda volta negli ultimi tre anni. Le parole a margine delle vittorie – qualsivoglia – raramente sono lucide e raramente dicono qualcosa. Quelle di Sbertoli invece non solo spiegano la genesi di un tricolore importantissimo (per Trento certamente, ma anche in chiave azzurra) ma devono essere recepite da tutti i membri della nazionale italiana che a settembre si giocherà il Mondiale nelle Filippine. Mondiale, peraltro, che la Nazionale italiana detiene. Dice: “Abbiamo creato qualcosa, in campo, in un momento di difficoltà, che va oltre la medaglia che abbiamo al collo.

È quello che ci ha permesso di portarcela a casa. Abbiamo fatto uno step grandissimo. Io guardo al percorso e dico che è difficile confermarsi e rimanere ad alto livello perché questo gruppo aveva già vinto e allora doveva capire da che parte volesse andare: se affermarsi al top o accontentarsi un po’, a volte… e la risposta direi che è arrivata”. Ditemi voi se le parole del palleggiatore di Trento non sono anche la chiave del riscatto che deve animare la Nazionale di Fefè De Giorgi dopo un quarto posto deludente ai Giochi di Parigi. Perché il cammino dell’Italia è partito con un oro Europeo (2021) e uno Mondiale (2022) e poi un argento, di nuovo all’Europeo (2023). Insomma dopo aver “già vinto”, i ragazzi del volley devono capire se vogliono “affermarsi al top” o accontentarsi di essere genericamente tra i migliori. Il discorso di Sbertoli chiaramente è riferito alla sua Trento, ma anche l’Italia è ad un bivio. “Non è un caso che in campo ci sia stata tanta Nazionale – aggiunge poi il palleggiatore – però le cose vanno replicate e non è scontato. Ma fanno ben sperare per il futuro azzurro”.

Come siamo arrivati al trionfo di una società che è sulla cresta dell’onda da due decenni, che lavora sui giovani e ha lanciato talenti come Kaziyski, Juantorena e Giannelli (il capitano azzurro che non vogliamo destituire, sia chiaro) e ha vinto non solo sei scudetti ma quattro Champions League, l’ultima proprio lo scorso anno con quasi gli stessi giocatori? In questa stagione Trento ha perso quattro delle cinque competizioni a cui partecipava: Supercoppa, Mondiale per club, coppa Italia e coppa Cev. Quest’ultima, in semifinale contro Ankara, sembrava essere la più dolorosa. Invece la squadra si è rialzata di nuovo e, vinta la regular season per un pelo, si è compattata arrivando a giocarsi lo scudetto non con Perugia, la sfida che tutti si aspettavano, ma con Civitanova, che stava interpretando al meglio i playoff. Il tutto avendo la certezza che l’allenatore Fabio Soli non sarebbe stato riconfermato (al suo posto l’argentino Mendez) e il neo azzurro Rychlicki andrà a giocare in Polonia. Invece la squadra è rimasta solida, fiduciosa e affamata. Si è aggrappata al talento immenso del suo giocatore più straordinario, Alessandro Michieletto ed ha affidato a lui le maggiori responsabilità in attacco. Classe cristallina, potenza fisica e intelligenza tattica, Michieletto è stato sostanzialmente infermabile in queste finali.

“Il primo scudetto è stato un sogno, questo è felicità pura, venivamo da un anno in cui ci fermavamo sempre sul più bello. Ma io non sono il leader, questa è una squadra che mette davanti la forza gruppo. Abbiamo vinto così”. E il nome nuovo che vedremo in azzurro invece? Kamil Rychlicki andrà a formare insieme a Romanò e Bovolenta il trittico di opposti. Ci sono buone probabilità che il 28enne lussemburghese naturalizzato italiano possa sbaragliare la concorrenza e ritagliarsi da subito un posto da titolare. È allora che servirà ricordarsi il memoriale di Sbertoli: affermarsi al top o accontentarsi, a volte? Trento ha capito come si fa, ora la palla passa agli azzurri.

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