Il vicepremier italiano, rieletto vicepresidente del Ppe, ha avuto il coraggio di ricordare a tutti che la difesa dell’Ucraina è un tema di rilievo “cruciale” per l’Europa e anche per l’Italia
Antonio Tajani ha partecipato da protagonista al congresso del Partito popolare europeo, che alla fine lo ha eletto vice presidente con un consenso assai ampio. Nel corso dell’assemblea ha presentato una risoluzione, poi approvata, che chiede di rivedere, in pratica di sospendere o abolire, il Green deal, a causa dei danni che provoca all’industria e all’agricoltura europea. Ha tessuto relazioni con i partiti presenti e in particolare con la Cdu-Csu che si appresta a eleggere il nuovo cancelliere tedesco. Ha tenuto, come sempre, un atteggiamento moderato e ragionatore, senza abbandonarsi a esasperazioni retoriche. Però ha saputo scegliere, a conclusione del suo discorso, toni più convinti e convincenti, quando ha esclamato “Slava Ukraini” per dare forza alla sua convinzione che “difendere l’Ucraina è di cruciale importanza per noi europei”.
Si tratta di una verità difficile da discutere, ma che molti tendono a trascurare, forse sbalestrati dalle convulse iniziative di Donald Trump, o rassegnati a un ruolo da comprimario, per non dire da gregario, dell’Unione europea. Ricordare a tutti che invece si tratta di un tema di rilievo “cruciale” per gli europei è stato lodevole, proprio per contrastare fenomeni di assuefazione all’arroganza russa. Il Ppe è la formazione più numerosa sia nel Parlamento sia nel consiglio europeo, ed esprime le principali cariche, dalla presidente della Commissione a quella dell’assemblea parlamentare. Impegnare questa formazione nella difesa dell’Ucraina significa dare un punto di riferimento certo, che è quello che serve in una fase confusa.
Da questa scelta discendono numerose conseguenze politiche, a cominciare dalla necessità di un rafforzamento della componente europea nel sistema di difesa atlantico, tema assai contrastato, anche in Italia, anche nella maggioranza di governo dalle intemperanze salviniane. Anche per questo, per non essersi fatto condizionare da convenienze immediate, puntando alla sostanza della questione, Tajani merita un elogio.