La risposta militare dell’India contro il Pakistan è la più significativa dalla guerra del 1971, dicono alcuni analisti. Ora si attende una potenziale risposta del Pakistan, diviso fra falchi e colombe
Quando nella regione era passata l’una di notte, l’India ha condotto diversi bombardamenti su alcune infrastrutture del Pakistan, in quella che da giorni definisce la “vendetta” per l’uccisione, due settimane fa, di 26 civili in un attacco terroristico nell’area del Kashmir considerata territorio indiano. La comunità internazionale adesso teme che l’escalation fra le due potenze dotate di armi nucleari torni a un livello inedito – l’ultima crisi è considerata quella del 2019 – e si rischi il conflitto su larga scala. Secondo alcuni analisti la risposta militare dell’India contro il Pakistan è la più significativa dalla guerra del 1971.
Anche il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi si trova da ieri a Islamabad “per una visita ufficiale di due giorni” su invito del ministro dell’Interno Mohsin Naqvi, programmata da tempo, con colloqui con tutta la leadership pachistana. E’ probabile che l’intelligence italiana non abbia avvertito in tempo il ministero del potenziale pericolo di una crisi fra i due paesi, che però era noto a tutti da almeno quindici giorni.
I bombardamenti di ieri, condotti dal territorio indiano, avrebbero colpito con missili a medio e lungo raggio nove siti in Pakistan e nell’area del Kashmir controllata dal Pakistan. L’hanno chiamata “Operation Sindoor”, operazione sindur – il vermiglio che le donne indù mettono sulla fronte come simbolo del matrimonio. Un’immagine diffusa subito dopo l’inizio degli attacchi da parte dell’Esercito indiano mostrava una grafica con la scritta “operazione sindoor” e con una delle due O rappresentata da una ciotola di polvere: secondo le ricostruzioni dell’attacco terroristico di Pahalgam, le donne indù sarebbero state divise dagli uomini, poi uccisi a colpi di pistola davanti alle loro mogli. Nella didascalia usata dall’Esercito si legge: “Giustizia è fatta. Jai Hind”.
Secondo quanto riferito in una conferenza stampa del segretario agli Esteri Vikram Misri e dai rappresentanti delle Forze armate di Delhi, i missili avrebbero colpito “specificamente nove infrastrutture terroristiche da cui l’attacco contro l’India è stato pianificato e diretto”. Secondo le informazioni dell’intelligence indiana, sarebbero luoghi legati ai gruppi terroristici Lashkar-e Taiba, attivo più o meno in tutta l’Asia meridionale e con legami ad al Qaida, e Jaish-e-Mohammad, gruppo più legato al Pakistan e – sempre secondo l’intelligence indiana – direttamente legata ai servizi segreti pachistani, il famigerato ISI. Islamabad ha dichiarato che ci sarebbero 26 morti.
Il primo ministro Shehbaz Sharif ha dichiarato in un comunicato che “il Pakistan ha tutto il diritto di dare una risposta adeguata a questo atto di guerra imposto dall’India e una risposta adeguata sarà data”. Islamabad ha detto di voler procedere con una risposta “misurata ma energica”. Nel corso della notte sono stati sparati alcuni colpi di artiglieria anche sul confine, e sarebbero stati colpiti forse due caccia indiani, ma le notizie sono confuse e non confermate. L’India ha fatto sapere che la reazione pachistana ha portato alla morte di otto persone.
Secondo fonti militari indiane del Foglio, Delhi si aspetta una risposta pachistana non in profondità, ma sempre nell’area del Kashmir. Da giorni, durante la preparazione e l’attesa dell’attacco, l’India ha chiesto alla società civile di prepararsi a qualsiasi emergenza.
Il primo ministro indiano Narendra Modi aveva già declinato l’invito del presidente della Federazione russa Vladimir Putin a recarsi a Mosca per il 9 maggio, il “giorno della Vittoria”, a causa della crisi con il Pakistan. Anche il ministro della Difesa pachistano Khawaja Asif ha annullato la sua visita a Mosca, e dopo l’operazione Sindoor indiana ha detto ad alcuni giornalisti: “Se l’India è pronta a fare marcia indietro… l’India ha preso l’iniziativa, noi abbiamo solo risposto. Abbiamo sempre detto, negli ultimi quindici giorni, che non inizieremo mai nulla di ostile contro l’India”. Non è chiaro se le dichiarazioni di Khawaja Asif siano un bluff o una strategia diplomatica: in un comunicato, il ministero degli Esteri cinese ha fatto sapere che “la Cina ritiene deplorevole l’operazione militare dell’India di questa mattina. Siamo preoccupati per la situazione in corso. L’India e il Pakistan sono e saranno sempre vicini”. La Cina ha forti legami con la leadership pachistana e un rapporto a lungo deteriorato con l’India.