Scontro senza precedenti tra il Csm e i procuratori antimafia. Salta l’incontro di martedì

Il procuratore nazionale antimafia Melillo e i procuratori distrettuali antimafia attaccano la circolare adottata dal Csm sulle procure lo scorso luglio. Il Csm, irritato, annulla il vertice con i pm programmato per martedì proprio per discutere della materia

Scontro senza precedenti tra il Consiglio superiore della magistratura e i pm antimafia. Per martedì prossimo il Csm aveva fissato un incontro con i procuratori di tutta Italia per fare il punto sui primi mesi di applicazione della nuova circolare sulle procure, adottata a luglio. Anziché attendere l’incontro, però, nei giorni scorsi il procuratore nazionale antimafia Melillo e i procuratori distrettuali antimafia hanno inviato una missiva al Csm in cui criticano duramente la circolare, con toni e contenuti che sono stati ritenuti inopportuni. Risultato: il Csm, irritato, ha annullato il vertice di martedì.

A promuovere l’incontro di martedì era stata la Settima commissione del Csm, competente sull’organizzazione delle procure e che un anno fa aveva appunto elaborato la nuova circolare sugli uffici requirenti, poi approvata dal plenum dell’organo di governo autonomo della magistratura. All’incontro, secondo quanto risulta al Foglio, avrebbero dovuto partecipare i procuratori di tutta Italia, i quali avrebbero avuto la possibilità di avanzare osservazioni e spunti di riflessione sui primi mesi di applicazione della circolare.

Una circolare che, come avevamo raccontato su queste pagine, era stata approvata tra diverse critiche di magistrati, che sottolineavano una riduzione dei poteri dei dirigenti delle procure, oltre che una burocratizzazione delle procedure organizzative interne. La circolare stabilisce, per esempio, che i capi delle procure debbano definire i criteri organizzativi dell’ufficio soltanto dopo aver consultato tutti i magistrati che compongono l’ufficio stesso, tenendo necessariamente conto delle loro indicazioni.

Anziché aspettare, però, il vertice di martedì, il 29 aprile il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo e tutti i procuratori distrettuali antimafia hanno inviato una missiva (indirizzata non alla Settima commissione, ma direttamente al comitato di presidenza del Csm) con valutazioni molto dure sui primi mesi di vigenza della circolare. “L’esperienza sul campo – si legge nel documento – ha evidenziato criticità che si riflettono negativamente sia sulla operatività e funzionalità degli uffici requirenti, che sulla loro capacità di fornire, con la necessaria prontezza ed efficacia, risposte alla complessiva domanda di giustizia in sede penale”.

Nella missiva, i pm antimafia affermano anche che “alcune disposizioni della circolare e alcuni profili della sua concreta applicazione non solo – senza corrispondere ad alcuna effettiva esigenza – rallentano gravemente le attività organizzative e quindi investigative e di coordinamento esterno e interno delle procure, ma, in aggiunta, non sono necessitate ed imposte dalla normativa primaria”. Insomma, sostengono con durezza i vertici delle procure antimafia, “sembra, per dirla con estrema chiarezza, che il Csm, con la circolare in esame, sia andato oltre rispetto alla cosiddetta tabellarizzazione delle procure che il legislatore aveva previsto”. In altre parole, con la sua circolare il Csm sarebbe andato oltre le previsioni legislative (quelle della riforma Cartabia del 2022). Un’accusa molto pesante, che si unisce a quella di aver introdotto “formali e burocratici adempimenti fini a se stessi”, nonché “passaggi e iter tanto inutili quanto laboriosi”.

“Secondo un taglio pratico, si propone di curarsi dei rami fruttiferi e potare quelli secchi, agevolando il lavoro di tutti”, è la conclusione tranchant del documento firmato da Melillo e i suoi colleghi, e poi inviato al Csm, senza neanche i saluti finali.

Le tempistiche della missiva, oltre che i toni e i contenuti in essa utilizzati, hanno irritato e non poco la Settima commissione del Csm, che ha così deciso di annullare l’incontro programmato per martedì. Insomma, uno scontro istituzionale senza precedenti si è consumato in silenzio, con conseguenze che ora andranno valutate.

Già prima dell’approvazione della circolare da parte del plenum, Melillo e i procuratori distrettuali antimafia in un documento inviato alla Settima commissione avevano espresso diverse perplessità sui contenuti della circolare. “Occorre evitare regole assolute e tassative tipizzazioni, foriere di controlli solo formali e burocratici”, avevano ammonito. Vista la lettera inviata nei giorni scorsi, evidentemente i procuratori antimafia ritengono che la circolare sia andata, loro malgrado, proprio in quella direzione.

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  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto “I dannati della gogna” (Liberilibri, 2021) e “La repubblica giudiziaria” (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]

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