Nel 1993 David Walsh, project manager della società canadese Bre-X Minerals, fu al centro di una truffa mineraria da sei milioni di dollari: ingannò gli investitori con false affermazioni sulla scoperta di un enorme giacimento d’oro a Busang, in Indonesia. Cinque anni dopo morì alle Bahamas per un aneurisma cerebrale prima che potesse essere chiamato a rispondere del suo ruolo nella vicenda. Quasi vent’anni dopo il regista Stephen Gaghan, premio Oscar nel 2001 per Traffic, decise di fare una trasposizione cinematografica della storia chiamando Matthew McConaughey a interpretare il ruolo del prospettore ovvero l’esecutore di ricerche minerarie. Così, in Gold – La grande truffa, l’attore statunitense divenne Kenny Walls, ereditiere di una società di studio dei giacimenti chiamata Washoe. Il prospettore, spiega McConaughey nel film, “è qualcuno convinto di trovare quello che cerca ed è convinto che lo troverà. Una voce gli dice di non fermarsi mentre tutti tornano indietro ma lui resta lì, da solo, con la convinzione che ci sia qualcosa lì fuori”.
Un pensiero condiviso da Mezzosangue, rapper romano classe 1991, per Kenny Wells, singolo che ha anticipato il suo nuovo album Viscerale, uscito lo scorso 4 aprile. Si tratta del quarto album di inediti per Luca Ferrazzi, tre anni dopo il precedente Sete e un anno dopo la riedizione del suo mixtape d’esordio Musica Cicatrene. E dal 25 ottobre sarà in tour nei club di Roma, Milano, Firenze, Perugia, Senigallia (AN), Padova, Napoli e Bologna. “Nel discorso di Kenny Wells lui parla di oro a livello figurato – racconta l’artista al Foglio – in realtà lo faccio anche io: il mio oro è la consapevolezza di sé e l’idea di lasciare tutto il resto fuori”.
Senza mai scendere a compromessi?
L’idea è quella di distruggere i compromessi e andare verso il criticabile, quasi una terapia d’urto. Se con Sete mi lanciavo contro l’dea di rompere le aspettative di quello che avrebbe infastidito, con Viscerale ho agito più di pancia.
Più spontaneo quindi
Prima ero abituato a ragionare molto e a incastrare tutto concettualmente. Questo disco invece è proprio nato con l’idea di essere spontaneo.
Pensa così di aver stravolto le aspettative del suo pubblico?
Cerco sempre di tenere fuori il mondo esterno quando scrivo. Penso di aver eluso le aspettative, ho lasciato fuori l’idea delle persone che hanno di me e che io ho di me stesso.
In “Merge et libera” cita “coloro che odiano”. Anche lei si sente un odiatore?
È un discorso che si adatta a qualunque persona. Siamo educati al giudizio immediato, tutte le cose veloci, come l’approccio ai social, hanno una base di ignoranza e molto spesso sfociano nell’odio e nell’esaltazione.
In “Valzer” ha inserito “Non ti lascerò” di Orietta Berti. Come le è venuto?
L’idea di inserire la Berti è nata insieme a G-laspada, il producer del brano. Ci siamo detti “Perchè non prendiamo un brano italiano che non sia una hit ma che abbia tanta qualità?”. Volevamo valorizzare la sua voce in un modo che non era ancora stato fatto.
Qual è la sua idea di “Pronoia”?
Nel brano omonimo io la contrappongo alla paranoia. Vuol dire avere l’idea che tutto sta cospirando per farti riuscire nelle cose che ti prefissi.
Quando è uscito “Diluvio Universale” con Ultimo nel 2024 ci sono state diverse polemiche per la vostra unione artistica. Com’è nata l’idea?
Ultimo è un mio fan, mi segue da 10 anni, è venuto a diversi concerti. Ci siamo trovati spesso a parlare ma una volta, mentre eravamo in studio, mi ha chiesto di comporre un brano insieme. Così è nato “Diluvio Universale”, in maniera molto naturale.
Ha ancora senso portare la maschera oggi?
Mi aiuta a stare coi piedi per terra e tiene separati i miei due mondi, quello privato e quello artistico. Non so se è un valore aggiunto oggi. Serviva per eliminare l’ego di fare musica ma negli anni si è evoluta l’idea. Per ogni disco c’era una maschera e ognuna aveva il suo concetto.
Ha mai pensato di toglierla?
Costantemente. Chissà se accadrà in futuro.
Come si sta preparando al tour?
Stiamo organizzando tutto per creare qualcosa di bello e inaspettato che faccia sentire tutti a casa.