Tra i 133 porporati riuniti nella Cappella Sistina ce ne sono alcuni che non indossano la consueta veste rossa. Si tratta di due domenicani e di cinque esponenti di riti differenti dal latino
Una cosa che attira attenzione e curiosità nello spettacolo del Conclave sono i cardinali che portano abiti diversi da quelli tradizionali rossi. In due casi, si tratta del fatto che appartengono all’Ordine dei Domenicani, la cui veste è bianca. Uno è il londinese Timothy Radcliffe, 79 anni, unico cardinale non vescovo del conclave. L’altro è il 63enne Jean-Paul Vesco, nato a Lione e arcivescovo metropolita di Algeri.
Altri cinque cardinali dall’abito differente appartengono invece a riti differenti dal latino. Fin dal Medio Evo la Chiesa Cattolica ha infatti portato avanti una politica di reinclusione di altre chiese che si erano da essa separate, offrendo loro piena autonomia organizzativa – compresa la possibilità di sposarsi per il clero secolare – e rituale in cambio del riconoscimento del primato del Papa e della teologia cattolica. In tutto si tratta di 24 chiese, che assieme alla Chiesa Latina costituiscono un insieme di 25 chiese. Su 1,3 miliardi di cattolici, gli aderenti a queste 24 chiese sono circa 18 milioni.
Quindici di queste chiese sono di rito bizantino, e corrispondono a rami tornati con il cattolicesimo di chiese ortodosse. Sono la Chiesa cattolica greco-melchita, la Chiesa greco-cattolica albanese, la Chiesa cattolica greca di rito bizantino, Chiesa bizantina cattolica in Italia, la Chiesa bizantina cattolica in Kazakistan e Asia Centrale, la Chiesa greco-cattolica bielorussa, la Chiesa greco-cattolica bulgara, la Chiesa bizantina cattolica di Croazia e Serbia, la Chiesa greco-cattolica macedone, la Chiesa greco-cattolica rumena, la Chiesa greco-cattolica russa, la Chiesa greco-cattolica rutena, la Chiesa greco-cattolica slovacca, la Chiesa greco-cattolica ucraina e la Chiesa greco-cattolica ungherese. Tre sono di rito alessandrino, e corrispondono a rami tornati con il cattolicesimo di chiese miafisite di lingua copta: la Chiesa Cattolica Copta, la Chiesa Cattoliche Etiope e la Chiesa Cattolica Eritrea. Pure composte da ex-miafisiti sono la Chiesa Armeno Cattolica, di Rito Armeno, e due delle tre chiese di rito antiocheno o siriaco-occidentale: la Chiesa Cattolica Sira e la Chiesa Cattolica Siro-Malankarese. La terza chiesa di rito antiocheno o siriaco-occidentale è la Chiesa Maronita. Si distingue perché è l’unica che esiste solo nella versione cattolica, e perché è costituita da ex-monoteliti, e non ex-miafisiti.
Per chiarire un attimo la differenza è utile accennare alle dispute teologiche sulla natura di Gesù nei primi secoli della cristianità: per gli ariani aveva solo natura umana; per i monofisiti, da cui i miafisiti, solo natura divina; per i monoteliti due nature umana e divina unite da una sola volontà; per i nestoriani due nature umana e divina, per cui Maria era madre della sola parte umana. Sono ex-nestoriane tornate al cattolicesimo appunto le due chiese di rito caldeo o siro-orientale: la Chiesa Caldea e la Chiesa Cattolica Siro-Malabarese.
Quella con più fedeli tra queste chiese è la Chiesa Greco-Cattolica Ucraina: nata nel 1595 da ex-ortodossi, ne conta più di 5.350.735. Vietata durante tutto il periodo sovietico, sopravvisse nella diaspora, prima di poter tornare in patria dopo la fine del comunismo. Il suo rappresentate al Conclave, Mykola Bychok, è infatti Vescovo Eparchiale di Saints Peter and Paul of Melbourne degli Ucraini, in Australia. È però nato in Ucraina a Ternopil, nel 1980. Ha potuto seguire la sua vocazione appunto grazie alla fine del comunismo e alla indipendenza ucraina. Con i suoi 45 anni, si è segnalato non solo per il suo abito diverso, ma anche per essere il cardinale più giovane. Addirittura millennial.
La seconda per consistenza è la Chiesa Cattolica Siro-Malabarese, presente in India e nata nel 1665 con ex-nestoriani. Con 3.828.591 fedeli conteggiati, è rappresentata al Conclave dal cardinale George Jacob Koovakad. Classe 1973, Arcivescovo titolare di Nisibi dei Calde, è Prefetto del dicastero per il Dialogo interreligioso e responsabile dei Viaggi apostolici presso la Segreteria di stato.
La terza per consistenza sarebbe quella Maronita: fondata nel 451 e con sede in Libano ma con una forte diaspora, arriva a 3.290.539. Il suo cardinale Béchara Boutros Raï, Patriarca di Antiochia dei Maroniti, ha però più di 80 anni, e dunque non vota. Senza cardinali la Chiesa greco-cattolica melchita con 1.614.604 fedeli (nata nel 1729), la Chiesa greco-cattolica rutena, con 646.243 (nata nel 1646), e la Chiesa armeno-cattolica, con 593.459. Fuori quota anche Lucian Mureșan, arcivescovo maggiore della Chiesa greco-cattolica rumena, con 707.452 fedeli (nata nel 1742). La successiva chiesa per consistenza a votare al Conclave è la Chiesa Cattolica Caldea, con 490.371 fedeli. Nata nel 1552, con la sua sede in Iraq, il suo cardinale è Louis Raphaël I Sako, Patriarca di Babilonia dei Caldei.
Di consistenza di poco inferiore è la Chiesa cattolica siro-malankarese, nata nel 1930 con 420.081. Anch’essa di rito siriaco e incentrata in India ma composta da ex-miafisiti, vota con il cardinale Baselios Cleemis Rito, Arcivescovo Maggiore di Trivandrum dei Siro-Malankaresi.
Tra le chiese minori, quella con un cardinale votante è la Chiesa cattolica etiope, nata nel 1622, con 229.547. È rappresentata da Berhaneyesus Demerew Souraphiel, Arcivescovo Metropolita di Addis Abeba.