Amazon decolla ed entra nella corsa all’internet orbitale dominata da Starlink

Il colosso americano delle vendite online che fa capo a Jeff Bezos lancia i suoi primi 27 satelliti in orbita. Un’operazione con cui l’imprenditore si propone come alternativa in una scena spaziale dominata dal colosso di Elon Musk, che conta già oltre 6.750 satelliti e un’influenza geopolitica in ascesa

Nello spazio la partita è tutt’altro che chiusa. Starlink, che fa capo a SpaceX di Elon Musk, nonostante il suo vantaggio, non è l’unico in grado di deciderne le sorti. È ciò che ha dimostrato Amazon, che stanotte ha lanciato i suoi primi 27 satelliti internet in orbita della nuova costellazione orbitale Kuiper con un razzo Atlas X della United Launch Alliance. Bezos ha investito più di 10 miliardi di dollari nel progetto, che dovrebbe rendere disponibile il servizio entro il 2025, una volta dispiegati i primi 578 satelliti. Il costo complessivo di Kuiper non è ancora noto, ma dovrebbe rimanere contenuto: Amazon punta infatti a replicare la strategia che ha contribuito al suo successo, basata su prezzi competitivi.

Mentre Starlink corre, con 250 missioni all’attivo e una rete globale operativa, il colosso di Jeff Bezos entra in ritardo, ma con ambizioni miliardarie e una promessa: portare connettività ad altissima velocità anche nei luoghi più remoti e instabili del pianeta. Infatti, mentre Bezos fa il suo primo lancio – di 80 pianificati per realizzare la costellazione Kuiper, che alla fine dovrebbe contare 3.200 veicoli – Starlink effettua con successo il suo 250esimo e dispone ormai di più di 6.750 satelliti. Una disparità non da poco. Entrambe le reti, Starlink e Kuiper, funzionano su un’orbita bassa, consentendo uno scambio di dati molto più veloce, a differenza dei servizi satellitari tradizionali, che si basano su un numero minore di satelliti ma più grandi e situati a più di 35mila chilometri dalla Terra.

Starlink non è solo un servizio di connettività, ma uno strumento di potere. La rete satellitare di Elon Musk è ormai considerata una leva diplomatica strategica, saldamente nelle mani di un imprenditore sempre più vicino ai circoli politici della destra americana, in particolare all’universo trumpiano. La rete Starlink ha reso possibile connessioni internet dopo calamità naturali, per esempio dopo il terremoto in Marocco nel 2023, o durante gli incendi di Los Angeles di quest’anno, e in zone di guerra, come in Ucraina. Il controllo privato della rete da parte di Elon Musk conferisce quindi un potere politico significativo che può influenzare equilibri geopolitici e militari attraverso l’accesso selettivo al servizio. Proprio per questo motivo, cercare delle alternative al monopolio muskiano è diventata una priorità.

Come spieghiamo qui, l’Europa sta cercando soluzioni rapide per garantire all’Ucraina un accesso sicuro alle comunicazioni satellitari, visto il rischio che Starlink venga meno per qualche cambio d’umore o interesse del fidato amico del tycoon. Dopo le ripetute minacce di Musk, Kyiv, infatti, ha chiesto di entrare nel programma europeo Govsatcom in attesa che Iris2 diventi operativo. Bruxelles valuta quindi l’affidamento a società private come Eutelsat OneWeb, che dispone già di centinaia di satelliti compatibili con i futuri sistemi Ue.

Nella competizione tra giganti tecnologici, ci sono anche altri attori rilevanti, come OneWeb (ora di proprietà di un consorzio guidato dal governo britannico e da Bharti Global) che ha già circa 600 satelliti in orbita. Telesat, che sta sviluppando la sua costellazione Lightspeed con un focus sui clienti aziendali e governativi. Ses, che offre servizi con la sua rete O3b mPower. E GuoWang, la costellazione nazionale cinese.

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