Chi erano gli altri Papa Leone, prima di Prevost

Da “San Leone Magno”, che fermò Attila, a Leone III, che incoronò imperatore Carlo Magno. Da quello che fece costruire la Città Leonina intorno a San Pietro al protagonista dello Scisma d’Oriente. Da Leone X, papa umanista figlio di Lorenzo il Magnifico che si scontrò con Lutero, al Leone XIII della De Rerum Novarum

Uno dei motivi per cui l’agostiniano Robert Francis Prevost avrebbe deciso di definirsi Leone XIV è stato individuato nel favore che Leone XIII ebbe per gli agostiniani, decidendo di rilanciarli in un momento in cui stavano addirittura per scomparire. Un altro nel suo carattere di Papa “sociale”, con l’enciclica Rerum novarum. Assieme al fatto che è stato in America Latina ed ha addirittura la cittadinanza peruviana oltre a quella statunitense, ciò è stato letto come evidente intenzione polemica verso le linee e gli slogan di Trump. Addirittura, sta venendo avanzato un parallelo con ciò che rappresentò l’elezione del polacco Giovanni Paolo II rispetto al comunismo. Ovviamente, sono interpretazione che dovranno essere verificate con ciò che avverrà in futuro. È però vero che Leone, nome che implica forza e coraggio, è stato effettivamente spesso associato a pontefici che si sono trovati di fronte a avversari temibili, o comunque a sfide complicate.

A partire da San Leone Magno: il Leone I che inizia la lista. Nato in Toscana attorno al 390, Papa tra 440 e 461, è famoso soprattutto per essere stato il Pontefice che nel 452 andò incontro a re degli Unni Attila, e lo convinse a non saccheggiare Roma. Grande costruttore di chiese, dal punto di vista della storia ecclesiastica fu però soprattutto un personaggio in prima linea sul fronte dogmatico. Grande avversario dei Manichei, con una sua lettera al Patriarca di Costantinopoli Flaviano contribuì in maniera decisiva alla condanna del monofisismo, che attribuiva a Gesù la sola natura divina, al Concilio di Calcedonia del 451.

Due secoli dopo Leone II, nato nel 611 non si sa bene se in Sicilia o in Calabria, regnò per meno di un anno, dal 17 agosto 682 al 3 luglio 683. Fu molto più lungo il periodo che passò dalla sua elezione, nel gennaio 681, al suo insediamento, per il fatto che l’imperatore Costantino IV ritardò la sua approvazione in attesa che tutto l’Occidente approvasse le conclusioni di quel sesto concilio ecumenico che a Costantinopoli tra il 680 e il 681 aveva condannato l’eresia monotelita, che unificava la natura divina e quella umana di Gesù in una sola volontà. Anche lui si trovò dunque in qualche modo in prima linea.

Leone III, nato a Roma nel 750 e Papa dal 27 dicembre 795 al 12 giugno 816, fu soprattutto colui che la notte di Natale dell’800 incoronò Carlo Magno, dando vita al Sacro Romano Impero. Ma, prima, il 25 aprile 799, era scampato per poco a un attentato di nobili romani a lui ostili, che lo avevano obbligato per un po’ a lasciare Roma ed a rifugiarsi proprio presso la corte di Carlo.

Erano tempi pericolosi e Leone IV, nato a Roma nel 790 e Papa dal 10 aprile 847 al 17 luglio 855, ebbe a sua volta il problema delle incursioni saracene. Per questo fece proteggere la zona attorno a San Pietro col complesso di fortificazioni che fu chiamato appunto Città Leonina, e così è ancora denominato.

Ancora peggio per Leone V, nato a Ardea (37 km a sud di Roma) non si sa esattamente quando, e Papa solo per poco più di un mese, dal luglio al settembre 903. Deposto dall’antipapa Cristoforo, fu assassinato nel gennaio successivo.

Brevissimo anche il regno di Leone VI, nato a Roma non si sa quando, e sul trono dal maggio al dicembre 928, quando morì. Probabilmente si risparmio così di doversi dimettere. In quel periodo padrona effettiva della città era la famigerata Marozia, che stava preparando l’ascensione al soglio di suo figlio Giovanni.

Leone VII, nato a Roma in anno sconosciuto, riuscì invece a regnare 3 anni e 191 giorni, dal 3 gennaio 936 al 13 luglio 939. Probabilmente monaco benedettino, dovette accettare controvoglia l’elezione a lui imposta dal padrone di Roma dell’epoca, Alberico II di Spoleto. Fu importante come promotore del monachesimo cluniacense, ma probabilmente anche lì seguendo le direttive di Alberico.

Di Leone VIII, nato a Roma tra 810 e 820 e Papa per un anno e 87 giorni dal 6 dicembre 963 al primo marzo 965, ci fu addirittura un dubbio di legittimità. Imposto dall’imperatore Ottone I di Sassonia dopo che aveva rimosso Giovanni XII, fu ordinato sacerdote il giorno dopo la sua elezione e il giorno prima del suo insediamento, e dovette affrontare una sollevazione popolare sobillata dal suo predecessore, che lo cacciò da Roma. Deposto dopo due mesi e mezzo di pontificato, tornò sul Soglio appunto Giovanni XII, che però morì quasi subito. Il popolo romano elesse Benedetto V, ma gli imperiali cinsero di assedio la città, e ci riportarono Leone VIII, che a questo punto regnò tranquillamente fino alla morte, venuta però anch’essa poco dopo. In questa baraonda, molti elenchi papali medioevali non lo considerarono pontefice legittimo. Ma alla fine è stato in qualche modo accettato.

Tutt’altro profilo rispetto a Bruno dei conti di Egisheim-Dagsburg: nato a Eguisheim in Alsazia il 21 giugno 1002, e Papa Leone IX per sei anni e 66 giorni dal 12 febbraio 1049 al 19 aprile 1054. Considerato il quarto papa tedesco della Chiesa cattolica, anche se sua città di origine sta oggi in Francia, fu il primo grande papa fautore della riforma della Chiesa dell’XI secolo, con la lotta alla simonia e al concubinato clericale, e la imposizione del celibato ecclesiastico. Con lui si arrivò anche allo Scisma d’Oriente del 1054, con la grande rottura tra cattolicesimo e ortodossia. È venerato come santo.

Se Leone I aveva rotto con i monofisiti, Leone II con i monoteliti e Leone IX con gli ortodossi, Leone X fu colui che invece si trovò di fronte alla rivolta di Martin Lutero. Al secolo Giovanni di Lorenzo de’ Medici, nato a Firenze l’11 dicembre 1475, era il secondogenito di Lorenzo il Magnifico, e fu Papa per otto anni e 267 giorni, dal 19 marzo 1513 al primo dicembre 1521. Prima di lui c’era stato Giulio II il Papa guerriero, e prima ancora, a parte i 23 giorni del brevissimo pontificato di Pio III, Alessandro VI Borgia, il Papa donnaiolo. Tutti quanti avevano in realtà promosso le arti rinascimentali, ma il Medici Leone X ancora di più, da cui la battuta “prima regnava Venere (=Alessandro VI), poi Marte (=Giulio II), adesso regna Pallade Atena”. La dea della sapienza dopo quella dell’amore e il dio della guerra… Ultimo papa a essere semplice diacono al momento dell’elezione, indicativa dell’epoca è anche la frase a lui attribuita: “Dio ci ha dato il papato, godiamocelo”. Nella necessità però di finanziare arte e lussi con la vendita delle indulgenze, provocò appunto la citata protesta di Martin Lutero, che nel 1517 affisse le sue 95 tesi, e nel 1521 fu da lui scomunicato.

Brevissimo il Papato di Leone XI: appena 27 giorni, dal primo al 27 aprile 1605, da cui il soprannome di “Papa Lampo”. Nato a Firenze il 2 giugno 1535, era anche lui un Medici: Alessandro di Ottaviano de’ Medici di Ottajano, zio della regina di Francia Maria de’ Medici.

Marchigiano di Genga in provincia di Ancona, nato il 2 agosto 1760, il conte Annibale Francesco Clemente Melchiorre Girolamo Nicola della Genga divenne Papa Leone XII dal 28 settembre 1823 al 10 febbraio 1829, per cinque anni e 135 giorni. Prima di lui c’era stato Pio VII, personaggio che nel “Marchese del Grillo” è interpretato da Paolo Stoppa, e di cui sono rimasti famosi i duelli verbali col protagonista impersonato da Alberto Sordi, Senza apparire allo stesso modo in prima fila, anche Leone XII è legato a un film famoso: “Nell’anno del Signore”, di Luigi Magni. Nemico giurato dei rivoluzionari, con lui avvenne infatti l’esecuzione dei due carbonari Leonida Montanari e Angelo Targhini. Nel film si vedono in particolare i popolani che lo sfottono come “Papa Limone”, per il suo colorito giallo. Di malferma salute, aveva ricevuto ben 17 volte l’estrema unzione, ed era particolarmente preso di mira dalle Pasquinate. “Fior di mughetto/ papa Leone è diventato matto/ ha chiuso le osterie e allarga il ghetto” era appunto una che si riferiva a due sue decisioni controverse. “Alli dieci di febbraro/ accaddette un fatto raro/ un fierissimo leone/ fu ammazzato da un somaro”, è un’altra sulla voce che la sua morte fosse stata dovuta a un medico incompetente. E pure a dopo la morte: “Qui della Genga giace/ per sua e nostra pace”.

Ma, appunto, quello di cui resta la memoria maggiore è Vincenzo Gioacchino Raffaele Luigi Pecci. Nato il 2 marzo 1810 a Carpineto Romano, città metropolitana di Roma sui Monti Lepini ai confini con le province di Latina e Frosinone, al tempo in cui era Impero Francese. Primo papa eletto dopo la fine dello Stato Pontificio, il 20 marzo 1878, e morto il 20 luglio 1903. Erede di Pio IX, spogliato da Porta Pia, mantenne formalmente il non riconoscimento della annessione italiana, con tanto di divieto ai cattolici di votare alle politiche, anche se invece partecipavano alle amministrative. Ma di fatto accettò il passaggio da una dimensione di sovrano politico a una di pastore spirituale col produrre una quantità enorme di encicliche: ben 86. La più importante fu la Rerum Novarum, con cui il 15 maggio 1891 delineò una dottrina sociale della Chiesa per affrontare i problemi della rivoluzione industriale. Una terza via tra liberalismo e socialismo che nell’immediato prende le distanze da entrambi ma nel lungo periodo permetterà un dialogo, con la nascita del sindacalismo cattolico e anche dei partiti democratici cristiani.

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