Intercettazioni a strascico e sospetti a vuoto. Il caso Prestipino e De Gennaro

La vicenda che ha coinvolto il viceprocuratore nazionale antimafia Prestipino, insieme all’ex capo della polizia De Gennaro e all’ex prefetto Gratteri, sa di mascariamento e conferma l’uso fuori controllo delle intercettazioni

L’Italia è il paese dove si continua a indagare sulle stragi del 1992 – come se fosse possibile scoprire qualcosa di nuovo trentatré anni dopo. E intanto, mentre si cerca (invano) un passato sul quale le indagini sbagliate nei decenni hanno fin qui alimentato solo confusione depistaggi e nuvole di gas, si ascolta il presente. E’ così che la procura di Caltanissetta, intercettando per motivi che dobbiamo ritenere storici Gianni De Gennaro, ex capo della polizia, si imbatte in un’altra vicenda: presunti segreti rivelati da Michele Prestipino, viceprocuratore nazionale antimafia, agli ex prefetti Francesco Gratteri e De Gennaro, che oggi lavorano in aziende coinvolte nella costruzione del ponte sullo stretto di Messina. Risultato? Prestipino indagato e privato della delega alla procura nazionale antimafia, mentre i suoi interlocutori no.

La questione non è solo giuridica: è culturale. Anzi: subculturale. L’uso “a strascico” delle intercettazioni – ovvero: ascolto perché sto indagando su un reato ma poi nel frattempo ne cerco altri – produce effetti collaterali gravi. Ma c’è di più. Nel calderone oggi finiscono figure come De Gennaro e Gratteri, che non sono indagati, eppure vengono evocati in un contesto anche giornalistico che li fa sembrare sospetti. Ma sono sospetti perché? Cosa c’è di strano nelle telefonate tra il dottor Prestipino e i due ex prefetti?

Se De Gennaro lavora in una società che si occupa del ponte non è perché sia un esperto di ingegneria. E nemmeno Gratteri sta lì per le sue competenze nell’edilizia. Entrambi sono lì perché conoscono la mafia. E se parlano con un magistrato antimafia, e si scambiano informazioni utili a evitare infiltrazioni criminali, l’effetto dovrebbe essere rassicurante, non scandaloso. E invece di questa faccenda resta il sapore dell’assurdo, del mascariamento e di un uso che si conferma fuori controllo delle intercettazioni.

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