La Exoneree Band, il nuovo libro, le passioni da nerd. Intervista a Amanda Knox

In quattro anni di detenzione è riuscita a imparare l’italiano grazie alla musica. Oggi si racconta in un libro e suona con un gruppo composto da persone condannate ingiustamente. Ma “per qualcuno sarò sempre Foxy Knoxy, sarò sempre intrappolata nella narrativa della ragazza accusata di omicidio”

“Sono stata accusata di un omicidio con cui non avevo nulla a che fare. Per tanti il mio nome e la mia faccia saranno sempre collegate alla morte della mia coinquilina Meredith, in quella notte del 2007 a Perugia”. Ma si deve guardare avanti e “mettere nero su bianco tutto quanto, anche i momenti più imbarazzanti e gli sbagli”, racconta Amanda Knox al Foglio. “Serve a recuperare una vita dopo che ti è stata quasi del tutto tolta. Ancora oggi, quando mi sento accusata”, dice la 37enne di Seattle, “provo a mostrare chi sono veramente: di certo non sono Foxy Knoxy”. Nonostante quel dramma che, quasi vent’anni dopo, “continua a fare capolino”, la nuova Amanda racconta il suo passato nel libro Free: My search for meaning.

Intanto sui social sono stati pubblicati i video della sua performance all’Innocence Network Conference di Seattle con la Exoneree Band, un gruppo composto da persone perseguite o condannate ingiustamente per crimini che non hanno compiuto. Se si sommano gli anni di pena di tutti i musicisti del gruppo, il totale è di oltre un secolo di prigione. Una band attiva dal 2010 ma che ha visto Amanda cantare per la prima volta nel 2018 grazie all’incontro con Antoine Day, batterista e cantante, condannato nel 1992 per l’omicidio di un uomo e il tentato omicidio di un altro, fuori da un negozio di liquori a Chicago. La sua pena fu revocata nel 2002, dopo dieci anni di carcere. Il gruppo mette in musica le storie di ingiustizia, dolore e speranza dei suoi componenti, con l’obiettivo di sensibilizzare sul tema degli errori giudiziari. “Eddie Vedder e Mike McCready dei Pearl Jam sono dei sostenitori”, racconta Amanda. “Hanno conosciuto il progetto per via del caso di Damien Echols”, uno dei “Tre di West Memphis”. Un caso del 1994 in cui, insieme a Jessie Misskelley Jr. e Jason Baldwin, Echols fu accusato dell’omicidio di tre bambini in Arkansas. Al termine del processo, Echols fu condannato alla pena di morte in quanto era l’unico maggiorenne del trio, gli altri all’ergastolo. Nel 2011 furono tutti scarcerati grazie a un Alford Plea, l’accettazione da parte dell’imputato della sanzione penale pur dichiarandosi innocente.

Durante i suoi quattro anni di detenzione nel carcere di Capanne, Amanda è riuscita grazie alla musica anche a imparare l’italiano: “Ascoltavo Jovanotti, gli Articolo 31 e Fabri Fibra”. I pochi ricordi positivi di quel periodo vengono poi dalla saga di J.K. Rowling: “Ho cominciato a tradurre Harry Potter con un dizionario per farmi capire dagli altri”. Perché, come rivela, “sono una nerd, mi piacciono i fumetti, giocare a Dungeons & Dragons, guardare i film fantasy e ho una camera piena di costumi rinascimentali e sci-fi”. Ma Amanda oggi ama anche cimentarsi con la stand-up comedy. “Alcuni pensano io sia psicopatica, hanno ancora un forte pregiudizio nei miei confronti, soprattutto chi non è mai riuscito ad accettare la mia innocenza e pensa che io possa scherzare anche sulla morte di Meredith. Per qualcuno sarò sempre intrappolata nella narrativa della ragazza accusata di omicidio”.

Per Knox, una delle figure chiave durante la sua prigionia è stata quella di don Saulo Scarabattoli, cappellano della sezione femminile del penitenziario di Perugia. “Avevo vent’anni, lui era la mia famiglia, mi ha aiutato a metabolizzare quell’esperienza e mi ha dato l’opportunità di suonare ed esprimermi in modo creativo”. Il prete, ricorda Amanda, quasi ogni mattina si incontrava con Giuliano Mignini (il pm che ha guidato le indagini che portarono all’arresto e all’incriminazione della ragazza, di Raffaele Sollecito e di Rudy Guede) e durante la colazione gli diceva “Lo sai che Amanda è innocente?” e il pm rispondeva “Per te sono tutti innocenti”. Inoltre, continua a raccontare, don Saulo “ha recapitato una mia lettera a Mignini e aperto il dialogo tra noi due”.

Ora Knox guarda al futuro con una serie co-prodotta insieme a Monica Lewinsky sui fatti del 2007. L’amicizia tra le due è nata durante una conferenza. “Anche lei è diventata un capro espiatorio”, dice, “è stata distrutta dal circo mediatico ma poi è riuscita a trovare la sua strada”. E non esclude la scrittura di un romanzo: “Vorrei parlare di qualcos’altro che non sia la cosa più brutta della mia vita”.

Leave a comment

Your email address will not be published.