Per la prima volta dalla riforma protestante abbiamo un Papa abituato a considerare i cattolici come una minoranza che, se vuole contare qualcosa, deve cercare motivi di unione. Anche in questo senso va letto il suo motto episcopale, l’agostiniano “In Illo Uno unum”
Forse più dell’essere statunitense, la peculiarità geografica che caratterizza Leone XIV è di provenire da un’area in cui i cattolici non sono maggioranza assoluta, a differenza dell’Argentina di Bergoglio, della Baviera di Ratzinger, della Polonia di Wojtyła e dell’Italia dei Papi dei quattro secoli precedenti. L’ultimo Papa straniero prima di loro, Adriano VI, era arrivato dall’Olanda, che di lì a poco sarebbe passata al calvinismo, usandolo come leva per definire la propria identità nazionale e dichiararsi indipendente. In Illinois i cattolici sono stimati sotto il 40 per cento della popolazione e, nell’intero stato, i sacerdoti diocesani sono poco più di mille: circa la metà di quanti ce ne sono nella sola diocesi di Milano, per rendere l’idea. Per la prima volta dalla riforma protestante, dunque, abbiamo un Papa abituato a considerare i cattolici come minoranza, per quanto di rilievo; sa quindi che le minoranze, se vogliono contare qualcosa, devono cercare motivi di unione e non di divisione. Forse anche in questo senso va letto il suo motto episcopale, l’agostiniano In Illo Uno unum, che può tradursi “una cosa sola nello stesso Cristo”: sotto Leone IX, che scomunicò il patriarca di Costantinopoli Michele Cerulario, si consumò la crisi che portò allo scisma della chiesa ortodossa; sotto Leone X, che mezzo millennio dopo sottovalutò colpevolmente Martin Lutero, si verificò la nascita dell’arcipelago protestante; chissà che dopo un altro mezzo millennio, sotto Leone XIV, non si torni tutti uniti.