Deregulation e concorrenza: l’agenda Séjourné fa bene all’Ue e all’Italia

Per un lungo periodo, la creazione del mercato unico è stata la priorità economica dell’Ue, poi è arrivato il declino. Il testo del commissario per l’Industria propone una nuova strategia di lungo termine: per rendere la nostra economia più dinamica bisogna rimuovere i vincoli alla concorrenza

La Commissione torna a parlare di mercato unico e l’Italia dovrebbe farsene paladina. Il 21 maggio, l’esecutivo Ue dovrebbe rilasciare una comunicazione con la strategia per rilanciare il mercato interno, attraverso semplificazioni, revisioni delle regole obsolete o che impongono obblighi sproporzionati e un deciso intervento sulla proliferazione di norme nazionali dal sapore protezionistico. E’ un segnale del cambio di passo annunciato da Ursula von der Leyen e affidato al commissario per l’Industria, Stéphane Séjourné.

Le bozze del documento individuano sei priorità: riduzione delle barriere interne, sviluppo del mercato dei servizi, focalizzazione sulle piccole e medie imprese, accelerazione della digitalizzazione, sburocratizzazione e cooperazione degli stati membri. E’ soprattutto nel primo punto che si vede un aggiustamento di rotta. Per un lungo periodo, la creazione del mercato unico è stata la priorità economica dell’Ue. L’abbattimento delle barriere non tariffarie alla libera circolazione dei beni è stato il primo tassello. L’ampliamento al settore dei servizi, capitali e professioni non è invece mai davvero decollato, a causa delle resistenze degli stati. Questa fase è culminata con la direttiva Bolkestein del 2006. Ma lì è iniziato anche il declino, con l’annacquamento della direttiva. Non è un caso se diversi tra i punti sollevati dalla bozza riguardano le questioni lasciate insolute all’epoca: come il mutuo riconoscimento delle abilitazioni professionali o l’utilizzo dei lavoratori transfrontalieri.

Il testo di Sejourné propone una nuova strategia di lungo termine: per rendere la nostra economia più dinamica bisogna rimuovere i vincoli alla concorrenza. “Basterebbe un incremento del 2,4 per cento dell’interscambio europeo di beni – si legge – per compensare la riduzione del 20 per cento dell’export verso gli Stati Uniti”. Negli ultimi anni, invece, si è assistito a una proliferazione delle barriere al mercato interno che non solo ne hanno ostacolato il completamento ma sono andate a scalfire anche la libera circolazione dell’unico settore, quello dei beni, in cui il mercato unico si stava pienamente realizzando, distogliendo risorse preziose dall’investimento e dall’innovazione. Inoltre, In particolare, c’è stata eccessiva tolleranza verso norme nazionali che, quando non sono in aperto contrasto con le regole dell’Unione, ne minano l’efficacia: basti pensare alle regole sull’etichettatura degli imballaggi. Esempi di queste misure solo all’apparenza rivolte alla sostenibilità o alla tutela dei consumatori sono il provvedimento francese sull’etichettatura dei prodotti in relazione alla raccolta differenziata o l’intemerata di Adolfo Urso contro la shrinkflation (in entrambi i casi la Commissione ha giustamente aperto procedure di infrazione).

La proposta più ambiziosa è la creazione di un “ventottesimo regime” per la costituzione di nuove imprese. Si tratterebbe dell’inizio di un progetto più ampio, cioè la creazione di un codice europeo dell’impresa, invocato dal Rapporto Letta e, anch’esso, negli effetti simile al principio del paese di origine inizialmente contenuto (e poi eliminato) nella Bolkestein.

Sebbene questa bozza di comunicazione si ponga in forte discontinuità con gli atteggiamenti recenti della Commissione, ha un valore puramente politico. Inoltre, non è scontato che Sejourné raggiunga l’obiettivo, visto che dovrà superare le resistenze di interessi organizzati, burocrazie e tendenze politiche che hanno finora voluto espandere la micro-regolazione europea. Questa svolta andrebbe a vantaggio soprattutto degli stati con minore presa politica sulle istituzioni europee e con minore capacità di spesa. Insomma, è a paesi come l’Italia che conviene una sterzata sul mercato interno: come correttamente rileva la bozza di comunicazione, a essere messi a repentaglio oggi non sono solo i mercati dei servizi, ma anche quelli dei beni, dove si gioca la parte più dinamica e produttiva della nostra economia.

Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti farebbero bene a leggere con attenzione il documento, scrollandosi di dosso (e rimuovendo dai rispettivi partiti) le scorie di anti-europeismo pregiudiziale: negli anni l’attività regolatoria europea si è dilatata, al prezzo di perdere la capacità di far rispettare le norme del mercato interno. Oggi serve un’Europa più forte, e per questo più incisiva sul mercato interno e meno esondante nell’attività regolatoria.

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